Noi consumatori di Ennio Caretto

Noi consumatori COMINCIA DALLA NASCITA LA LOTTA CONTRO INGANNI E ABUSI Noi consumatori Snaturata l'economia di mercato, la loro "sovranità" è ormai una leggenda (Dal nostro inviato speciale) Roma, marzo. Dalla culla alla tomba, sul lavoro e durante il riposo, in casa e per strada, il consumatore è oggi chiamato sempre più spesso a difendere il proprio interesse. Egli è soggetto ad attacchi talora sistematici, o almeno a tentativi di condizionamento, a una manipolazione sottile dei suoi bisogni, come dimostra l'arresto per distrazione e corruzione di Vincenzo Dona, segretario dell'Unione nazionale dei consumatori. Neppure le sue organizzazioni, volontarie o pubbliche, gli garantiscono sempre, pienamente, quella difesa a cui sono preposte. La figura del consumatore si confonde ormai con quella del mercato di massa, il cui controllo elastico è reso necessario dalla pianificazione delle tecnologie avanzate e dei grandi capitali, e dalla complessità dei rapporti socio-politici. L'assunto di Adam Smith, secondo cui « solo nella misura utile a promuovere l'interesse del consumatore, si può salvaguardare quello del produttore », perde gradatamente di validità. Ancora venti anni or sono, Paul Samuelson scrivei va con qualche ragione: « Il consumatore è, per così dire, il re... ciascuno è un votante che usa i suoi voti affinché siano fatte le cose che egli vuole ». Adesso, in un rap- porto sui Paesi più progrediti, l'Ocse deve concludere che « una vasta gamma di beni è prodotta in previsione piuttosto che in risposta a una domanda, ed è accompagnata da tecniche di vendita molto energiche ». Nel Nuovo Stato industriale, John Galbraith definisce addirittura un mito la sovrana del consumatore, affermando che la tradizionale economia di mercato si sta snaturando, e che è « una convinzione superficiale e inesatta » credere che i proprii quattrini vengano spesi tutti in base a bisogni reali. In Italia la battaglia del consumatore è difficile e stancante. Non sorretta da studi né regolamenti completi, essa incomincia letteralmente con la nascita per finire con la morte. « Nascere è costoso e rischioso », mi dicono all'Unione nazionale dei consumatori. Ed infatti, per un parto, una clinica privata chiede tra le 500 mila e le 600 mila lire (sempreché non sopravvengano complicazioni). Un ospedale ne chiede « soltanto » 150 mila, ma dà anche minore affidamento: al Policlinico di Roma accade che le madri, già in preda alle doglie, siano tenute in lettini di corridoio. « L'Italia », precisa il segretario del sindacato Uil-Croce Rossa Marcello Palmili, « ha il triste primato europeo della mortalità infantile, circa il 27 per mille ». E le esequie? Le agenzie comunali di pompe funebri forniscono bara e trasporto per 100 mila lire. Esse chiudono però alle diciotto, non provvedono ai documenti e non contemplano garanzie contro gli imprevisti. Il servizio delle agenzie private è impeccabile, ma a un prezzo che oscilla dalle 250 mila lire al milione, e con profitti enormi. Eccessive sono anche le tariffe per i loculi e le tombe. Al Verano di Roma, mi informano, un loculo costa 70 mila lire. Centinaia di bare aspettano settimane o mesi, e i congiunti distribuiscono mance e raccomandazioni per farle passare in testa alla fila. Al Monumentale di Milano la trafila è rapida, ma per una tomba si può pagare fino a 2 milioni di lire. Di frequente, tra la culla e la tomba, il trattamento del consumatore in Italia è altrettanto arbitrario. Le tecniche di vendita sono forse meno aggressive che altrove, ma sovente più scorrette. Non è raro che la pubblicità nasconda inganni. Cercando vittime Il caffè in polvere ridotto da 650 a 590 lire al barattolo, ad esempio, costa in realtà di più, perché è stato ridotto anche il peso, da duecentoquaranta a duecentoquindici grammi. L'Ente di Stato che « ricerca laureati » e dà come indirizzo una casella postale è, al contrario, una pseudo-scuola di « formazione professionale » che ricerca vittime. La crema miracolosa contro le « zampe di gallina » mostra due fotografie, « prima e dopo la cura»: è la stessa foto, ma la seconda è ritoccata. E come provare che il carissimo sapone alla lattuga non « dura quattro volte tanto »? E' nello stile di molti produttori o commercianti blandire il più possibile il pubblico e non informarlo affatto. S'è mai visto un elettrodomestico venduto senza garanzia d'assistenza? Difficilmente. Eppure, può capitare che le riparazioni si eseguano soltanto in fabbrica e il trasporto sia a carico del cliente, e che il contratto si dimentichi di specificarlo: un danno grave per chi vive in un paese sperduto. Non rappresentano una buona occasione le vendite a premio, che totalizzano circa 1000 miliardi di lire annui? Forse. Eppure, lo scorso dicembre, l'ufficio studi del ministero dell'Industria ha accertato che il costo per