Chiesta la conferma delle condanne per gli amministratori dell'Asti Nord di Claudio Cerasuolo
Chiesta la conferma delle condanne per gli amministratori dell'Asti Nord Si è iniziato il processo alla Corte d'Appello di Torino Chiesta la conferma delle condanne per gli amministratori dell'Asti Nord Ai dieci imputati, in primo grado, erano state inflitte pene da 2 a cinque anni - La cantina sociale era stata dichiarata fallita nel '66 - Il crack aveva superato i 700 milioni di lire E' cominciato ieri mattina a Torino il processo d'appello per gli imputati del crack di 700 milioni della «Cantina Asti Nord», una consociazione che riuniva una decina di cantine della zona, nata nel 1958 e dichiarata fallita il 7 aprile del 1966. Dissesto accertato: un miliardo e 400 milioni. Parte di questa cifra, circa la metà, fu ritenuta perdita reale dell'azienda. Il resto, 707 milioni, costituisce l'importo della bancarotta fraudolenta, che assieme al reato di falso in bilancio ha portato gli amministratori della «Asti Nord» sul banco degli imputati. Dei venti imputati, tutti ex amministratori, comparsi nel giugno scorso davanti al tribunale di Asti, dieci sono stati condannati, per i reati di bancarotta e falso in bilancio, a pene varianti dai 2 ai 5 anni di reclusione, sette sono stati assolti per insufficienza di prove e tre per non aver commesso il fatto. I dieci condannati che hanno interposto appello sono: Giovanni Rolla, enologo, cui sono stati inflitti cinque anni, di cui due anni e sei mesi condonati; Sebastiano Gastaldi, contabile, tre anni e sei mesi di cui due anni e sei mes! condonati; Giovanni Amasio, presidente, due anni e otte mesi di cui due anni e sei mesi condonati; geometra Adge Bianco, primo presidente della Consociazione, Aldo Demarie, secondo presidente, avvocato Cesare Balla, presidente del collegio sindacale, condannati a due anni e quatiro mesi, pena interamente condonata; Luigi Rossignoli, Enrico Cravanzola, Attilio Terzuolo e Antonio Musso, tutti condannati a due anni, la cui pena è stata interamente condonata. Il p.m. aveva impugnato il verdetto per tre so- li dei venti imputati e precisamente il Rolla, l'Amasio e il Balla. E' toccato al giudice relatore Enrico Carlenrico (presidente della corte d'appello Germano, giudici Cibrario, Buraggi e Corsi, pubblico ministero Riccardi, cancelliere Tedesco) riassumere la sfortunata e travagliata vita dell'azienda. Dopo sei anni di amministrazione non certo oculata si arrivò all'ultima seduta del 30 dicembre 1964. La voce che era apparsa nei precedenti bilanci come «crediti per somme erogate in più dal 1958 al 1963 sul vino conferito dalle cantine consociate alla Asti Nord», fu mutata in «perdite sospese per conguagli alle cantine». Una trasformazione che non convinse né il ragioniere Occhionero, nominato commissario governativo il 31 maggio 1965, né tanto meno i magistrati che si interessarono poi all'intera vicenda. Il procuratore generale Riccardi ha chiesto la conferma delle condanne inflitte in primo grado dal tribunale di Asti con sentenza del 23 giugno 1973. «Il prezzo fissato per il conferimento del vino dalla Asti Nord alle cantine consociate non era quello che doveva uscire dalla differenza tra costi e ricavi », ha detto il p.m. Riccardi, iniziando la sua requisitoria. «Per diversi anni si è distribuito più di quello che si doveva distribuire», gli ha fatto eco poco dopo l'avvocato Barbero di Canelli per l'enologo Giovanni Rolla, condannato in primo grado a 5 anni, «ma non c'è stata distrazione». «L'aver conferito un prezzo maggiorato per più 8», come ha spesso sottolineato il p.m. Riccardi, «ha fatto sì che la Asti Nord erogasse una media annuale di 120 milioni in più, come prezzo di conferimento». «Il prezzo di conferimento del vino, maggiore di quello del mercato, fu dato dalla Asti Nord alle cantine fin dal 1958», ha detto l'avvocato Tardy per l'imputato Adge Bianco, primo presidente della Consociazione. «Come si può immaginare una volontà fraudolenta fin dalla costituzione dell'azienda?». E il dottor Riccardi gli ribatte: «Il fatto che, nonostante le sempre crescenti perplessità sullo stato di salute dell'azienda, le banche continuassero a offrire mutui attenua la posizione di responsabilità degli amministratori che si succedettero alla Asti Nord. Eppure proprio questo ricorso a sempre nuovi mutui avrebbe dovuto insospettire. Che cosa resta da esaminare, dunque, nella causa? La posizione dei vari imputati ed è facile immaginare che si tenterà uno scaricabarile dall'uno all'altro». Dopo di lui hanno preso la parola gli avvocati difensori: oltre ai già nominati Barbero e Tardy, gli avvocati Pasta, Gilardoni, Viale. Zancan, Puccio. L'ultimo intervento del pomeriggio è stato quello dell'avvocato Avonto per l'imputato avvocato Cesare Balla, presidente del collegio sindacale della Asti Nord. «Il fallimento non avrebbe potuto essere dichiarato», ha detto Avonto. Oggi parleranno gli avvocati Rostagno e Cirio di Asti, Zaccone, Delgrosso e Accatino di Torino. La sentenza potrebbe aversi a tarda sera. Claudio Cerasuolo Un gruppo di imputati al processo d'appello per le Cantine sociali Asti-Nord (Moisio)
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