Liquidità bancaria ancora abbondante di Giulio Mazzocchi

Liquidità bancaria ancora abbondante Dopo l'aumento del tasso di sconto Liquidità bancaria ancora abbondante I dati lo confermano, anche se le statistiche non sono ancora note - Al 10 marzo 1790 miliardi scontati dal sistema bancario presso la Banca d'Italia al 6,5 per cento (Nostro servizio particolare) Roma, 20 marzo. Il decreto di Colombo che eleva dal 6,5 al 9 per cento il tasso di sconto della Banca d'Italia alle altre banche, firmato lunedì, è oggi pubblicato sulla « Gazzetta Ufficiale » ed è entrato in vigore. Le reazioni sono state generalmente positive, sul piano politico e su quello tecnico. Per quest'ultimo aspetto si nota un recupero della lira anche su uionete che non hanno subito il crollo odierno del dollaro, in rimonta anche le quotazioni azionarie, in calo nelle misure delle precedenti sedute le quotazioni dei titoli a reddito fìsso. Sul piano politico una sola preoccupazione di rilievo: quella che viene dalla Confindustria e dalla Confapi, per quanto concerne il credito alle industrie minori. Largamente coincidenti sull'aspetto meramente tecnico della decisione di Colombo sono i giudizi dell'Unità, organo del pei, e degli esponenti delle Borse valori. Non si giudica deflativa la misura, ma si formulano richieste di agire anche per rinvigorire la raccolta del risparmio e la sua utilizzazione per gli investimenti. Si chiedono, cioè, le riforme per la Borsa Valori e per le società per azioni. 'L'Unità aggiunge richieste più particolari: selezionare maggiormente il credito, togliendolo agli imboscatori di alimenti e di materie prime, indirizzandolo alla agricoltura e alle imprese minori. Inoltre si chiede di eliminare del tutto le fughe di capitale che avvengono attraverso il turismo e le sopra e sotto-fatturazioni: strada già imboccata. Invece, e mossa da più parti, c'è una polemica sul « fallimento » della manovra selettiva del credito decisa l'estate scorsa. E' davvero fallita? E' vero che sarebbero stati erogati duemila miliardi di credito più del previsto e che, perciò, la Banca d'Italia si sta accingendo a « strozzare » il credito provocando deflazione? La Banca d'Italia conosce i dati completi per novembre e quelli quasi completi per dicembre. A novembre la manovra risultava perfettamente eseguita. Essa aveva imposto alle banche di non aumentare di più del 12 per cento, tra fine marzo '73 e fine di questo marzo, il credito per importi unitari superiori a 500 milioni (non a 50, come da varie parti si è scritto), e quello concesso ai settori « speculativi » (commercio, finanziario, famiglie). Libero era invece l'aumento dei crediti d'importo inferiore ed era ammessa la deroga per i « prefinanziamenti » agli investimenti industriali che poteva far salire al 16-17 per cento l'aumento degli importi oltre mezzo miliardo. A fine dicembre il credito | bancario s'era, invece, espanso di mille miliardi oltre la cifra prevista a giugno dalla Banca d'Italia: ma verso quali settori? La banca stessa ancora non lo sa. Se l'aumento riguarda l'industria media e piccola, esso sarebbe in perfetta linea con la volontà di governo dell'economia. Sul seguito si ignora tutto: è possibile, naturalmente, che alcune banche minori, chiusisi loro vari canali di attività sull'estero dato il nostro deficit, abbiano impiegato liquidità a favore di investimenti speculativi e abbiano ora la necessità di « rientrare » nei limiti imposti del 12 per cento. La liquidità, invece, risulta ancora abbondante. Questo può essere detto, anche senza conoscere le relative statistiche, per il solo fatto che al 10 di marzo, si apprende dalla Banca d'Italia, questa aveva concesso 90 miliardi sul riscontro di portafoglio ordinario; 800 miliardi per anticipazioni a scadenza fissa; 900 miliardi per anticipazioni ordinarie. Il totale di 1790 miliardi non è eccezionale, specie se si considera che si tratta di denaro che era prestato al 6,5 per cento di base con aumenti massimi sino al 9,5 e con un prezzo medio complessivo di poco superiore al 9 per cento: cioè di quasi due punti inferiore al prezzo del denaro che le banche si prestano tra di loro alla giornata e di 3-5 punti inferiore al costo del denaro prestato dalle banche ai privati. L'aumento del tasso, deciso da Colombo, al momento quindi non incide affatto sulla liquidità non speculativa né sul suo prezzo. Può, comunque, portare danni all'industria minore? Si apprende oggi che l'Imi (l'Istituto mobiliare italiano, settore pubblico) ha appena eseguito un finanziamento alla PsruginaBuitoni per l'importo di 6,4 miliardi a 12 anni e al tasso dell'8 per cento (lo rende noto l'Agenzia economica finanziaria). Il problema del cre¬ desdspècspfp dito, per le industrie minori e per quelle che esportano, è sempre quello delle garanzie da presentare in base alle nostre antiquate leggi bancarie per assumere prestiti. Altri segni che la liquidità è ancora elevata vengono oggi dalla Borsa Valori, dove i corsi azionari sono ulteriormente saliti: dunque, la Borsa non si sta alimentando con prestiti bancari, bensì con offerte reali di risparmio, in parte certo anche provenienti da disinvestimenti sui titoli a reddito fisso, i quali dipendono dall'alto corso del costo del denaro, ovvio in periodo di così alta svalutazione. Giulio Mazzocchi

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