le imprese è del 4,2 per cento, la spesa in più per i consumatori del 6 per cento. Nel bilancio della famigliatipo italiana figurano, nell'ordine, l'alimentazione, la casa, l'abbigliamento e la scuola dei bambini. Ma non in uno di questi settori il consumatore può essere certo della genuinità della maggioranza dei prodotti, dell'equità della maggioranza dei prezzi, del livello adeI guato della maggioranza dei servizi. Egli legge quasi quotidianamente di vini sofisticati, di latte per uso zootecnico « dirottato » verso le industrie dolciarie e caseorie, di confezioni di salumi e prosciutti ti truccate », cioè allettanti dove visibili e impresentabili dove no. Ignora però che Z'hamburger, il probabile piatto di carne del futuro, contiene fino al 40 per cento di grasso, che il sale « trattato » al glutammato diventa ti speciale », de¬ cuplicando di prezzo, mentre il costo della trasformazione è irrisorio, e così via. In Italia fiorisce il culto dell'eleganza personale e della casa. La domenica s'indossa il vestito bello (Paesi ben più ricchi, come l'America, si mettono in bluejeans) e i pavimenti sembrano specchi. Ma che stoffe acquistiamo? Il dottor Giovanni Ferro-Luzzi dell'Istituto di merceologia dell'università di Roma ha riscontrato in abiti contrassegnati « pura lana vergine » il 50 per cento di flocco chimico; e 10 stesso in maglieria intima di « lana pettinata irrestringibile ». Quanto alla casa, già nel 1971 due milioni di abitazioni urbane erano 11 in cattivo o pessimo stato », secondo le statistiche. A Roma, dove si contano 64 mila alloggi vuoti, si pagano fitti da rapina, 110 mila lire al mese per tre stanze in periferia. La mano pubblica Involontariamente, lo Stato è talvolta complice, o unico colpevole, dell'abuso del consumatore. E' il caso dei servizi pubblici, dalla scuola ai trasporti, e dalla sanità ai telefoni. La burocrazia è coerente con se stessa in qualsiasi Paese. Ma come si può giustificare insieme l'insufficienza dell'edilizia scolastica e la pletora dei libri di testo? Trecento case editrici pubblicano ogni anno diecimila titoli, con un fatturato di 200 miliardi di lire: si spendono da 29 mila a 42 mila lire per i libri delIx prima media, e da 32 mila lire a 46 mila per quelli della quarta ginnasio. E perché la bolletta del telefono non deve specificare l'ora e la durata delle chiamate in modo da consentire un controllo da parte dell'utente, quando ì sistemi elettronici della Sip sono notoriamente difettosi a cominciare dalla teleselezione? Come nell'alimentazione, così nella sanità e in alcuni altri settori l'indifferenza o la difficoltà di difenderlo possono addirittura comportare pericoli mortali per il consumatore. E' noto che negli ospedali delle grandi città non ci sono posti sufficienti per ricoverare tutti gli ammalati, che mancano barriere adeguate contro le epidemie (deteniamo anche il primato europeo della febbre tifoide), che sono in circolazione farmaci parzialmente tossici o dagli effetti collaterali dubbi. L'elenco delle proteste del consumatore si estende al disservizio delle pensioni, della giustizia, dell'assistenza sociale, ecc. Ma esse trovano eco soltanto allo scoppio di scandali o tragedie, come il j colera a Napoli o i baraccati a Roma. « L'Italia non è il Paese della classe imprenditoriale vessatoria e della classe politica impotente », mi dicono all'Unione consumatori. « Ma senza dubbio, da noi la tutela del consumatore è più approssimativa che nel resto del Mercato comune e negli Stati Uniti ». Non v'è società dove il consumatore goda di una condizione ideale, scrive un esperto, Paul Kemezis, da Bruxelles, « ma in Italia le leggi a sua tutela sono sovente seppellite sottc montagne di "interpretazioni " che ne uccidono lo spirito ». Il ritardo ha motivi storici precisi: tra gli altri, la subitaneità e rapidità del nostro sviluppo economico nel dopoguerra, l'anacronismo delle vecchie strutture e la gracilità delle nuove, l'impreparazione dello stesso consumatore. Il confronto con l'estero, l'esacerbarsi dei casi-limite, la necessità di rivedere la politica dei consumi dopo gli ultimi avvenimenti internazionali suggeriscono che il momento è opportuno per iniziative in questo campo sia dell'industria, sia dei pubblici poteri, sia dei privati cittadini. In Italia si può passare dallo stato latente di guerriglia a uno di collaborazione tra il produttore o fornitore e il consumatore, sia pure attraverso un processo lento, complesso e controverso. Lo spazio qui concesso ai privati cittadini è assai ampio. Una campagna del consumatore, che si avvalga delle esperienze altrui, e parta dall'analisi delle nostre contraddizioni, contribuirebbe ad attutire e a risolvere anche la crisi che il Paese sta attraversando. Ennio Caretto i

Persone citate: Adam Smith, Giovanni Ferro-luzzi, John Galbraith, Paul Kemezis, Paul Samuelson, Vincenzo Dona