Il prezzo del "greggio,, potrebbe salire ancora di Mario Ciriello
Il prezzo del "greggio,, potrebbe salire ancora Riuniti a Vienna i Paesi produttori Il prezzo del "greggio,, potrebbe salire ancora Solo i sauditi suggerivano un ribasso - Oggi l'Opec deciderà se il prezzo resterà immutato o sarà ritoccato - Poi si riuniranno gli arabi, che dovrebbero annunciare la fine, o la semplice sospensione, dell'embargo verso gli Usa - L'Italia fra le "nazioni amiche" degli arabi (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 16 marzo. Cominciamo col disperdere una illusione. L'Opec non abbasserà il prezzo del petrolio. Lo ha dichiarato questa sera alle 20 fi ministro iraniano Jamshid Amuzegar. La domanda, dunque, è questa: resterà immutato o salirà? E' un altro di quei momenti, nell'interminabile saga petrolifera, in cui le speranze si alternano alle apprensioni. Quanto costerà il minerale nei prossimi mesi? Domanda vitale per tutte le economie, sferzate da una inflazione che non conosce più né frontiere né barriere: ed è la domanda cui darà risposta il convegno dell'Opec apertosi oggi a Vienna, sede del suo « quartier generale ». Per ora non abbiamo che le secche parole di Amuzegar. I lavori riprenderanno domattina. Riprenderanno e probabilmente finiranno. Gli OH Ministers delle dodici nazioni dell'Opec (Organization of the Petroleum Exportìng Coun tries) hanno fretta. Domani pomeriggio, l'Opec dovrebbe uscire di scena per lasciare il posto ad un altro schieramento petrolifero, l'Oapec, i cui ministri si riuniranno, forse in un albergo, per riprendere il dibattito cominciato a Tripoli mercoledì sulla revoca dell'embargo contro gli Stati Uniti. L'Oapec (Organization of Arab Petroleum Exporting Countries) è il braccio dei soli produttori arabi, uno strumento usato per fini sia commerciali sia politici. L'Opec è, invece, un « cartello » nato nel 1949, con paternità più venezolana che araba, per proteggere i produttori dalle allora incontrollate e incontrollabili società petrolifere. Ne fanno parte adesso Algeria, Arabia Saudita, Ecuador, Indonesia, Iran, Irak, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Unione degli Emirati Arabi, Venezuela. Presenti pure il Gabon come « associato » e TrinidadTobago come « osservatore ». Cominciamo dai prezzi, il problema di più immediato interesse per le economie europee. A Ginevra, il 9 gennaio, i ministri dell'Opec concordarono di lasciare immutato fino al 1 aprile il posted prìce del « greggio arabico leggero », undici dollari e sessanta cents per barile, prezzoguida per tutti i petroli. Si era arrivati a questa quota in soli tre mesi, tra ottobre e dicembre, con un quadruplo salto mortale. Adesso, a Vienna, si deve fissare il prezzo per il prossimo trimestre aprile-maggio-giugno e molti sono i punti di vista. Il saudita Yamani ripete che i prezzi sono troppo alti, che esasperano l'inflazione mondiale a danno degli stessi produttori: ma pochi gli credono e taluni sembrano considerare giustificato un altro aumento di un dollaro o più. Sarà interessante vedere come l'Opec sbroglierà questa matassa, perché la situazione si è complicata negli ultimi due mesi. Anzitutto, la galoppata dei prezzi sembra essersi arrestata, e in molti casi si è avuta una flessione. All'asta di Kuwait nessuna delle offerte ha toccato il livello desiderato: altrove, grossi quantitativi di greggio sono stati ottenuti a prezzi inferiori a quelli pattuiti in accordi bilaterali. Alcuni notabili dell'Opec sostengono che si è davanti ad una «manovra» americana. Washington, aiutata da altri grossi consumatori, avrebbe indotto le OH Companies a deprimere il mercato, sia rifiutandosi di comprare a tariffe trop- Mario Ciriello (Continua a pagina 2 in quarta colonna)
Persone citate: Yamani
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