Studiare in Calabria

Studiare in Calabria UN ATENEO DIVERSO Studiare in Calabria Cosenza, marzo. In aperta campagna, a dieci chilometri da Cosenza, sorge l'università della Calabria. E' organizzata sul modello anglosassone: è residenziale, cioè studenti e professori vivono nel campus; l'attività didattica e di ricerca si svolge nel dipartimento (sono scomparse le facoltà); la frequenza è obbligatoria; c'è il numero chiuso; tutti gli studenti devono studiare l'inglese. Rappresenta un'alternativa ai nostri tradizionali atenei e anticipa punti importanti dei vari progetti di riforma universitaria. Si respira un'altra aria, ma si avverte chiaramente l'impatto tra il nuovo che vuol farsi strada e il vecchio che fa da freno. Professori e assistenti — quasi tutti giovanissimi — sono venuti a Cosenza attratti dalla possibilità di dedicarsi serenamente all'attività accademica, cioè alla didattica e alla ricerca. Quest'anno l'università ha 1260 studenti, ma ne accoglierà 12 mila quando sarà terminata. Per ora tutto si svolge in un unico edificio, il «polifunzionale». Di fronte, sulla collina, è sorto il primo gruppo di maisonnettes che accolgono alcune centinaia di studenti e una ventina di professori; gli altri alloggiano in alberghi, pensioni, abitazioni private di Cosenza. Il primo contatto non fa pensare ad un ateneo che si pone in alternativa con quelli tradizionali. I muri dell'ingresso sono pieni di scritte più o meno analoghe a quelle che si vedono in tutte le università italiane: «no alla selezione», «né servi, né padroni» e la solita invettiva contro il rettore: «Andreatta servo dei padroni». L'ateneo, ad indirizzo prevalentemente tecnologico, è al secondo anno di vita. Comprende i corsi di laurea in ingegneria civile, in tecnologie industriali, per la difesa del suolo (quest'ultima specializzazione è unica in Italia), in scienze matematiche, fisiche e naturali, in scienze sociali ed economiche e, da quest'anno, in lettere e filosofia, lingue e letterature straniere. Tutto è in rodaggio. Cominciano ad arrivare i primi libri delle biblioteche e i primi apparecchi scientifici; i laboratori linguistici — i più moderni d'Italia — entreranno in funzione presto e saranno affidati a lettori, tutti di lingua madre e a professori anch'essi quasi tutti stranieri. Rispetto alle previsioni c'è un ritardo che rischia di creare serie difficoltà. Non si è ancora svolto (si dice per gravi errori) il concorso internazionale per i progetti di costruzione del grande complesso edilizio e già vengono minacciate vertenze giudiziarie (la .gara non si sarebbe svolta regolarmente) che rischiano di aggravare i ritardi. * * I docenti (70 professori, 41 assistenti, 15 lettori) sono impegnati in un duro lavoro per realizzare la nuova università: devono dedicare una parte del loro tempo a organizzare i gabinetti scientifici e le biblioteche; seguire da vicino, in un rapporto efficiente, gli studenti; lavorare in gruppo per il buon funzionamento dei dipartimenti. L'impossibilità di reperire tutti i professori necessari ha fatto saltare (in alcune discipline) una delle più importanti caratteristiche dell'ateneo: il rapporto docente-allievo che doveva essere, al massimo, da uno a trenta, quaranta. Gli studenti durante l'occupazione dell'ateneo hanno messo in luce le carenze e denunciato quei professori che invece di risiedere a Cosenza fanno i «pendolari». In questa circostanza è emerso il contrasto tra il vecchio e il nuovo, sono esplose le contraddizioni. Un gruppo di docenti ha riassunto in dodici fitte cartelle la situazione e i motivi che ostacolano la crescita dell'ateneo. «La responsabilità — dice il documento — ricade sui singoli docenti e sulla permissività degli organi cui è demandata la direzione dell'università. Le ragioni generalmente adottate (difficoltà di reclutare docenti disposti a risiedere in Calabria) si sono dimostrate nei fatti inconsistenti e mistificatrici, frutto più spesso di una mancata programmazione o alibi di scelte personali. L'esperienza di questi primi due anni dimostra che guanti non hanno fatto una scelta precisa tra l'impegno in questa università e altri modi di attività o fonti di guadagno, oltre a danneggiare gli studenti, ostacolano la crescita