La Resistenza in teatro

La Resistenza in teatro La Resistenza in teatro Lo spettacolo "Roma 335", di Carlo Bernari, debutta nella capitale (Nostro servizio particolare) Roma, 18 marzo. Finite le repliche di Karolina e Kasimiro, sotto il « tendone » del Teatro di Roma, si sta allestendo Roma 335, uno spettacolo scritto da Carlo Bernari che ripropone, a trent'anni di distanza, episodi sconosciuti della Resistenza romana. La « prima » è prevista per lunedì prossimo, ossia il giorno successivo alla celebrazione della strage delle Fosse Ardeatine. La regia dello spettacolo è di Giorgio Ferrara, già collaboratore di Visconti, Enriquez e Ronconi, il quale si avvale per l'occasione di un nutrito cast di attori: da Valeria Moriconi a Stefania Casini, da Duilio Del Prete a Vincenzo De Toma, da Andrea Giordana a Pina Cei, da Carlo Hintermann ad Elvira Cortese. L'arco della vicenda va dall'otto settembre del '43 alla liberazione di Roma avvenuta il quattro giugno del '44. In questo mosaico di storie della Resistenza, oltre ai fatti drammaticamente noti (via Rasella, via Tasso, forte Bravetta), sono narrati anche degli episodi privati come, ad esempio, quello di Lea (Stefania Casini) e Silvio (Duilio Del Prete): due giovani che, separatisi l'8 settembre, si ritrovano durante la lotta clandestina e danno vita ad un rapporto di tipo nuovo, di fiducia e di stima. « Tra i protagonisti di questo collage di ricordi c'è anche un cappotto passato dalle spalle di un partigiano a quelle di un altro senza sapere di chi fosse — dice Bernari — finché alla liberazione, volendolo restituire al legittimo proprietario, finimmo per attribuirlo al povero Emanuele Caracciolo, una delle 335 vittime dell'eccidio delle Ardeatine. A distanza di trent'anni qualcuno oggi mi ha detto che quel cappotto era di Eduardo De Filippo ». I fili di questo « mosaico teatrale » li legge in scena Vincenzo De Toma che nel ruolo di un « cronista giudizioso >i interviene ogni tanto, per fare il punto, integrare, spiegare e riempire addirittura i vuoti di memoria degli stessi protagonisti. e. b.

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