Tutto sembra congiurare: si rischia la scadenza termini per gli arrestati di Vincenzo Tessandori

Tutto sembra congiurare: si rischia la scadenza termini per gli arrestati L'inchiesta sui mafiosi per i rapimenti nell'Italia del Nord Tutto sembra congiurare: si rischia la scadenza termini per gli arrestati L'organizzazione Anonima sequestri è così vasta che i singoli magistrati sembrano impotenti a fronteggiarla - Scavi nelle cascine sospette - L'incubo della tragedia sulla scomparsa dell'ultimo rapito : Fazio Longhi Non è possibile che i carcerieri di Luigi Rossi di Monte-leni riacquistino la libertà fra due anni, quando scadranno i termini della custodia preventiva. L'inchiesta che li coinvolge, infatti, fin dal primo momento si e presentata complessa e difficile. « E' una specie di catena » ha detto uno degli inquirenti « noi abbiamo In mano alcuni anelli e ccrchiamo di risalire fino all'estremo opposto ». Ogni passo compiuto offre nuove prospettive, tracce sulle quali è necessario far luce. Va sottolineato inoltre che il diritto italiano non consente di rinviare a giudizio un individuo suUn base di prore sia pure concrete se l'istruttoria non è stata chiusa. U problema è generale e non sarebbe giusto parlare di inchieste singole. Diceva ieri un magistrato: « -Voti è tanto questa una cosa da chiedere alla singola inchiesta: molto dipende anche da} magistrato istruttore lavorare con maggiore o minore sollecitudine, però questo è un problema di più ampia portata la cui sede competente non è il singolo magistrato, bensì l'intero sistema della convivenza civile che deve dare alla giustizia la possibilità di funzionare egregiamente soprattutto per le inchieste più. importanti ». Senza l'aiuto dei cittadini, insomma, il magistrato, è costretto a un lavoro di ricerca che avrà tempi anche troppo lunghi. E in queste condizioni, quindi, non è pessimismo prevedere le difficoltà cui vanno incontro il giudice istruttore, Turone e il sostituto procuratore Caizzi. L'omertà è regola basa di tutti o quasi tutti i personaggi coinvolti nei rapimenti. L'Anonima sequestri era un'azienda efficiente proprio perché aveva adottato la norma fondamentale del silenzio. L'indagine sulle attività delia mafia al Nord, sia pure limitata al settore « sequestri a scopo di estorsione » sarà lunga. E questo è il parere diffuso a Palazzo di Giustizia malgrado la buona volontà degli inquirenti. Troppi precedenti lo dimostrano. Ieri mattina il dott. Turone ha visitato ancora la cascina Cerro di Cassolnovo, presso Vigevano. Sono terminati gli scavi nei cortili e nella stalla del cascinale di proprietà di Francesco Guzzardi, « uomo d'onore » sospettato del rapimento Torielli e scomparso all'apertura delle indagini. Una cella interrata era l'obiettivo degli inquirenti: dopo due giorni di scavi (giovedì e ieri) il lavoro di ricerca, secondo il magistrato, « può considerarsi concluso ». E, sembra, in modo negativo. Altre ricerche avverranno nei prossimi giorni in cascinali i cui nomi sono segnati su un foglio silenziosa, amici e parenti stret del fascicolo « sequestro di Pietro Torielli ». Le ricerche vengono portate avanti dal dott. Turone e da una "equipe" di una dozzina di persone, ognuna delle quali è perfettamente a conoscenza del lavoro svolto dagli altri. Del rapimento Torielli si lamenta ora soprattutto la paralisi che bloccò gli inquirenti nei primi caldi momenti, per esempio quando venne pagato il ri scatto. « Un'ottima occasione — diceva stamani un magistrato — allora fu gettata al vento ». Sembra priva di fondamento la voce che circolava con insistenza nei corridoi del Palazzo di Giustizia secondo la quale «pressioni morbide» sarebbero state fatte sul dott. Turone prima della scoperta di Montelera, perché rinunciasse a una inchiesta che si presentava poco felice e dall'esito incerto. Nei prossimi giorni verranno ascoltati ancora i « carcerieri » Francesco e Giuseppe Taormina, ma gli inquirenti non hanno troppe speranze di cavare loro qualcosa di bocca, anche se c'è la possibilità che qualcuno, a forza di mentire, finisca per raccontare qualcosa di vero. A nuovi interrogatori saranno sottoposti anche « U picciotto » Giuseppe Ugone e Giovanni Taormina. S'indaga pure su tutti gli altri sequestri, dal caso De Mauro a quello di Fazio Longhi, il diciassettenne di Meda rapito il 12 febbraio scorso, unico «prigioniero» al Nord in questo momento. Del ragazzo non si hanno più notizie dalla sera in cui un commando di criminali fece irruzione nella sua villa, armi alla mano. Dicono gli inquirenti: « Non ci sono elementi concreti che dimostrino la possibile unione fra la banda che ha catturato Fazio Longhi e l'organizzazione mafiosa che aveva fatto prigionieri Tortelli e Rossi di Montelera. Preoccupazioni sulla sorte del giovane quindi anche se sono logiche e giuste, non poggiano su elementi validi. Ma rimane il pericolo che sia rimasto bloccato in qualche cella dopo la fuga dei carcerieri al primo segnale di pericolo. Nel carcere dì " Luigino " è stata trovata una quantità di cibo abbondante che i guardiani si preoccupavano di lasciare in previsione di lunghe assenze. Se così fosse anche per il giovane Fazio sarebbe già in corso una terribile gara contro il tempo ». Nella villa di Aldo Longhi, a Meda, regna l'angoscia. La casa è GszdlgnsdtvgrssVQètmgti limitano le visite. Qualcuno è sempre accanto al telefono in attesa di una chiamata che non arriva. « La liberazione di Luigi Montelera e la cattura della banda — dice l'aw, Ferrari — ha portato nuove preoccupazioni ai genitori di Fazio. Temono per la sua vita. Ma continuiamo a sperare ». Le indagini sul rapimento Paul «cp6vpzehddmztmvzspesndaAsmdaiiiitiiitifiiiii :[>[iiiiiM>iM*ifii<iiiiiiicii»iriiiiii Getty, per il momento, non sono seguite con « particolare attenzione » dagli inquirenti che conducono l'inchiesta Torielli-Montelera. Dicono: « Ci informiamo sugli sviluppi è ovvio, ma per ora non esistono elementi che ci consentono di mettere in relazione i due episodi ». Si osserva con interesse che le persone finora coinvolte nell'affare Getty appartengono a « famiglie » che vantano rami cadetti anche al Nord: Giuseppe Lamanna, Antonio Mancuso, Domenico Barbino, i cugini Vincenzo e Saverio Mammoliti. Qualche parente « di rispetto » si è già fatto notare per le sue attività nel triangolo d'oro della mafia: Milano, Bergamo, Treviglio. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Bergamo, Cassolnovo, Italia, Milano, Treviglio