Mistero sulla morte dei 4 turisti

Mistero sulla morte dei 4 turisti I milanesi che a settembre si erano perduti nel Sahara Mistero sulla morte dei 4 turisti Per errore, o per una scelta deliberata, hanno imboccato una pista secondaria, a sud di Tamanrasset L'orientamento era difficilissimo - Quando hanno tentato di riprendere la strada "transahariana", si sono smarriti - I corpi trovati a una settantina di chilometri da un posto di frontiera, cioè a un paio d'ore d'auto (Nostro servizio particolare) Algeri, 21 marzo. Le «volpi del deserto», i profondi conoscitori di questo sterminato Sahara, avevano dunque ragione. Avevano localizzato senza esitare, fin dai giorni dello scorso ottobre, quando apparve chiaro che i quattro giovani italiani si erano smarriti nell'infuocata trappola sahariana, la zona in cui le ricerche dovevano essere indirizzate. Un centinaio di chilometri a sud di Tamanrasset, la grande pista principale che conduce verso il confine nigeriano si biforca. La transahariana vera e propria continua verso sud: è una via ormai sicura, ci sono ad intervalli regolari grandi bidoni vuoti, c'è un discreto traffico anche motorizzato, ci sono frequenti segni di riconoscimento e orientamento. A sinistra, una pista secondaria, un vecchio tratto militare, porta ad In Azaua, ad un posto di confine cioè un po' più vicino di quello cui porta la transahariana, ma raggiungibile solo con molta fortuna e particolari attrezzature. I quattro milanesi, che pure non erano privi di attrezzature, quella fortuna non l'hanno avuta. E' difficile stabilire se lo hanno fatto per errore o per scelta deliberata: fatto sta che, come avevano giustamente pensato gli esperti interpellati, a suo tempo, giunti alla biforcazione hanno piegato a sinistra con la loro Gaz. La pista secondaria non offre le stesse possibilità di orientamento di quella principale: ad un certo punto, dopo aver percorso altri duecentocinquanta chilometri da Tamanrasset, i quattro italiani hanno deciso di riguadagnare la transahariana. Se lo abbiano fatto perché accortisi solo allora dell'errore, o perché resisi conto che la volontaria deviazione rischiava di essergli fatale, non è possibile saperlo. Il fatto è che non è facile, in pieno Sahara, fare dietrofront. Fidandosi dell'orientamento astronomico, i quattro hanno probabilmente deciso di puntare direttamente sulla transahariana procedendo verso ovest, senza cioè rifare a ritroso la pista secondaria. Ma l'orientamento astronomico non è così facile, in quelle condizioni, come può forse apparire, e la Gaz targata Milano deve aver cominciato a fare dei giri viziosi. Impossibile ricostruire i dettagli del dramma: stabilire, ad esempio, se sia finita prima l'acqua o la benzina. Di acqua, e di benzina, ne avevano una buona scorta, ma nel Sahara bastano pochi giorni di giri a vuoto per svuotare serbatoi e taniche. Quando i quattro sono stati costretti a fermarsi, hanno forse vissuto la suprema angoscia di vedere gli aerei di soccorso volare bassi su di loro, e non scorgere la loro disperazione, nè i fuochi di richiamo che avevano acceso con i copertoni della Gaz. Poi, nel deserto di pietra e di sabbia, sono morti. Hanno trovato la ragazza, Liliana Morani di 29 anni, dentro la macchina; il suo fidanzato, Roberto Vitrani, 27 anni, e i due amici. Mario Armanni di 31 anni e Tullio Galimberti di 44, a poca distanza. Erano ad una settantina di chilometri dal più vicino posto di frontiera, un paio d'ore su una pista appena praticabile. A suo tempo ci furono polemiche sull'organizzazione dei soccorsi: si disse che non era no stati messi in campo tutti i mezzi che avrebbero potuto garantire il successo dell'operazione, si parlò di ritardi, di scarsa volontà. Un fatto è certo: il margine temporale per un'operazione di soccorso in quelle condizioni è estremamente ridotto, bastano pochi giorni dalla segnalazione di un «naufragio nel deserto» perché una missione di salvataggio si trasformi fatalmente in una ricerca di cadaveri, il che è già di psr sé un elemento frenante. Sia stata l'imprudenza o un errore all'origine della tragedia, è certo che i quattro italiani erano andati a finire in una zona fuori dal mondo: e lo dimostra il fatto che ci sono voluti più di cinque mesi perché una pattuglia algerina s'imbattesse nei loro corpi. r. s. Milano. Piera Vitrani, sorella di una delle vittime del Sahara (Teiefoto)

Persone citate: Liliana Morani, Mario Armanni, Piera Vitrani, Roberto Vitrani, Tullio Galimberti

Luoghi citati: Algeri, Milano