Basket: quando le donne "insegnano" agli uomini

Basket: quando le donne "insegnano" agli uomini Basket: quando le donne "insegnano" agli uomini A Brno, in Coppa delle Coppe, il Geas ha fatto molto meglio del Saclà - Per la prima volta le cestiste italiane in finale A volte le donne fanno meglio degli uomini, anche nello sport, anche nel basket che è per definizione riservato ai giganti e dovrebbe esaltare solo chi abbonda In chili, centimetri e muscoli. Il paragone — e quindi la 'Vittoria' delle donne — ha valore solo relativo, naturalmente, ma è comunque slg.ificativo: mercoledì sera a Brno due squadre Italiane hanno giocato una semifinale di Coppa delle Coppe, il Saclà (maschile) e il Geas (femminile). Entrambe avevano vantaggi considerevoli da difendere dopo la partita d'andata (16 punti gli uomini, 26 le ragazze), entrambe avevano rivali temibili da affrontare e domare (Spartak e Kralovopolska). Hanno fatto meglio le donne, e nettamente: non solo per il fatto che II Geas si è qualificato per la finale ed II Saclà è stato eliminato, soprattutto per l'autorità dimostrata In campo, per l'accortezza e la freddezza che hanno caratterizzato l'impostazione e il rendimento del gioco da parte delle cestiste. « Se io avessi avuto In squadra quella Rosetta Bozzolo avrei sicuramente vinto la partita » ha detto Lajos Toth subito dopo la gara del Geas che, a due ore di distanza dall'amarissima sconfitta del «suo» Saclà aveva dato esempio di ottimo basket vincendo e dominando. Il giudizio di Toth non era una galanteria, ma un'esatta analisi tecnica: sembra incredibile (e sarà cosa gradita per le femministe) ma ai giganti del Saclà sarebbe proprio servito, almeno stavolta, l'aiuto di una ragazza giovane e carina, sorridente e simpatica, ma tremendamente redditizia sul campo. A Brno Toth ha dovuto rinunziare a Caglieris, sfortunatissimo perché bloccato per la prima volta da quando è al Saclà (non aveva mal 'Saltato- una partita) da uno stiramento muscolare: senza Il suo 'regista- titolare la squadra torinese è entrata in crisi proprio quando sembrava sicura la sua qualificazione, senza un elemento che desse ordine e incisività al gioco d'attacco ha fatto un grosso regalo allo Spartak, offrendogli palloni e contropiedi. Come servire una scaloppina ad un leone affamato. Dì sicuro la Bozzolo — che tanta ammirazione ha provocato in Toth e nei cestisti del Saclà — è la giocatrice più rappresentativa del Geas, non che della nostra Nazionale. Viene soprannominata « Menichellova », per rendere omaggio anche al suo fortunato marito e per sottolineare gli alti livelli atletici e tecnici del suo gioco, proprio in linea con le migliori cestiste dell'Est non più inavvicinabili per le nostre. Da quando la Bozzolo ha toccato certi vertici, da quando sono comparse sotto i nostri canestri anche autentiche atlete (non maxidonne, ma cerfo ragazze solide e di elevata statura), il basket femminile italiano non è più negletto. E la conferma viene da questo » exploit » del Geas che per la prima volta porta in una finale di Coppa una nostra squadra femminile, dopo aver eliminato bulgare, ungheresi, romene e cecoslovacche (a- desso restano le russe, quelle sì inattaccabili). Se questo traguardo poteva considerarsi ormai accessibile per le nostre ragazze del basket, è giusto e logico che a raggiungerlo per prima sia stato il Geas, società d'avanguardia nel settore, che ha fatto di Sesto San Giovanni, appendice di Milano a pochi chilometri dal Palalido — dove giocano I • grandi » dell'Innocenti e le ' nemiche » della Standa — la capitale italiana di questo sport. Quest'anno il Geas ha centrato una grande stagione, si avvia pure alla conquista dello scudetto con la concreta possibilità di arrivare al termine del campionato senza sconfitte: merito di un allenatore giovanissimo (Claudio Vandoni, 26 anni) e di un gruppo di ragazze che dimostrano sul campo come il basket femminile possa essere un surrogato accettabilissimo della -vera' pallacanestro. Un » nucleo » principale fatto di venete (Bozzolo, Torlser e Fasso di Treviso, Dalla Longa di Verona, Colavizza di Trieste), con due fuoriclasse dì formazione atipica (la Bocchi, nata a Parma, con madre argentina, avviata al basket ad Avellino) e la Veger, jugoslava d'origine ungherese. In Cecoslovacchia il Geas ha visto esaltati I suoi meriti. Ha saputo vincere (56 a 50) anche in trasferta, ha dato lezione di tattica con una perfetta difesa a zona ed un attacco ragionato, preciso, come basket moderno Impone. Quelli del Saclà stavano a guardare, ammirati. Loro avevano sbagliato molto, se non proprio tutto, contro lo Spartak, dilapidando in soli 7 minuti quei 16 punti di vantaggio che andavano amministrati ben diversamente: la beffa finale — il canestro che ha dato la qualificazione ai cechi, per un punto solo, è giunto all'ultimo secondo — ha avuto il sapore di una punizione meritata per una squadra che ha perso una grande occasione. Adesso il Saclà fa l'autocritica, e aspetta che ritorni disponibile Caglieris per non dover ancora rimpiangere Rosetta Bozzolo da Treviso. Antonio Tavarozzi

Persone citate: Bocchi, Caglieris, Claudio Vandoni, Lajos Toth, Longa, Rosetta Bozzolo, Toth