di questa università e contribuiscono a trasformarla in una delle innumerevoli università di pendolari ». Poi i docenti accusano il rettore di non aver attuato lo statuto per la parte che riguarda la gestione dell'università determinando un vuoto che viene riempito «da una rete di rapporti fiduciari che rendono impossibile le responsabilità ai diversi livelli»; altro fatto denunciato «è il mancato rispetto di una norma fondamentale dello statuto che è la pubblicizzazione degli atti che avrebbe reso possibile un minimo di controllo ». * ★ Il numero chiuso, introdotto per la prima volta in Italia, non viene accettato dagli studenti che hanno occupato l'ateneo in quanto lo ritengono «strumento di selezione»; ma non lo accettano anche un gruppo di docenti. Per eliminare o quanto meno neutralizzare l'obiezione più valida che si oppone al numero chiuso, cioè la discriminazione sociale, il regolamento di ammissione all'ateneo prevede un largo punteggio (fino a 40 punti) a favore degli studenti di famiglie bisognose. Una indagine fatta quest'anno ha accertato che il 58,6 per cento degli iscritti sono figli di braccianti, contadini, lavoratori dipendenti. Studiano gratuitamente. Purtroppo però si è scoperto che fin dal primo anno un centinaio di studenti, figli di benestanti, sono stati ammessi perché dai certificati delle imposte il reddito imponibile della famiglia è basso quanto quello di un lavoratore. Si stanno facendo accertamenti amministrativi, ma si dice che tutto finirà nel nulla perché verrebbero coinvolte nello scandalo personalità «note e stimate». Al dipartimento di scienze dell'educazione il professor Bertacchini, psicologo, sta facendo uno studio per accertare i motivi dell'alto numero di bocciati. Chi non supera un certo numero di esami è escluso dall'ateneo. Ad ingegneria, ad esempio, gli iscritti al primo anno erano 300, ne sono arrivati al secondo 140: 20 si sono ritirati quasi subito, 80 non hanno fatto nessun esame, gli altri uno o due esami. Il professor Vincenzo Marone, direttore del dipartimento d'ingegneria, ritiene che uno dei motivi determinanti della selezione consiste nei piani di studio. «Dobbiamo rendere più facili i piani di studio dei primi due anni — dice — per scendere al livello degli studenti. Non si possono ignorare le condizioni di partenza dei giovani e perciò occorre graduare le difficoltà: partire da studi propedeutici e semplici per poi salire verso le materie più impegnative che richiedono un atteggiamento critico. Questo non vuol dire semplificare gli studi, bensì rivedere i piani avendo come obiettivo una preparazione seria, anzi più seria di quella che si ottiene ora. Non possiamo ignorare che tanti giovani arrivano all'Università dopo aver superato ostacoli d'ogni genere senza poter raggiungere la maturità e la preparazione di chi studia in un ambiente comodo e con ogni sussidio culturale ». L'Università della Calabria è la prova di quanto sia difficile realizzare una riforma universitaria, passare dalla teoria alla pratica, all'attuazione delle cose concrete. Malgrado ogni buona intenzione non è facile liberarsi dai tradizionali modi di pensare, comportarsi coerentemente allo spirito delle sostanziali innovazioni che si condividono. Al dipartimento di filologia gli otto professori lavorano in équipe. «C'è tra noi — dice il professor Dante Della Terza — un discorso culturale comune che va dall'antichità ai problèmi più moderni, quelli d'oggi. Nessuno ha il potere, quel che conta è lo studente, la realizzazione di una università alternativa». Della Terza viene da Harvard dove ha diretto per alcuni anni il dipartimento di lettere classiche. E' convinto che l'Università della Calabria per realizzare i suoi obiettivi ha bisogno del contributo dei professori delle altre università. «Quando negli Stati Uniti sono sorte le università per negri — afferma — molti docenti illustri sono andati nel Sud per portare a un livello più alto le nuove università; sono andati umilmente. Quanti colleghi italiani faranno un passo del genere?». Qui per ora sono venuti i pionieri; probabilmente quando l'ateneo sarà pronto ci sarà la gara per venire a Cosenza. Felice Fvoio

Persone citate: Andreatta, Bertacchini, Dante Della, Vincenzo Marone