Confermata la pena dell'ergastolo a Mario Rossi Diminuite le condanne a tutti gli altri imputati di Paolo Lingua

Confermata la pena dell'ergastolo a Mario Rossi Diminuite le condanne a tutti gli altri imputati La sentenza al processo d'appello contro la banda "22 ottobre Confermata la pena dell'ergastolo a Mario Rossi Diminuite le condanne a tutti gli altri imputati Il capo dei cosiddetti "tupamaros genovesi" è stato riconosciuto colpevole dell'uccisione del fattorino durante la rapina all'Istituto case popolari - Il fascista Vandelli (rapimento del giovane Gadolla) ha avuto 14 anni e 7 mesi (Dal nostro corrispondente) Genova, 18 marzo. La corte d'assise d'appello di Genova, dopo 49 ore e mezzo di camera di consiglio, ha confermato la pena dell'ergastolo a Mario Rossi, «capo» riconosciuto della banda «22 Ottobre», per aver ucciso, durante la rapina all'Istituto delle case popolari, il 27 marzo del 1971, il fattorino portavalori Alessandro Floris. Mario Rossi, che è rimasto impassibile mentre il presidente della corte, Salvatore Zaccaria, leggeva il verdetto, è l'unico imputato che ha avuto confermata la condanna di primo grado; tutti gli altri hanno ottenuto notevoli diminuzioni delle pene: complessivamente sono stati tolti quasi 100 anni di reclusione. Queste le condanne stabilite dalla corte d'appello: Mario Rossi, ergastolo (come nel primo processo); Giuseppe Battaglia, il «basista» della rapina, 32 anni e 4 mesi (54 anni e 11 mesi in primo grado); Rinaldo Fiorani, Vaideologo» del gruppo, 25 anni e 5 mesi (43 anni e 2 mesi); Augusto Viel, che guidava la motoretta su cui tentò di fuggire Rossi, 24 anni e 4 mesi (39 anni e 2 mesi); Gianfranco Astara, il «canarino», che mise i magistrati sulle tracce di molti imputati con le sue dichiarazioni poi più volte ritrattate, 34 anni (44 anni e 9 mesi); Silvio Malagoli, l'orefice, in casa del quale si riunivano i «tupamaros», 16 anni (25 anni e 6 mesi); Giuseppe Piccardo, 17 anni e 2 mesi (18 anni e 8 mesi); Aldo De Scisciolo, 10 anni e 4 mesi (14 anni); Renato Rinaldi, il «dissidente», 13 anni e 10 mesi (16 anni e 1 mese); Lorenzo Castello, 5 anni e 10 mesi (10 anni e 11 me si); Diego Vandelli, il fascista, ideatore del rapimento di Sergio Gadolla, 14 anni e 7 mesi (20 anni e 1 mese). Anche gli imputati «minori» hanno beneficiato di un alleggerimento delle pene o addirittura dell'assoluzione: Teobaldo Marietti, 6 mesi (1 anno e 3 mesi); Carlo Piccardo, 1 anno (1 anno e un mese); Giambattista Gibelli, assolto per insufficienza di prove (1 anno e 8 mesi); Maria Mattioli, assolta con formula piena (1 mese); Maria Meloni, assolta (assolta); Ferdinando Alessi, 2 anni (3 anni); Arnaldo Iannotta, 1 anno e 6 mesi (1 anno e 6 mesi), Emilio Perissinotti, il medico, tuttora latitante, assolto con formula piena (1 anno e 2 mesi). Dall'elenco degli imputati mancavano nella sentenza Cesare Maino e Adolfo Sanguineti, le cui posizioni sono state «stralciate» nel corso del dibattimento per motivi di salute: il primo ha tentato il suicidio, pochi giorni dopo l'inizio del processo d'appello, il secondo non s'è mai presenta to in aula, perché gravemente ammalato di diabete. Dopo la sentenza, una trentina di giovani del «Soccorso rosso» hanno scandito slogans: «La sola giustizia è quella proletaria», «Fuori i Rossi, dentro Sossi», «Marx, Lenin e Mao Tse-tung». Poi con il pugno levato in alto, mentre il pubblico sfollava, hanno intonato «Bandiera rossa». Gli imputati hanno risposto alzando le braccia ammanettate: apparivano, tutto sommato, soddisfatti; qualcuno ha sorriso alla folla e ai fotografi; la moglie di Rinaldi, una donna piccola, vestita di nero, s'è avvicinata al ma rito, superando lo sbarramento dei carabinieri e gli ha stretto le mani, per un attimo. Rossi, come estraneo alla vicenda, pallido e leggermente incurvato nelle spalle, ha chiesto al cancelliere di leggergli il dispositivo. Non ha fatto commenti. Commosso, invece Vandelli, il quale ha avuto una riduzione di 5 anni e 6 mesi. Una folla di trecento persone ha atteso il passaggio dei tupamaros: non ci sono stati incidenti né le grida polemiche e gli insulti d'un anno fa, dopo la sentenza di primo grado; soltanto un nuovo saluto a pugni chiusi da parte del gruppetto di «Soccorso rosso» e di Franca Rame. Poi, il sipario è caduto sulla «22 Ottobre». In giornata i carabinieri hanno trasferito gli imputati detenuti (Rossi, Battaglia, Fiorani, Viel, Astara, Malagoli, Vandelli, Piccardo, De Scisciolo, Rinaldi) a Bologna nelle carceri mandamentali. In pratica, la corte d'assise d'appello ha concesso a tutti le circostanze attenuanti generiche, soprattutto ponendo in secondo piano l'elemento aggravante della associazione per delinquere. E' una conseguenza della «noncuranza» con cui procuratore generale, accusa, difesa e la stessa parte civile hanno trattato l'eie mento «politico». Sono state considerate le caratteristiche psicologiche degli uomini della «22 Ottobre», pericolosi sì socialmente, ma decisamente poco credibili sul piano politico, come gruppo capace di «fare la guerriglia urbana» o di sovvertire l'ordinamento dello Stato. L'impostazione della prima accusa, mossa tre anni fa, dal sostituto procuratore Mario Sossi, nei mesi caldi in cui ci si imbatteva con eccessiva frequenza nelle «piste rosse», ha perduto via via consistenza. In corte d'assise era caduto l'elemento «politico», ma i reati comuni erano stati inquadrati senza attenuanti; adesso, alla distanza di tre anni dalle criminose imprese della banda Rossi, la polemica e il rancore «sociale» si sono stemperati. Qualcuno, in particolare tra i giovani del «Soccorso rosso», ha detto, dopo la lettura della sentenza, che «Rossi ha pagato per tutti». E' vero solo sino a un certo punto: Mario Rossi portò con sé la pistola, contro il parere di tutti i complici; non usò il pepe che aveva in tasca per gettarlo negli occhi del portavalori, sparò contro Floris che aveva cercato di bloccarlo. Paolo Lingua Genova. Il banco degli imputati alla lettura della sentenza: al centro sono riconoscibili Mario Rossi, con la barba e Aldo De Scisciolo, con gli occhiali (Telefoto Ap)

Luoghi citati: Bologna, Genova