Poliziotti in camice bianco di Remo Lugli

Poliziotti in camice bianco Breve vìa^io f ra zlì uomini che cercano di proteggerci Poliziotti in camice bianco La sede della Criminalpol a Roma è un'autentica università dotata di apparecchiature modernissime per ogni tipo di analisi - Una potente stazione radio è in grado di collegarsi con tutte le polizie del mondo per scambio di notizie - Il "museo" delle impronte digitali (Dal nostro invialo speciale) Roma, 22 marzo. Alla criminaìità, che sempre più affina le sue tconicht,', alla impossibilità di interrogare le persone arrestate anche se in flagranza di reato, la polizia oppone indagini ogni giorno più scientifiche. Un funzionario di p. s., secondo la nuova procedura, non può nemmeno raccogliere la spontanea confessione di un arrestato perché essa deve essere resa soltanto al magistrato alla presenza dell'avvocato. A questo sistema la polizia cerca di porre rimedio, procurandosi il maggior numero di prove sicure. Lo fa attraverso il Centro Criminalpol, che è una autentica università dell'anticrimine, dotata di apparecchiature scientifiche modernissime per ogni tipo di analisi, biologica, chimica, fisica, merceologica. La Crimìnalpol, che ha sede in due palazzi all'Eur, coordina nell'ambito nazionale le attività contro la delinquenza, collega i diversi corpi di polizia e, attraverso j una propria divisione, l'Interpol, tiene rapporti con tutte le polizie del mondo. Una stazione radio, potentissima, è in grado di collegarsi con tutti i continenti; messaggi di ricerche si intrecciano in ! tutte le lingue e il continuo j scambio di informazioni dà | ottimi risultati, i C'è stato, recentemente, a ' Parigi, anche un convegno internazionale delle Interpol europee per uno scambio di opinioni e di dati. Dice il dott. Ferdinando Li Donni, ispettore generale capo che dirige il centro nazionale Crimìnalpol: « Un incontro amaro, perché s'è constatato che dappertutto la criminalità è in aumento; e soprattutto sta salendo fortemente il nume- ro dei reati di violenza. Si sono alzate molte voci di allarme, s'è parlato della necessità di inasprire le pene, qualcuno addirittura ha invocato il ripristino della pena di morte. Io penso che le pene potrebbero addirittura essere diminuite, però dovrebbe essere accelerata la giustizia: i giudizi devono avvenire con prontezza quando tutti ancora ricordano il reato; una pena tardiva perde il suo valore intimidatorio. E poi — aggiunge Li Donni, che ha una grande esperienza in campo operativo essendo stato, tra l'altro, questore a Palermo, tra la mafia, — bisogna eliminare tutte le concessioni che riducono le condanne. Le varie libertà provvisorie non fanno altro che allevare dei delinquenti ». In ogni regione c'è una sezione della Criminalpol, che collega e stimola le squadre mobili delle varie province e che dispone di un gabinetto scientifico capace di svolgere ricerche già ad un buon livello. Non appena però i quesiti diventano più esigenti tutto fa capo a Roma, alla divisione di polizia scientifica del Centro, dove i poliziotti hanno laurea e camice bianco, dispongono di microscopi e di apparati spettrofotometrici all'ultravioletto o all'infrarosso e di tant'altra attrezzatura tecnica avanzatissima da far invidia ai laboratori scientifici universitari. In un anno vengono svolti in questi laboratori, come media, un migliaio di accertamenti, per taluni dei quali si impiegano anche diversi giorni. « Ci occupano parecchio gli stupefacenti — dice il dott. Càfora, direttore della divisione scientifica —. Almeno 500 analisi riguardano la droga, che talvolta è pura, ma spesso miscelata con i più strani ingredienti; e noi cerchiamo fino a individuare ogni particella ». E' qui che spesso si decide la sorte di un imputato. Tracce di sangue, peli, capelli, proiettili e quant'altro costituisce reperto perdono ogni mistero e svelano la loro verità. Si vuole sapere se un bossolo è stato percosso da una certa arma oppure se una pallottola ha percorso una certa canna? Gli strumenti rispondono con certezza e dei risultati fotografici si possono anche ottenere gigantografie. Non sfuggono le falsificazioni di documenti con sostanze chimiche o meccaniche, né hanno miglior sorte le carte da moneta manipolate dai falsari. Spettrografi all'infrarosso e ad assorbimento atomico consentono di sviscerare anche le più complesse sostanze chimiche e di scovare anche tracce di elementi metallici dell'ordine di un milionesimo di grammo; indagini, queste, molto importanti nel campo delle sofisticazioni, ad esempio, oppure degli stupefacenti. Un ampio spazio del Centro Criminalpol è destinato al casellario centrale di identità; ed è uno spazio non solo materiale, corrisponde all'importanza del settore. Ci sono qui un milione e seicentomila schede con le impronte digitali, le generalità e la fotografia delle persone che sono state arrestate o fermate perché sospette. Lo schedario ha avuto origine nel 1902 e viene tenuto via via aggiornato con l'immissione delle nuove leve della delinquenza e con l'eliminazione delle schede di chi è deceduto o di chi ha compiuto 85 anni (supponendo che a quell'età i soggetti abbiano cessato di delinquere). Le impronte sono classificate | secondo un metodo escogita¬ to ai primi del Novecento da un commissario di p. s., Gasti. A seconda del tipo di impronta, adelta, monodelta, bidelta, composta, si ricava una formula con tre gruppi di numeri. Può accadere che persone diverse abbiano tre gruppi identici, ma poi il confronto con le caratteristiche particolari di ogni singola impronta è tale da consentire la diversificazione tra i vari numeri uguali e l'eventuale identità con una impronta incognita. A questa identità si arriva con sicurezza matematica. Questo è un reparto ricco di aneddoti. Si racconta, ad esempio, la storia di Giovanni Floriani: nel 1916 una zingara fu incarcerata ad Acqui e il delegato di polizia prese anche le impronte al suo bambino di tre anni che doveva essere affidato alle cure di un'altra donna. Nel '65 fu messo in carcere un tale che si spacciava per Giuseppe Panizza a invece si accertò che le sue impronte erano le stesse del bambino Giovanni Floriani, figlio di quella zingara di Acqui. Ogni impronta dattiloscopica è irripetibile tra uomo e uomo e immutabile con il passare dell'età. Nel '72, in Australia, un uomo cercò di rubare un aereo e fu ucciso in conflitto. Era sconosciuto. La polizia inviò le sue impronte a tutte le consorelle e qui a Roma si scoprì che quell'uomo era Hrabinec Miloslaw, un profugo cecoslovacco che nel '68 aveva chiesto asilo politico in Italia. Remo Lugli

Persone citate: Gasti, Giovanni Floriani, Giuseppe Panizza

Luoghi citati: Acqui, Australia, Italia, Palermo, Parigi, Roma