" Niente saccio, niente vitti" ma il giudice arresta Giovanni Taormina e "u picciotto" di Vincenzo Tessandori

" Niente saccio, niente vitti" ma il giudice arresta Giovanni Taormina e "u picciotto" " Niente saccio, niente vitti" ma il giudice arresta Giovanni Taormina e "u picciotto" Il nostro inviato ci telefona da Bergamo: Per due mesi lo hanno avuto sotto i piedi, ma non se ne sono accorte. Le tre donne del clan negano, tutto e con disperazione. Sull'esistenza del carcere sotterraneo non erano state informate, tanto meno della presenza, in cascina di Luigi Montelera. Sono quattro, indiziate di reato per « sequestro di persona a scopo di estorsione ». Tre vengono dalla Sicilia, Concetta Faraona, 26 anni, moglie di Giuseppe Taormina; la sorella Girolama, 19 anni; Giovanna Di Trapani, 28 anni, sposata con Francesco. La quarta è Fausta Belloll la sposa del « capofamiglia » Giacomo, fuggito chissà dove. E' figlia di un lattaio di Treviglio, ha 29 anni: sembra che non abbia dovuto superare troppe difficoltà per inserirsi nel nuovo ambiente. Dicono che abbia notevole ascendente sulle altre. Ai giudici che le hanno interrogate hanno risposto con monotonia « quasi irritante »: « Non sappiamo niente, i nostri uomini non ci dicono mai niente ». I nomi che i giudici hanno messo loro davanti agli occhi le hanno la¬ sciate indifferenti: « Giuseppe Ugone? Mai sentito, tantomeno visto ». Non hanno cambiato atteggiamento neppure quando hanno loro detto che Giuseppe Ugone aveva forse fatto l'autotrasportatore internazionale e che aveva lavorato anche per « don Giacomo », nel brevi anni che gli erano serviti per mettere insieme una concreta fortuna. « Nienti saccio, nienti ritti »: una litania che anche i quattro finiti con le manette ai polsi ripetono: Francesco e Giuseppe Taormina, carcerieri di Luigi Rossi, il loro fratello Giovanni, preso a Palermo e sospettato di aver scritto le richieste per il riscatto; Giuseppe Ugone « 'u picciotto », nipote di Pino (Giuseppe) Ugone, padrone della cascina « La Palma ». Tutti « uomini di rispetto », felici se potessero, di collaborare con la giustizia. Ma non possono. Ordini di cattura immediati avevano raggiunto Giuseppe e Francesco; ieri, dopo l'interrogatorio nel carcere di Sant'Agata condotto dal sostituto procuratore Ottavio Roberto, anche per Giovanni Taormina e per « 'u picciotto » la situazione è diventata meno semplice: il magistrato ha spiccato ordine di cattura per « sequestro di persona a scopo di estorsione ». Per il giovane Ugone che compirà 18 anni, fra due giorni, il provvedimento è stato preso perché « esistono sufficienti elementi per la detenzione preventiva sia per la gravità del reato, sia per la personalità dell'imputato ». Il minorenne, secondo il magistrato, è quindi pericoloso come un maturo ed esperto rappresentante dell'» onorata società ». Presenti agli interrogatori 1 difensori: per i Taormina Salvatore Puglisi, 37 anni, siciliano di Santa Teresa Riva (Messina), a Treviglio da una decina di anni e coinquilino di Giacomo Taormina, latitante, in via Casnida 10; per Giuseppe Ugone l'aw. Giuseppe Lopez, di Milano. La tenacia, soprattutto nel tacere, è una dote riconosciuta anche di Giovanni Taormina. Al magistrato ha detto di essere andato a Treviglio solo due volte, nel '69, quando era militare a Palmanova, e un anno dopo. In occasione del suo matrimonio. « II mio cliente ha detto di non aver mai visto la cascina dei suoi fratelli — ha spiegato il difensore — Tutto nell'interrogatorio è andato in modo molto soddisfacente ». Ma il dott. Roberto al termine del colloquio ha ordinato l'arresto dell'indiziato. « Contro Giovanni non ci sono prove, neppure indizi, ma solo sospetti »: dice l'aw. Puglisi. « Chiederò una verifica e poi vedrò se domandare la revoca dell'ordine di cattura ». Giovanni Taormina non conosce Giuseppe Ugone, dice l'avvocato, non conosce nessuno. Tanto meno Saverio e Vincenzo Mammoliti, coinvolti nel rapimento Getty. Privi di conoscenze anche 1 due fratelli alloggiati in celle di sicurezza nel carcere di San Vittore. L'interrogatorio, che forse ha somigliato più a un monologo del magistrato, non è andato oltre mezz'ora. « Forse nei prossimi giorni presenterò istanza perché l'istruttoria venga formalizzata » ha detto l'aw. Puglisi. « In ogni caso chiederò la libertà provvisoria per il mio cliente, se si chiarirà che le lettere non sono state scritte da lui ». L'avvocato che avrà al fianco il collega Acampora, di Palermo, non ha ancora deciso quale tesi difensiva adottare. « Anche Giuseppe e Francesco mi hanno detto di ignorare la presenza di Luigi Montelera ». Si cerca intanto di risalire alla « mente » che ha organizzato il sequestro Montelera, e come sembra sempre più facile, molti altri al Nord. Secondo gli inquirenti non ci sono dubbi che Giacomo Taormina fosse l'uomo di fiducia che l'« onorata società » o forse « cosa nostra » aveva scelto per sovraintendere agli affari in Italia. E la sua tempestiva scompar¬ sa dimostra, se non altro, che la stima del « padrino » non era stata mal riposta. Aveva lavorato come un ragno, creando un'organizzazione capillare ed efficiente, aveva stabilito contatti con Torino, Vercelli, Mantova, Milano, Bergamo e Como, dove, forse c'era la base per far passare sacchi di banconote in Svizzera. Finito il periodo di « soggiorno obbligato » per « don Giacomo » non era stato difficile mostrare un aspetto rispettabile: aveva così potuto concludere anche affari personali, mettendo insieme un patrimonio in terre, cascine e appartamenti, intessendo rapporti con personalità discusse della cittadina che lo ospitava. SI cerca il « cervello » ma dopo i primi risultati le indagini non hanno più lo slancio iniziale: c'è chi teme che, con il profilarsi dei (i grossi nomi » la fortuna abbandoni gli inquirenti. E qualcosa già non deve essere andato per il giusto verso, se ieri fino a notte la Guardia di Finanza e la scientifica hanno frugato palmo a palmo cascina Colleoni. Si cercava il denaro del riscatto Torielli, ma il tentativo irta ha per il momento, dato risultati. Anche gli efficienti ufficiali della Guardia di Finanza apparivano più tesi e imbronciati dei giorni scorsi. Hanno detto: « Non ci sono notizie dagli scavi ». Vincenzo Tessandori