L'incidente per la Zona B di Giuliano Marchesini

L'incidente per la Zona B H perché della controversia italo-jugoslava L'incidente per la Zona B Il governo italiano ha protestato per i cartelli di confine posti nel territorio che i noti accordi di Londra hanno affidato all'"amministrazione" ma non alla "sovranità" della Jugoslavia - La risposta di Belgrado (Dalla redazione romana) Roma, 20 marzo. A distanza di dieci anni, un nuovo incidente diplomatico è sorto tra l'Italia e la Jugoslavia per taluni cartelli posti dalla vicina nazione ai valichi di frontiera con la «Zona B» che, con gli accordi di Londra, fu affidata all'amministrazione, ma non alla sovranità, jugoslava. Nel 1964, quasi a voler porre il nostro Paese dinanzi al fatto compiuto, da parte jugoslava furono sistemati ai valichi cartelli con la scritta «confine di Stato», in seguito rimossi per le proteste del governo italiano. Dopo la guerra, fu costituito il Territorio libero di Trieste che rimase diviso in due parti: la « Zona A », compresa la città di Trieste, affidata alla amministrazione anglo-americana, e la « Zona B », affidata a quella jugoslava. Nel 1954 il memorandum di Londra stabilì che la « Zona A » fosse amministrata provvisoriamente dall'Italia e la <( Zona B » rimanesse affidata, sempre provvisoriamente, alla amministrazione jugoslava. Il fatto si è ripetuto nel febbraio scorso allorché le autorità jugoslave collocarono tabelle metalliche con la scritta «Repubblica socialista federativa di Jugoslavia - Repubblica socialista di Slovenia» in corrispondenza dei valichi di Pese, Rabbuiese e San Bartolomeo. Il nostro governo anche in questa occasione rivolse alla Jugoslavia dapprima una protesta verbale, poi scritta. Entrambe sono rimaste finora inascoltate. Anzi, il 15 marzo scorso il viceministro degli Esteri jugoslavo. Petric, fece un passo presso il nostro ambasciatore a Belgrado sostenendo che il nostro Paese minerebbe l'integrità territoriale jugoslava. A questo proposito la Farnesina ha diffuso una nota in cui si ricorda quanto segue: a) il confine italo-jugoslavo è stato fissato dal trattato di pace solo per il tratto tra monte Porno, dosso Giulio e monte Goli, e non è stato ancora delineato sul terreno per 24 chilometri; 6) fra monte Goli ed il mare, ove si trovano i tre valichi suddetti, esiste una linea di demarcazione risultante dall'articolo 2 del memorandum di Londra e come tale in esso qualificata. «In tali condizioni — prosegue la nota del ministero degli Esteri — da parte italiana non si poteva non attirare l'attenzione del governo jugoslavo su una evidente distorsione delle disposizioni del memorandum stesso. Da parte jugoslava, mentre non sono stati ancora forniti i chiarimenti richiesti, sì è formulata una protesta con l'affermazione, non rispondente a verità e inaccettabile, che la posizione ufficiale italiana mini l'integrità territoriale jugoslava». «Di fronte a questi sviluppi — prosegue il documento —, da parte italiana si conferma il proposito di attenersi fedelmente, come si è sempre fatto, al trattato di pace ed al memorandum di Londra, così come ai princìpi fondamentali delle Nazioni Unite, di rispetto dell'indipendenza e aell'integrità territoriale degli altri Paesi. L'integrità territoriale jugoslava è quindi fuori discussione». «Il governo italiano si rammarica che, con le argomentazioni e con i toni della nota di protesta jugoslava, si sia voluto pretestuosamente turbare i rapporti italo-jugoslavi. Per quanto lo riguarda esso conta di proseguire e sviluppare quei rapporti di buon vicinato e di amicizia che sono stati stabiliti con la Jugoslavia». so, l'il marzo scorso è parti-1ta dal nostro ministero degli Esteri verso Belgrado una «comunicazione» in cui il go- verno italiano ribadiva la sua posizione per quanto riguar-1 da la «Zona B». A questa nota ! ha risposto il ministero jugoslavo degli Esteri, con un co- j municato diffuso quattro giorni dopo. Nel documento SÌ rendeva noto che il viceministro Jaksa Petric aveva con-1 segnato all'ambasciatore d'Italia a Belgrado, Walter Maccotta, una nota contro «gli atteggiamenti del governo italiano». Belgrado ricordava che i due Stati, in base all'accordo di pace tra le forze alleate e l'Italia del 10 febbraio 1947 e al memorandum di intesa firmato a Londra il 5 ottobre 1954, hanno fissato concordemente il confine italo-jugoslavo. «La Jugoslavia, era scritto nel comunicato diramato dal I governo di Belgrado, ha continuamente ammonito che l'attività di determinate forze irredentistiche in Italia non è in armonia con i desideri espressi da parte del governo italiano in favore dei buoni rapporti con la Jugoslavia. Ci troviamo di fronte, però, al fatto che ora, nel quadro della politica ufficiale dei responsabili italiani, vengono incluse le tesi dei circoli irredentistici che già da anni, pubblicamente e indisturbati, manifestano le loro pretese sui territori jugoslavi». La replica della Farnesina è di ieri e ribadisce il proposito di attenersi fedelmente al trattato di pace e al memorandum di Londra, così come ai principi fondamentali delle Nazioni Unite, di rispetto dell'indipendenza e dell'integrità territoriale degli altri Paesi. Conclude assicurando che il governo italiano conta di proseguire e sviluppare quei rapporti di amicizia che sono stati stabiliti con la Jugoslavia, auspicando «che analogo intendimento ispiri l'azione del governo di Belgrado nei confronti dell'Italia». Questi i termini della questione, che reca certe inquietudini nella fascia di confine. Giungono anche notizie di qualche manifestazione di protesta in alcuni centri della «Zona B», in particolare a Ca podistria, a Isola e a Pirano. Giuliano Marchesini

Persone citate: Petric, Walter Maccotta