Si cerca il compromesso per i prezzi agricoli Cee di Renato Proni

Si cerca il compromesso per i prezzi agricoli Cee Seconda giornata della "maratona Si cerca il compromesso per i prezzi agricoli Cee La proposta di mediazione viene dal tedesco Erti tra la posizione inglese (che vuole aumenti modesti) e quella di italiani e francesi (per aumenti più sostanziosi) - La discussione continua oggi (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 22 marzo. Alla seconda giornata dell'annuale «maratona» agricola, risulta evidente l'intenzione de: nove Paesi della Cee di raggiungere un compromesso sui nuovi prezzi dei prodotti ma le differenze sono ancora numerose e profonde. Stasera il presidente del Consiglio della Cee, il tedesco Erti, ha presentato una proposta di compromesso sulla quale il dibattito proseguirà in serata e domani. La prima osservazione su questi due giorni di lavori è che la Gran Bretagna ha limitato per ora la sua contestazione della Comunità ad alcune rivendicazioni a vantaggio delle massaie. L'Inghilterra laborista affronta dunque il problema europeo su basi concrete, dall'interno, senza voler bloccare l'attività comunitaria. Le proposte del ministro Erti sull'aumento dei prezzi di garanzia dei prodotti agricoli (cioè i prezzi ai quali i governi si impegnano ad acquistarli dagli agricoltori) indicano una tendenza al rialzo sulle proposte originarie della Commissione europea, che si aggiravano sul 7 per cento, ma il Regno Unito le accetterà, probabilmente, se saranno rispettati i suoi suggerimenti nel settore del manzo e delle carni suine. C'è poi la questione delle sovvenzioni comunitarie all'olio di oliva e al grano duro (che interessano l'Italia per 230 miliardi di lire all'anno) che la Commissione vuole abolire. Il nostro ministro Antonio Bisaglia ha detto che l'Italia pare isolata in questa battaglia, forse lasciando intendere una disponibilità al compromesso. L'Italia ha già chiesto alla Commissione europea il rinnovo per un mese del blocco delle importazioni delle carni bovine macellate e congelate e ha sollecitato la stessa misura per il bestiame vivo. Per l'olio d'oliva e il grano duro, il nostro ministro chiede il tempo necessario alla riformulazione di una politica nazionale per questi due settori della nostra agricoltura, prima che siano prese decisioni ai nostri danni. Per la carne di manzo l'Inghilterra propone un aumento del prezzo di orientamento del 5 per cento nel suo Paese (quale scatto dell'adeguamento ai prezzi comunitari) e non del 13 per cento (più il 5 per cento di adeguamento) suggerito come massimo dal ministro Erti. Inoltre, l'Inghilterra vuole la facoltà di non acquistare questa carne ai prezzi di intervento, in modo che essa sia più abbondante sul mercato e quindi meno costosa. Con queste misure, il prezzo del manzo in Inghilterra non aumenterebbe nelle macellerie. Infine, il governo inglese chiede l'autorizzazione ad aumentare dì 15 mila lire per vitello le sovvenzioni nazionali ai produttori a partire dal luglio 1974. Per il burro, l'Inghilterra chiede il raddoppio delle sovvenzioni (pagate al 50 per cento dal Feoga) per i consumatori. Per le carni suine, il ministro vuole un aumento delle sovvenzioni tra aprile e luglio. I laboristi dimostrano così come potrebbe funzionare veramente il mercato agricolo comunitario negli interessi dei consumatori e non soltanto dei produttori. Tutti gli altri Paesi, invece, sono impegnati in una battaglia aspra e un poco squallida per aumentare ì redditi degli agricoltori, mediante il rialzo dei prezzi di garanzìa che hanno un effetto in parte psicologico e in parte automatico sui prezzi al dettaglio. Ecco gli aumenti dei prezzi di garanzia proposti dal ministro Erti per i prodotti agricoli: grano tenero 4 per cento, orzo 5, segale 4, riso 4, manzo (prezzo di orientamento) 11-13, mais 6-7, vitello 8 (prezzo di orientamento), porco 8 (prezzo dì base), latte 8 (prezzo indicativo), burro zero, latte in polvere 14,516,5, zucchero (prezzo minimo) 5, olio 6, bietola 5, frutta 6-10 per cento. Davanti a queste proposte di aumento, i nove ministri hanno reagito come al solito, cioè respingendo come troppo alte quelle dei prodotti che devono importare chiedendo aumenti più massicci dei prezzi dei prodotti che in parte esportano. L'Italia è tra i Paesi più tenaci nel chiedere aumenti più alti, soprattutto per la carne bovina, per il latte, per lo zucchero e per i cereali da foraggio. La Francia è su posizioni simili e il sottosegretario Deniau ha detto che gli aumenti medi proposti non giustificano il dramma sugli eventuali effetti inflazionistici. Egli si è detto anche «scandalizzato» per la «collusione tra la Commissione europea e il Regno Unito». La Francia chiede un minimo di aumento del manzo del 13 per cento e un prezzo più alto di garanzia per il vino. Conirò le posizioni degli italiani, degli irlandesi, dei francesi, dei belgi si sono schierati, oltre al Regno Unito, l'Olanda e la Danimarca, che vogliono aumenti più modesti. Renato Proni

Persone citate: Antonio Bisaglia