Deficit valutario '73 252 miliardi di lire di Giulio Mazzocchi

Deficit valutario '73 252 miliardi di lire T dati della bilancia dei pagamenti Deficit valutario '73 252 miliardi di lire In dicembre si è registrato un attivo di 315 miliardi - L'azione della Banca d'Italia in difesa ha permesso un buon recupero (Nostro servizio particolare) Roma, 18 marzo. La Banca d'Italia ha pubblicato oggi le cifre sulla consistenza delle riserve valutarie nette esistenti a fine dicembre: 3.291,7 miliardi con un calo di « soli » 168 miliardi rispetto a un anno prima. Il bollettino reca anche, in via ancora provvisoria, i dati relativi alla bilancia dei pagamenti valutaria di dicembre (dai quali si ricavano quelli per l'intero anno): vi si ebbe un attivo di 315 miliardi, che riduce a 252 miliardi il deficit per l'intero anno. Si tratta d'un complesso di cifre variamente già anticipate. Esse tuttavia, nel loro insieme, servono a ben spiegare il « nuovo corso » impresso dalla Banca d'Italia alla sua recente azione, tesa a recuperare valore alla lira commerciale internazionale. Essa valeva —11,91 per cento a fine '73 e poi —20,01 dieci giorni fa. Stasera è a —18,26, in fase di recupero. I dati valutari per dicembre e per l'intero '73 mostrano che sul deprezzamento estero della lira agivano abbondantemente uscite di capitale nascoste nelle operazioni commerciali. In dicembre, infatti, la Banca d'Italia ha effettuato un incasso rilevante di prestiti privati esteri, tale da portare, nel mese, a un attivo di 793 miliardi nel movimento di capitali. Una sua parte (20 miliardi) va a compensare i saldi negativi delle partite viaggianti (operazioni in fase di chiusura contabile). Un'altra parte di quella somma presa a prestito costituisce attivo netto mensile (315 miliardi), che servì a compensare una parte del deficit di 567 miliardi costituitosi nei primi 11 mesi. La parte più ingente dei prestiti assunti in dicembre, esattamente 458 miliardi, serve invece a compensare il deficit negativo formatosi nel mese per il settore degli scambi reali, che comprende merci, turismo, noli, rimesse degli emigranti, redditi da investimento. Si sa che il commercio nel mese è stato negativo per 503 miliardi. Ciò significa che le altre voci reali sempre nel mese, hanno avuto un attivo di appena 45 miliardi. Nel dicembre '72, invece, quelle stesse voci (turismo, rimesse, redditi e noli) erano state attive per 125 miliardi. Ciò significa, in effetti, che nel solo dicembre scorso sono fuggiti capitali per oltre 50 miliardi mascherati sotto minori rimesse di emigranti, minori entrate e maggiori uscite turistiche del reale. La Banca d'Italia ha quindi deciso di stringere le viti del « chiusino » turistico, mentre ha chiesto la collaborazione doganale per chiudere anche le sovra e sotto-fatturazioni commerciali. L'istituto stima che nel '73 almeno 600 miliardi di capitali siano fuggiti all'estero attraverso i canali del mercato commerciale. Tutto ciò s'è ripercosso pesantemente sul nostro complesso dei conti esteri. Utilizzando l'attivo di dicembre della sezione capitali, il deficit complessivo annuo valutario con l'estero si ferma a 252 miliardi. Ma ciò accade perché, nell'anno, l'Istituto ha utilizzato oltre 3 mila miliardi di prestiti privati esteri, a tassi sempre più crescenti. Un quinto di tali interessi saranno pagati dal Paese per conto di quanti hanno fatto fuggire capitali attraverso il mercato, difeso, della valuta commerciale. II fenomeno era anche previsto. Già Riccardo Lombardi aveva osservato che ciò sarebbe accaduto, se si fosse allargata la forbice tra mercato commerciale e finanziario: il primo difeso dalla Banca centrale, il secondo premuto dall'uscita di capitali verso l'estero, favoriti da varie banche. Spingendo in basso quest'ultimo mercato, si è creata l'opportunità di far uscire capitali sul mercato difeso. La Banca d'Italia, che deve difendere queste quotazioni per difendere anche la stabilità dei prezzi interni contro le speculazioni, ha ora necessità d'agire sia sui « chiusini » turistico e commerciale, ma sia anche nei confronti di quella liquidità bancaria che consente la esistenza di forme liquide al capitale, ciò che è origine delle fughe speculative. Appare chiaro che ora l'istituto centrale troverà i modi per obbligare le banche a « rientrare » da tutte le operazioni speculative verso l'estero. Riuscirà la Banca d'Italia a non trasformare il freno « bancario » in freno « monetario » vero e proprio? Certo essa ha lungamente atteso l'ausilio della manovra fiscale (impostata da Colombo, spetta ora a Tanassi di concluderla). Attende però anche che vengano misure che facciano preferire al risparmio, residuato dai consumi e dalla tassazione, investimenti all'interno piuttosto che all'esterno. Si attende di rivedere Colombo lavorare al Tesoro, per le modifiche alle leggi sulla Borsa Valori e sulle Società per azioni sulle quali aveva raggiunto accordi col psi già nel '71: esse possono fermare l'esodo e, anzi, richiamare capitali. Molto tempo per agire non c'è più. La riserva valutaria netta a fine '73 ammonta a 3291,7 miliardi calcolati al valore di mercato commerciale che in quel momento avevano le riserve in valuta (ciò è fatto per la prima volta) e al valore « anziano » di 703 lire per grammo dell'oro, delle posizioni sui Fondo Monetario e dei diritti di prelievo. A valutare tutto al prezzo di mercato, la riserva sa¬ lirebbe a oltre 8500 miliardi: pagati i debiti già assunti con l'estero, resterebbero pur sempre in cassa circa 5 mila miliardi. Cinquemila miliardi sono, però, quanto basterebbe appena a pagare il deficit estero prevedibile per il '74. Dunque molto tempo non vi è, per tornare al pareggio dei conti annui con l'estero. Ciò va fatto entro il '75, nonostante si sia quadruplicato, tra il marzo scorso e questo, il prezzo del petrolio. Urgono le leggi di riforma finanziaria, urge spingere gli investimenti e la produzione, urge limitare consumi superflui dipendenti dall'estero. Se ciò non sarà avviato, la « stretta bancaria» che il governatore Carli sta correttamente imprimendo, di fatto diventerà « stretta monetaria », con la conseguente catastrofe per la occupazione, del tutto evitabile. Giulio Mazzocchi

Persone citate: Carli, Riccardo Lombardi, Tanassi

Luoghi citati: Roma