Grammatica a fumetti

Grammatica a fumetti Convegno di insegnanti ed esperti Grammatica a fumetti Le "strip" entreranno nelle scuole? ■ L'esempio del disegnatore Lunari (Dal nostro inviato speciale) Milano, 25 marzo. Finalmente la scuola si arrenderà ai fumetti? Enzo Lunari (autore dell'occhiuto cavernicolo Girighiz) crede di si: ha appena illustrato un libro di grammatica con i suoi omini meditabondi alle prese con regole e coniugazioni. Lunari è un avanguardista, uno dei primi autori di comics ad entrare ufficialmente in un'aula. Ma la sua irruzione didattica non è per nulla il frutto di una pacifica rivolta, trova gli accademici sospettosi, gli insegnanti divisi, i sociologi prudenti. Da anni i ba'mbini apprendono buoni e cattivi esempi dai fumetti, da anni i saggisti si divertono (forse troppo) nell'analisi delle storie disegnate; ma la scuola è ancora ornata di tutte le sue diffidenze, spesso acritiche. Si aggiunga che oggi i professori sono turbati dalla lotta interna tra chi s'affida ancora ai libri di testo e chi li vuole abolire. I personaggi di Girighiz, Charlie Brown e Valentina si trovano davvero stretti fra problemi fuori misura per la loro aerea sostanza. Il professore fumettofilo viene accolto nella categoria docente con un sospetto di snobismo, che egli si sforza di addolcire con un'inclinazione progressista e civile. In questo quadro incerto tra fatuità e complessità, le forze interessate tentano qualche passo d'assaggio, qualche confronto concreto. Oggi al Museo della scienza e della tecnica, per iniziativa della Fratelli Fabbri Editori, s'è tenuto un convegno su «Apprendimento e fumetti» che ha riunito un gruppo di esperti e di insegnanti. Si può, dunque, fare lezione con le «strisce»? Secondo Evelina Tarroni ogni riluttanza in proposito è solo il frutto di una cultura scolastica ancorata, nonostante ì rovelli contestatori, a miti culturali arcaici, a pregiudizi di genere e di valore. E il professor Emanuele Lisi ha rilevato con un rammarico misto di soddisfazione che gli esempi, finora apparsi, di libri di testo a fumetti sono tutt'altro che convincenti. Anzi, è stato, a suo parere, un fallimento, del quale «le origini possono essere ricercate a monte». La ricerca sarà utile, ma forse restano agli studiosi due dubbi: 1) che i fu'metti siano per vizio intrinseco «evasivi»; 2) che essi servano a trasmettere sempre valori reazionari. Mentre autori, relatori e insegnanti si scontravano sulle definizioni (al tavolo degli esperti sedevano anche i professori eletti, Laura, Moliterni, Volpicelli e perfino il televisivo Inardi), noi sfogliava'mo il primo numero di una rivista che uscirà fra giorni. S'intitola «Comicscuola» e sarà presentata sabato a San Sepolcro di Arezzo dove quell'amministrazione comunale ha costituito un centro di studi sull'immagine (vedete che settimana ricca per i fumetti è questa). In «Comicscuola» ci sono esempi di strisce create dai bambini delle elementari le quali forniscono con grande semplicità una chiave interpretativa del problema. Non esistono i fumetti, ma c'è un tipo di linguaggio scritto-disegnato che è diverso a seconda degli spettatori cui si rivolge. Gli alunni dell'asilo non capiranno nulla della malinconica durezza di Feiffer, ma apprezzeranno la storia allusiva disegnata da Margherita di 5 anni, scolara modenese. C'è un bambino povero che trova un sacco di soldi: per raccoglierli deve abbandonare il suo palloncino rosso che vola in aria. (Pensa il protagonista, Gerry: «Devo prendere i soldi perché ho tanta fa'me»). Per fortuna una tortora afferra il palloncino e lo riporta al proprietario il quale felice può combinare ricchezza e fantasia. Chi c'era su una nuvoletta, dietro la tortora? Gesù Bambino in persona: compiuta la buona azione, «tutto contento vola via / con la sua magìa». La storia di Margherita è «diversa» da quelle di Feiffer solo per la particolare articolazione del messaggio: ma chi non vede che anche la bambina modenese è una poetessa d'ironia e di pietà? Può darsi che la scuola più aperta, mentre gli esperti discutono, si faccia da sé i propri fumetti, non solo per comunicare emozioni, ma anche nozioni. Dietro il sussiego di alcuni accademici e di tanti insegnanti c'è spesso un rancore dell'infanzia, un ricordo dei tempi in cui l'apprendere doveva, per necessità morale, essere accompagnato da fatica, noia e costrizione di fantasia. s. reg.

Luoghi citati: Arezzo, Milano