La fine dell'embargo successo per Sadat

La fine dell'embargo successo per Sadat La fine dell'embargo successo per Sadat (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 19 marzo. La levata dell'embargo del petrolio contro gli Stati Uniti è un successo personale di Sadat, della sua politica realistica, fatta di buon senso contadino e di coraggiosa spregiudicatezza. L'abrogazione dell'embargo è un fatto importante non tanto per le sue ripercussioni pratiche sulla economia degli Stati Uniti, quanto per la sua portata politica. Significa prima di ogni altra cosa che la maggioranza dei Paesi arabi confida in una certa misura negli Stati Uniti per risolvere la crisi che da un quarto di secolo attanaglia il Medio Oriente e turba il mondo. L'abrogazione dell'embargo è un successo personale del presidente egiziano e di re Feisal d'Arabia ma è anche una vittoria politica americana. Il ruolo positivo giocato da Kissinger nel corso dei suoi molteplici viaggi in Medio Oriente è stato riconosciuto e incoraggiato. Certo non è stato facile per l'Egitto e l'Arabia Saudita convincere i Paesi « fratelli » ch'era venuto il momento di rinfoderare l'arma del petrolio. Come potevano i ministri del petrolio levare l'embargo, quando nelle loro risoluzioni avevano affermato che sarebbe durato fino alla completa liberazione di tutti i territori arabi occupati e al riconoscimento dei diritti del popolo palestinese? E' quello che i ministri si sono sforzati di spiegare in un comunicato di eccezionale lunghezza, seguito da una conferenza stampa dell'algerino Belaid Abdelsalam. Il comunicato dice infatti — ed è la tesi egiziana — che l'arma del petrolio può essere impiegata in maniera « positiva » per « incoraggiare quei Paesi che dimostrano disposizione o volontà di agire al fine di raggiungere una soluzione del problema arabo ». La maggior parte dei Paesi arabi riconosce dunque che la politica americana è cambiata, che piuttosto che irritare gli Stati Uniti, conviene affidarsi all'America per risolvere un contenzioso politico e strategico fra i più complessi. Questa posizione è la stessa presa dal presidente Sadat nella sua intervista a Newsweek, qui pubblicata integralmente, a piena pagina, con titoli in rosso scarlatto. Ora, tuttavia, si dice qui, «E' suonata l'ora della verità per gli Stati Uniti». Molto resta da fare, gli Stati Uniti dovranno dare non una ma cento prove tangibili della loro « buona volontà ». Il 1° giugno, al Cairo, i ministri del petrolio tireranno le somme e il « diavoletto » ch'è stato rinchiuso dentro un barile potrebbe rispuntar fuori. Da qui al primo giugno do vrebbero avvenire tante co se, due soprattutto: un ac cordo preliminare per avviaIgor Man (Continua a pagina 2 in seconda colonna)

Persone citate: Abdelsalam, Feisal D'arabia, Kissinger, Sadat