Abbattute tre ville abusive a Gapoeotta altre ventineve iaranne la stessa fine di Fabrizio Carbone

Abbattute tre ville abusive a Gapoeotta altre ventineve iaranne la stessa fine Una speculazione edilizia che era nota da anni Abbattute tre ville abusive a Gapoeotta altre ventineve iaranne la stessa fine La prima a finire sotto i colpi del piccone è stata quella di un finanziere svizzero - L'iniziativa presa da sette pretori su segnalazione di un cittadino e del "Fondo mondiale per la natura" - I "cottages" sorgono quasi tutti in una zona che è vincolata a verde boschivo (Nostro servizio particolare) Roma. 22 marzo. E' cominciata la demolizione delle 32 villette costruite abusivamente nella tenuta di Capocotta, milleduecento ettari di bosco, la continuazione ideale del parco presidenziale di Castel Porziano: una meravigliosa oasi di verde confinante con l'aeroporto militare di Pratica di Mare e il litorale di Ostia. «E' un caso incredibile — dicono alla pretura di Roma — che rasenta il giallo. Una speculazione edilìzia nota da almeno tre anni die continuava ad allargarsi nonostante che la XV ripartizione del Comune di Roma già nel '71 avesse spedito al comando di polizia urbana gli ordini di demolizione». Tre abitazioni sono state abbattute. Una apparteneva ad un finanziere svizzero ed era completamente arredata. I mobili sono stati portati via e posti sotto sequestro. Le altre abitazioni sono state piantonate dai vigili urbani. L'iniziativa, vista l'assenza del Co mune, è stata presa dai preto- ì ri Amendola, Cerminara, Ve- ! neziano, Lupo, Saraceni, De Gennaro e Zagari, su denun¬ cia di un privato e su segnalazione del World Wildlife Fund (il Fondo mondiale per la natura). Ora su tutta la vicenda indagano i carabinieri per cercare di sapere a chi appartengono le villette. Si tratta di abitazioni in muratura, prefabbricati con una parte in muratura, e «raulottes». Tutto, a Capocotta, appare misterioso: il grande bosco è cintato. Ci sono vecchi segnali di legno con la scritta «fondo chiuso» e «riserva di caccia». Gli ingressi sono sbarrati. Di chi è la tenuta? Secondo il guardiano, che ci ha proibito l'ingresso, Capocotta era degli eredi Savoia e ora sarebbe di proprietà di una società. «Lei sa meglio di me — dice — che oggi nessuno risulta proprietario di qualcosa. Tutto è intestato a società X». Mentre il guardiano parla arriva un signore distinto e ci prega di andare via: «Qui non c'è niente da vedere» dice. Perché stanno demolendo? La domanda cade nel vuoto. Da altra fonte veniamo a sapere che nella tenuta c'è un permesso di costruzione: ogni cinquemila metri quadrati si può tirare su una casa prefabbricata. Ma non è vero. L'ordine di demolizione è scattato in violazione degli articoli 32 e 41 della legge urbanistica: i «cottages» sorgono quasi tutti nella zona detta «Marina Reale» vincolata a verde boschivo. E' una speculazione - ombra. Secondo alcuni i vecchi proprietari della tenuta vendettero i 1200 ettari di bosco ad una società finanziaria immobiliare svizzera. Quest'ultima, pur sapendo del vincolo, cominciò a costruire nella tenuta strade asfaltate, orlate di grandi lampioni. Poi iniziò la lottizzazione. 50 mila lire al metro quadrato. Lotti da cinquanta milioni l'uno. Per nascondere l'operazione le prime case erano prefabbricate in legno; altre erano «vagoni roulottes » trasportabili su ruote. Poi — e sono state fotografate dal denunciante — sono nate vere e proprie case in muratura. Tutte le costruzioni sorgono nella zona interna del grande parco e non sono visibili dalla strada. Dal cancello principale? Ad apertura comandata elettricamente, si vede la casa del guardiano. E' prefabbricata. Quando chiediamo di entrare, il permesso ci viene negato. Ma intanto a tutte le costruzioni sono stati messi i sigilli. I carabinieri hanno in- 1 terrogato il guardiano della tenuta. Lui ha detto di non conoscere i proprietari delle case. Per i prossimi giorni è previsto lo smantellamento di altre quattro costruzioni. «Non si può continuare cosi ha detto l'assessore regio ì naie all'urbanistica, Santarelli ! —. La cosa più grave è che 1 Capocotta rappresenta solo il c'uso limite di una situazione ormai senza argini. Cosa si aspetta a correre ai ripari?». Santarelli ha intanto denunciato un insediamento completamente abusivo sorto tra il grande raccordo anulare, la via Tuscolana e la via Anagnina, nella zona di «Casal Morena». Un centinaio di costruzioni ben visibili: «Non si riesce a capire — dice l'assessore — perché non c'è staio un intervento concreto delle autorità comunali». Ora si è aperta una polemica violenta. L'assessore comunale all'urbanistica e al piano regolatore, Pala, risponde questa sera a Santarelli affermando di non aver mai ricevuto denunce di abusivismi non colpiti nell'area «Casal Morena». «Il problema dell'abusivismo è tale — dice Pala — che non bastano denunce plateali.^ Sarebbe meglio per la Regione approvare e rendere esecutivi gli espropri dei trenta parchi pubblici deliberati dal Consi glio comunale e inviati fin dal dicembre del '72 alla Regione per l'approvazione». Siamo arrivati al tumulto. La Regione accusa il Comune di insufficienza e di tolleranza contro la piaga dell'edilizia abusiva, del malcostume urbanistico. Il Comune ribatte a sua volta accusando la Regione di non adempiere ai suoi doveri, di tenere fermi piani particolareggiati già approvati in Campidoglio. Fabrizio Carbone

Luoghi citati: Comune Di Roma, Roma