Nel paese di Scotellaro di Mario Dilio

Nel paese di Scotellaro SEMPRE IMMOBILE LA LUCANIA CONTADINA Nel paese di Scotellaro (Nostro servizio particolare) Potenza, marzo. Vado a Tricarico, il paese di cui fu sindaco Rocco Scotellaro, con Manlio Rossi-Doria, il sociologo Gilberto Marselli e Vittore Fiore. C'è un convegno di giovani pugliesi, lucani e calabresi che discutono, nella sala del Consiglio comunale, sulle condizioni economiche e sociali delle loro regioni. Un sacerdote gira con un registratore in mano e parla con i contadini, le donne, alcuni operai emigrati in Germania e tornati al paese per un periodo di ferie. Si chiama Giuseppe Carbone e ha dato vita all'Unione Lavoratori di Terranova di Pollino che si trova — dice — « ai confini del mondo ». / furti dello Stato Racconta: « Qui da noi non e cambiato nulla rispetto al Cristo di Carlo Levi. Generalmente nei nostri paesi il gruppo di potere è formato dal sindaco (Stato), dal brigadiere (Legge), dal prete (Chiesa), da un piccolo nucleo di professionisti capeggiati dal medico e da qualche ditta (potere economico). Quando queste quattro componenti vanno d'accordo non c'è nessuno spazio per pensare con la propria testa, per avere coscienza che le cose vanno male e che bisogna lottare per cambiarle. « Alla gente di qui lo Stato ha rubato l'immenso patrimonio boschivo per venderlo, a trattativa privata, a poche aziende che hanno trovato a Terranova di Pollino la nuova Conca d'Oro tagliando per oltre cinquantanni boschi secolari; il legname non si lavora sul luogo e l'ambiente è stato degradato a tal punto da diventare preda di frane e di smottamenti continui. « Qui quando uno imposta una pratica di pensione trova sciacalli che gli carpiscono metà della liquidazione: si pagano dalle tre alle cinquemila lire per farsi scrivere una lettera al figlio soldato o emigrato. Si contrattano matrimoni e funerali, si distribuiscono benedizioni in cambio di polli, salami e uva, si predica una religione di rassegnazione ai signori ed ai padroni ». Il prete di questa nuda vallata lucana si accalora mentre mi parla: « Questa povera gente gremiva le chiese per cercare conforto e attribuiva al destino e alla volontà di Dio quella che era una situazione voluta da pochi uomini prepotenti e sfruttatori ». Terranova di Pollino: un comune ai confini meridionali fra la Basilicata e la Calabria. Nel '51 vi abitavano 725 abitanti; l'incremento naturale in vent'anni è stato di 400 persone. La popolazione del 1972 avrebbe dovuto essere quindi di 1125 abitanti, invece è di 627. L'analisi sociale che il sacerdote Carbone fa del suo comune è drammatica: i ragazzi a cinque anni portano al pascolo buoi, pecore e maiali. A dieci sono già uomini di fatica. Non sono mai stati bambini, non hanno mai avuto il tempo di essere ragazzi. Il prete mi mostra il componimento di una ragazza e di un ragazzo. Scrive la prima: « Io fin da sette anni aiuto i miei genitori a mietere il grano e so usare la falce. Dopo una giornata di mietitura, sotto il sole cocente, la sera siamo così stanchi che non ce la facciamo neppure a mangiare. Per una ragazza di campagna non c'è mai riposo. Si lavora tanto e non si ricava niente... ». Scrive il ragazzo: « Io all'età di cinque anni andavo a pascolare gli animali. Ricordo che a otto anni portavo i buoi in montagna e d'estate restavo solo di notte nel bosco buio. Lavoro anche dodici ore al giorno...». Dice il sacerdote Carbone: « Gli anziani lavorano fino all'esaurimento delle forze, fino alla morte. Lavorano perché non sanno rassegnarsi a veder perire i vigneti e a vendere gli animali, ma lavorano anche per necessità, sia perché non ci sono altri a compiere il loro lavoro, sia j perché la pensione diventa tutta risparmio ». Il reddito a Terranova di Pollino è costituito dalle pensioni dei vecchi, dalle rimesse degli emigrati, dalle giornate lavorative agricole, dalla vendita di alcuni prodotti: salame, prosciutto, capretto. La atavica abitudine al risparmio, la produzione per l'autoconsumo, un'alimentazione senza varietà di cibi che è una vera malnutrizione, permettono di accumulare danaro. Questo servirà poi per sposare la figlia e, in qualche casa, per far proseguire gli studi al figlio e molto raramente alla figlia. Su 151 abitazioni, tutte ad un piano, soltanto quattro dispongono di servizi igienici e dodici di acqua potabile. Arriva il serpente Dice ancora il prete Carbone: « Ricordo che una mamma raccomandava alla figlia di stare attenta mentre allattava il proprio bambino, perché a prendere il capezzolo del seno non fosse un serpente. Non riuscivo a capire il perché di questa raccomandazione. Visitando, un giorno, le case di campagna, mi accorsi che i tetti sono al livello del terreno sovrastante. All'interno, guardando in al¬ jIij j to, si scorge, tra le fessure delle tegole, il cielo; per quelle fessure è facile che sul letto caschino lucertole, serpentelli e altre specie di animaletti. « L'isolamento di queste case è spaventoso. Un giorno ho accompagnato un'insegnante che doveva fare scuola in lina campagna. Mi disse: "Non so come fanno a non suicidarsi!". E allora le ho parlato di un giovane di 17 anni che un giorno venne trovato impiccato alle travi del soffitto della sua casa ». L'analfabetismo registra qui una percentuale del 70°b. I corsi popolari statali servono soltanto ad occupare gli insegnanti senza lavoro. Ma perché possa funzionare un corso popclare, occorre raggiungere un certo numero di alunni. « L'anno scorso — dice una donna — per raggiungere quella cifra, si sono iscritti al corso i morti della guerra 1915-1S che lo hanno regolarmente frequentato e sono stati tutti promossi ». Ecco la realtà di un piccolo comune meridionale nell'anno 1974. Mentre mi acj compagna alla periferia del povero paese, don Carbone, I salutandomi, mi racconta che i « per aver denunciato queste j condizioni umane, un suo collega, il sacerdote Marco Bisceglia, di 48 anni, di Lavello, è stato denunciato per vilipendio alla Repubblica, alle istituzioni costituzionali ed alle Forze Armate, oltre che per istigazione e disobbedire alle leggi ed a delinquere. Don Bisceglia si era limitato a denunciare il trattamento colonialistico che lo Stato italiano dal 1861, senza soluzione di continuità, ha riservato alle "plebi meridionali". Quando ci sarà il processo, inviteremo i giudici a visitare ì nostri comuni ». Mario Dilio

Persone citate: Carbone, Carlo Levi, Gilberto Marselli, Giuseppe Carbone, Manlio Rossi-doria, Marco Bisceglia, Rocco Scotellaro, Scotellaro, Vittore Fiore

Luoghi citati: Basilicata, Calabria, Germania, Lavello, Potenza, Terranova Di Pollino, Tricarico