Gli animali musicanti di Enzo Biagi
Gli animali musicanti DICIAMOCI TUTTO Gli animali musicanti Caro diario, affido alle tue pagine queste brevi annotazioni: non potranno essere pubblicate che postume dato che anch'io, come diceva Longanesi miglia. E', per i giornalisti, un momento difficile: si sono permessi di riferire alcuni fatti incresciosi, e questa colpa non gli sarà facilmente perdonata. Hanno spiegato quello che succedeva in tribunale, nella polizia, han detto che c'erano ministri che, come gli sceicchi, dovevano molto al petrolio, e altri uomini politici, tecnicamente più avanzati, che si affidavano invece alla chimica. Succede sempre così: quando uno ha la faccia sporca, se la prende di solito con lo specchio. Non che la mia categoria, caro diario, sia esemplare: si batte, strenuamente, « per la completezza delle informazioni » ma si ferma se, tra le notizie sgradevoli da dare, ce n'è qualcuna che la riguarda. Lanciarono, infatti, una temeraria accusa contro quattordici dei nostri, militi ignoti della bustarella, che sconosciuti sono poi rimasti. Io non credo, caro diario, che lo streaking, quel nuovo modo di protestare che consiste nel mettersi nudi e nel correre, attecchirà qui da noi: l'ultimo che si spogliò di tutto, e ne parlano ancora, fu San Francesco, ma lo chiamavano anche « pazzerello di Dio », e non risultava iscritto alla de, e poi qui nessuno scappa e nessuno si muove. Anzi, tutti desiderano ardentemente rimanere al loro posto, ed a ragione Donat-Cattin si lamenta perché lo hanno lasciato fuori. Protesta non per il caso personale, si intende, ma per la solita questione di principio. Vedi, caro diario, io ho un amico che fa il mio stesso mestiere, e che s'è occupato, con giovanile intrepidezza, del discusso figliolo di un gran personaggio. Papà non ha redarguito quel birichino troppo intraprendente, ma ha garbatamente pregato perché, in un momento così difficile, non si getti altro discredito sulle istituzioni. Se io dico che, a quanto risulta alla magistratura, c'è un onorevole appena appena ladro, getto un'ombra sul Parlamento; se scrivo che il promotore di quel manifesto nel quale si vedono conigli, agnelli, capretti, maiali, pavoni, anatre, uccelli del paradiso, gallinacei, trampolieri, palmipedi, destinati allo spiedo, alla padella e alla casseruola, se dico che l'inventore di questo avviso inteso a ricordarmi che, oltre alla fettina di vitello e alla bistecca, esistono « altri sapori » è un fesso e un dissipatore, offendo la gerarchia, l'agricoltura e, forse la benemerita società che tutela anche quei vertebrati ovipari, con gli arti anteriori trasformati in ali, muniti di penne, due zampe e un becco. Se sorrido pensando che La Malfa e i suoi appoggiano di fuori coloro che non potevano sopportare da dentro, sono un ebete e un superficiale che non capisce l'alta strategia. Se mi rattristo perché penso che dal 1945 siamo guidati sempre dalla stessa gente, sempre quelli, che passano da una 1500 blu scuro a un'altra, da un dicastero, come scrivono i cronisti parlamentari, a un altro, sempre tenacemente al servizio del Paese, e non c'è speranza del congedo, ma neppure di una breve licenza, sono un qualunquista. Caro diario, c'è una bella favola di uno scrittore russo (dell'Ottocento: non sono un «servo dell'Urss »), si chiamava Krylov, e te la voglio raccontare. Una volta gli animali della foresta decisero di diventare musicanti e di formare una banda, così il lupo batteva sul tamburo, e la volpe soffiava nel clarino, e lo scoiattolo pigiava i tasti della tromba, ma ne veniva fuori un insopportabile trambusto. Provavano di continuo a cambiar posto, ma il risultato era sempre deludente. Forse dipendeva anche dalla bacchetta del direttore, o magari dalla confusione dello spartito, perché non si può suonare, nello stesso tempo, Lehar e Beethoven, targhe pari e targhe dispari, tanti soldi e meno lavoro, vendere di più e consumare meno. Rumor non sarà Toscanini, ma ognuno di noi ha sempre il conforto dei suoi successori. 10 offro, come motivo di consolazione, un aneddoto paesano: a Casalecchio di Reno (Bologna) davano l'opera, e l'esigente pubblico, dopo la romanza, disapprovò, zittì il tenore 11 quale interruppe la rappresentazione e si rivolse minaccioso alla platea: « Ah, fischiate me! Sentirete il baritono! ». Figuratevi il coro. Enzo Biagi
Persone citate: Beethoven, Donat-cattin, Krylov, La Malfa, Lehar, Longanesi, Rumor, Toscanini
Luoghi citati: Bologna, Casalecchio Di Reno, Urss
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