Sanremo vive di "fantasmi"

Sanremo vive di "fantasmi" Turismo in grave crisi nella capitale della Riviera Sanremo vive di "fantasmi" In dieci anni le presenze estive si sono dimezzate - Dicono i dirigenti del Cìrcolo imprenditori: "Si conta soltanto sul fascino della 'città dei fiori' ma non si fa niente per migliorarla" - Gli alberghi restano vuoti - Dice il presidente dell'Azienda soggiorno: "Sta diventando una città per anziani" - Si salva il casinò: 7 miliardi di incassi nel '73 (Dal nostro inviato speciale) Sanremo. 25 marzo. «Creda a noi, la crisi, la recessione, l'austerità non c'entrano. Sanremo non è mai stata a buon mercato, qui l'operaio non viene, l'ospite che approda negli alberghi è, per lo più, benestante. La verità è un'altra: il nostro turismo va a ramengo per colpa dell'immobilismo di chi sta nella stanza dei bottoni». La diagnosi è di un esponente del «Circolo imprenditori Sanremo», un sodalizio cui hanno dato vita commercianti, albergatori e professionisti nell'intento di risollevare, con iniziative rigeneratrici, le sorti d'tma città, in continuo declino turistico. I fulgori passati, accresciuti dalla mitologia della «belle epoque», sono ormai un pallido ricordo: di anno in anno, Sanremo ha perso quelle caratteristiche di aristocratico luogo di villeggiatura, per diventare un grosso centro residenziale. Il colossale sviluppo edilizio ha avuto le sue conseguenze: migliaia di famiglie piemontesi e lombarde hanno preferito alla classica camera d'albergo il conforto della «seconda casa», la clientela più sofisticata, soprattutto quella straniera, ha voltato le spalle alla «capitale» della Riviera dei Fiori e s'è dileguata. «Sanremo è condannata alla morte sociale», si sente dire in giro. C'è una buona dose di esagerazione in questo lamento, ma è fuor di dubbio che la macchina turistica sanremese, una volta collaudata ed efficiente, s'è inceppata e perde colpi. Adesso, con l'approssimarsi della grande stagione, le ansie, i timori, le paure di chi vive di turismo riacquistano vigore. II colo delle presenze estive è inarrestabile: nello spazio di dieci anni, il numero degli stranieri si è dimezzato (dalle 300 mila alle 150 mila unità), quello degli italiani non ha colmato i vuoti. «Si conta sul fascino di Sanremo per attirare gli ospiti, ma non si fa niente per rendere confortevole la loro permanenza», dicono due esponenti del «circolo», Gianfranco Benvenuti e Roberto Semeria. Concordano nell'individuare ragioni dì struttura in una crisi che ha ormai carattere permanente: l'oppressione del cemento, la progressiva chiusura di molti grandi alberghi, la disordinata viabilità, la mancanza di parcheggi e di arenili, l'esiguo numero degli stabilimenti balneari attrezzati come si conviene. «Oltre tutto — aggiungono — la clientela di Sanremo è più esigente delle altre, che frequentano i vicini centri rivieraschi: vuole essere servita in guanti bianchi anche se scende in un albergo di terza categoria, dove spende 7500 lire al giorno, s'inalbera se a tavola trova un solo bicchiere anziché due, contesta l'albergatore se nell'arredamento della camera c'è un pezzo dozzinale». Su Sanremo, in sostanza, soffia il vento del malumore. I volti degli operatori turistici sono scurì, anche se la stagione invernale, alla chiusura dei conti, ha dato qualche soddisfazione. Questo discorso, però, riguarda più che altro Sanremo nella sua veste di città della «roulette»: nel 1973, con un introito di sette miliardi e 125 milioni, il Casinò ha battuto i suoi precedenti primati di incassi lordi. Che il Casinò funzioni è già qualcosa, ma non può bastare. Le previsioni, purtroppo, non sono confortanti. «Abbiamo avuto il tutto esaurito a San Giuseppe, probabilmente lo avremo anche a Pasqua, ma per la prossima estate le prenotazioni arrivano con il contagocce», dice Bruno Stilli, presidente dell'Azienda dì soggiorno. E' il fenomeno della «seconda casa» che ha messo in crisi l'industria turistica sanremese: negli ultimi vent'anni sono stati costruiti 65 mila vani, più di uno per abitante. Si sono asfaltati e cementati parchi; la speculazione edilizia ha corroso, come una lebbra grigia, ì fianchi verdi dei colli; una ben concertata pubblicità ha invogliato una sempre più vasta clientela ad accaparrarsi l'appartamento al sole. «Con il risultato — commenta Bruno Stilli — che Sanremo, di stagione in stagione, accentua la tendenza a diventare la residenza prediletta di persone anziane e pensionati». La diretta conseguenza di questo sviluppo è stata la decadenza degli alberghi, disertati prima dai nuovi residenti, poi da turisti di classe che, si sa, non amano confondersi con la folla. Certo, a Sanremo esiste ancora una retroguardia di «flambeurs» di patrimoni, di splendidi dissipatori, di gente insomma che non deve misurare il milione (a volte altrui), ma è esigua, passa quasi inosservata. Come rilanciare una città che attualmente, per attirare ospiti, può vantare soltanto il suo mite clima mediterraneo? Bruno Stilli enumera una I serie di interventi che vanno dalle infrastrutture turisti- j che, ai servizi pubblici, alle | manifestazioni di grande ri-1 chiamo, ma non nasconde il j suo scetticismo: per attuarli, ; infatti, bisognerebbe che la ! stanza dei bottoni sanremese ' fosse meno esposta alle bizze di chi vi sta dentro, alle faide,1 ai bizantinismi politici. Per il momento, l'unico fatto concreta è che le vacanze nella «Città dei Fiori» saranno più salate di quelle del 1973: le loriffe alberghiere hanno già subito un ritocco del 12 per cento. Probabilmente ne avranno un altro a fine mese, del 10-15 per cento, Filiberto Dani Sanremo. La presenza dei giovani sembra destinata ad assottigliarsi a vantaggio di persone anziane e pensionati (Moisio)

Persone citate: Bruno Stilli, Filiberto Dani, Gianfranco Benvenuti, Moisio, Roberto Semeria