Poliziotti d'America

Poliziotti d'America PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Poliziotti d'America "Serpico" con Al Pacino, la corruzione della polizia newyorkese - "Agente 373 Police Connection", ex agente contro la città Serpico di Sidney Lumet, con Al Pacino, Tony Roberts, Cornelia Sharp. Americano, drammatico. Cinema Lux. L'argomento di Serpico è altrettanto semplice quanto il modo con cui è trattato: la corruzione della polizia di New York, rappresentata senza mezzi termini, dicendo pane al pane e bustarella alla bustarella. Sarà da concedere, come in ogni film di denuncia, un certo margine alla «montatura» ideologica escludente da sé le mezzetinte; ma la sostanza resta vera. Come vero, e non immaginato, è l'agente Frank Serpico, che ritiratosi dal servizio e decorato nel '72, vive presentemente in Isvizzera, oggetto d'interviste e di libri (da quello di Peter Maas, edito in Italia da Rizzoli, Waldo Salt ha tolto la sceneggiatura del film). Dal contegno di questo poliziotto che non si volle piegare all'esempio dei colleghi bacati, esce una requisitoria bruciante; ma a questo punto è appena necessario avvertire che una società la quale si permette questi lussi d'autocritica, è democraticamente sana: dove tutto si può dire, sia pure su un fragile telone, tutto è salvo. Serpico dunque è uno di quei piccoli eroi dalle idee chiare e dalla coscienza pulita, che tutto dovrebbero fare fuorché mettersi al servizio d'una comunità. Ma la polizia non è essa per istituto un miluogo di rettitudine? Con questa bella illusione e seguendo la sua vocazione di segugio (di poliziotto cioè senza divisa, atto ai travestimenti e alle iniziative personali), il nostro si adegua a sostenere la necessaria trafila di reparto in reparto, e subito, alle prime esperienze, si avvede che i colleghi hanno la stessa rozzezza e ottusità morale dei delinquenti che devono reprimere; peggio, che sono affetti, così nella coscienza come nel portafogli, dello stesso marciume che caratterizza gangster e mafiosi. Serpico ha fatto la sua scelta: conservarsi pulito; e quando, fattosi trasferire al reparto «Narcotici», che gode di miglior fama, vi riscontra che la corruzione è anche più radicata che altrove, non gli resta che mulinare propositi di denuncia agli organi competenti. I quali, sebbene competenti, sono anche furbi, e perciò illudono il postulante con inchieste che lasciano fuori i veri responsabili e sono piuttosto formalità e burlette. Rimane al nostro don Chisciotte e alla sua deserta volontà di continuare a fare il poliziotto, il ricorso alla stampa; e qui le cose si fanno tragiche per lui, che individuato e isolato come un «nemico» dell'ordine poliziesco, è quasi fatto morire dai colleghi nel corso di un'azione ideata per punirlo; ed è già molto se ne esce soltanto invalido, sordo dell'orecchio sinistro e ridotto a rottame. Tuttavia quel rottame conserva intatta la sua coesione etica, cui la stessa commissione inquirente deve rendere giustizia conferendo a lui, che la rifiuta, una patacca d'oro. Il regista americano Lumet, con l'eccellente mestiere che lo distingue, ha saputo fondere i toni più taglienti del film di denuncia con le colorite malizie del «giallo» spettacolare; ma la contaminazione non si avverte, e il prodotto, segnato da incisioni brevi e profonde, dove nessun episodio ruba il tempo all'altro, e l'odiosità delle cose e delle persone non diventa mai fine a se stessa, ha una serietà che soggioga, come altrettanto filata e persuasa è l'interpretazione dell'ottimo Al Pacino, la cui cocciuta rettitudine, in pubblico come in privato, ha una tinta sparsa e giustissima d'immedicabile tristezza. Se il film è oratorio nell'insieme, non lo è mai nei particolari, resi con acre pessimismo. * ★ Agente 373 Police Connection di Howard W. Koch, con Robert Duvall, Verna Bloom, Eddie Egan. Americano, poliziesco. Cinema Corso. Dalle memorie del già poliziotto Eddie Egan fu tolto il non dimenticato film di Friedkin braccio violento della legge. Ora Egan ritorna protagonista di una seconda avventura, che lo vede sospeso dal servizio per avere provocato la morte di un uomo durante una retata di drogati in un locale notturno. Poliziotto nel sangue, e poliziotto di pochi spiccioli, Egan non si dà per vinto, e quando un suo amico e collega è trovato ucciso, e i suoi ex colleghi non sanno che pesci pigliare, egli riveste la pelle del segugio e affronta il marciume della città, con doppio rischio questa volta, in quanto agisce come privato. Setacciato l'ambiente dei patrioti portoricani da cui sembra uscito il colpo, Egan non tarda a individuare il responsabile in un fuoruscito americano arricchitosi col rifornire fucili ai rivoluzionari; il che è presto detto, ma nel racconto prende molto posto, essendo quella traccia seminata di trabochetti dai quali è miracolo che l'investigatore riesca a salvare la pelle. Sullo slancio Egan regolerà poi anche il suo conto privato con coloro che lo hanno fatto radiare dai quadri. Il film appartiene per intero al filone che rivede le pulci alla polizia; e benché sia girato senza pretese di approfondimento da un regista-produttore che s'ispira al « sensazionale » non importa se di seconda mano (si veda la rocambolesca fuga sull'autobus), nell'insieme scorre e prende, e rivela una volta ancora la fotogeni^ della New York notturna. Assai credibile il ritratto che fa di Egan il protagonista Duvall (mentre il vero Egan, in carne e ossa, si fa trovare in una parte di fianco), affiancato da una sensibile Verna Bloom nella parte della compagna, due volte infelice, del poliziotto caduto in disgrazia 1. p.

Luoghi citati: America, Isvizzera, Italia, New York