Un'indagine dopo i rincari la massaia riduce le spese
Un'indagine dopo i rincari la massaia riduce le spese Un'indagine dopo i rincari la massaia riduce le spese Il 27 febbraio con la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, entravano in vigore i rincari autorizzati dal governo per alcuni prodotti alimentari di largo consumo. Si passava, cioè, alla « fase due » del blocco di luglio, da tempo ormai agonizzante e privo di efficacia come freno al caro vita. Scopo dei « ritocchi »: rimediare allo squilibrio e alle anomalie che si erano determinate fra 11 commercio all'ingrosso e quello al dettaglio. In pratica, si cercava di restituire al mercato quella che gli esperti definiscono normalità tecnica. Parole. La realtà è che tutto costa di più, che per fare la spesa oggi non basta la cifra che era sufficiente soltanto quattro o cinque settimane fa. « Le vendite sono sensibilmente diminuite, la situazione si la preoccupante per molti negozianti, la cui attività potrebbe cessare da un momento all'altro », dicono all'Associazione commercianti. La Confesercenti ha fatto un'indagine in 488 negozi di Torino e della cintura per conoscere l'andamento delle vendite dei generi il cui prezzo è stato ritoccato. Sono emerse le indicazioni che purtroppo si temevano. La massaia compera di meno, stringe i cordoni della borsa per non bruciare nelle sole spese ali¬ mentari le entrate mensili su cui pub contare. Rispetto a un anno fa, secondo la Confesercenti, i consumi sono diminuiti del 40 per cento per l'olio extra vergine, del 12 per l'olio di semi, dell'8 per l'olio d'oliva, del 5 per il burro, del 15 per il grana padano, del 25 per il parmigiano reggiano, del 10 per il gorgonzola, del 4 per il Contai e formaggi simili, del 14 per i formaggi molli, del 2 per 11 pecorino, del 30 per il prosciutto crudo con punte fino al 35 per 1 prosciutti di San Daniele e di Parma, del 12 per il prosciutto cotto, del 28 per i salami vari, del 25 per la carne bovina fresca, dell'8 per le carni bovine in scatola. La riduzione delle vendite, secondo il segretario della Confesercenti Fresia, che sostiene la necessità di prezzi politici, « è la riprova dolorosa che la strada j dei semplici ripianamene dei prezzi è la via più deleteria che si possa imboccare per le piccole e medie aziende commerciali ». Altro motivo di preoccupazione per le famiglie torinesi, il riscaldamento. I prodotti petroliferi sono rincarati sensibilmente. Secondo una previsione della Confesercenti, la prossima stagione non sarà possibile mantenere un prezzo inferiore alle 750 lire per metro cubo, cioè quasi il triplo del prezzo alla base del contratti stipulati all'inizio della stagione che sta per concludersi e poi via via aggiornato a causa del vari aumenti. In un'assemblea, le imprese erogatrici del riscaldamento si sono dette coscienti dei problemi che gravano sui consumatori e pronte a « elaborare una piattaforma di azione comune » con i sindacati e le organizzazioni che difendono gli interessi degli utenti.
Luoghi citati: San Daniele, Torino
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