Montelera rimase prigioniero in una cascina di Moncalieri

Montelera rimase prigioniero in una cascina di Moncalieri Prima di essere trasferito presso Treviglio Montelera rimase prigioniero in una cascina di Moncalieri Sarebbe rimasto chiuso in una cella per due mesi - Il proprietario, latitante, è parente dei fratelli Taormina - Mandato di cattura per sequestro di persona - La moglie interrogata Prima di essere trasferito nel « bunker » della cascina di Treviglio, Luigi Rossi di Montelera è rimasto rinchiuso per due mesi nella cella di una cascina nella zona collinare di Moncalieri. Il proprietario della casa colonica, Giuseppe Ugone, 40 anni, moglie e due figli, è parente dei fratelli Taormina contro i quali il giudice istruttore di Milano dott. Turone ha emesso mandato di cattura per sequestro di persona. Lo stesso magistrato aveva spiccato, giovedì scorso, un mandato di cattura anche contro Giuseppe Ugone, ora irreperibile, che diventa così uno dei personaggi chiave del rapimento del conte torinese. Il dott. Turone che ha perquisito ieri col collega dottor Sciaraffa la cascina di Moncalieri ha dichiarato: « Stiamo controllando se Luigi Rossi di Montelera sia stato segregato in una botola di questa casa colonica. Il 14 marzo ho emesso un mandato d'ar¬ resto per sequestro di persona contro il proprietario Giuseppe Ugone. Stiamo controllando anche se nel cortile della casa vi siano altri collegamenti con la cella sotterranea scoperta ». Il giudice non ha voluto precisare se il mandato di cattura riguardi il sequestro di Rossi di Montelera o del Torielli o di entrambi. In serata il giudice ha cominciato ad interrogare la moglie dellTTgone che per ora è indiziata di reato per concorso in sequestro di persona. Si prevedono sviluppi clamorosi, giustificati da altre due notizie trapelate ieri. Luigi Rossi di Montelera avrebbe riconosciuto una delle persone che lo sequestrarono. Si tratta di Giacomo Taormina, la « mente » della banda che s'è reso uccel di bosco e pare essersi rifugiato negli Stati Uniti. Nella versione resa in un primo momento dal conte torinese, i banditi parlavano con accento settentrionale e isdRddsduvcldcèppssnMmrcTrrsdp il rapimento, il 14 novembre, sarebbe avvenuto nei pressi del circolo di tennis di corso Rosselli. Rossi di Montelera disse che, sotto la minaccia di una pistola, era stato costretto a sdraiarsi sui sedili di un'auto, ripartita poi per un lungo viaggio senza tappe verso Treviglio. Questa invece la nuova ricostruzione dell'episodio. Una « Giulia » verde pisello l'ha affiancato in corso Polonia e bloccato. Ne è uscito un uomo piccolo, capelli crespi e neri, pistola in pugno, parlava con accento siciliano. Dall'identikit di quest'uomo e da altre descrizioni, si tratterebbe, secondo il Montelera, di Giacomo Taormina. La seconda notizia si riferisce alla perquisizione della cascina di Moncalieri: il dott. Turone e il sostituto procuratore di Torino, dott. Sciaraffa, vi hanno trovato « cose molto importanti ai fini delle indagiri », anche se ieri, per l'oscurità, non è stato possibile fare altri accertamenti all'in cerno e nei sotterranei della casa colonica. Questa si trova in una piccola valle denominata «Palma » e vi sì accede da una stretta strada, la «Maiola», diramazione della statale Asti Genova. Un anno fa Giuseppe Ugone aveva acquistato metà della cascina da una commerciante di Moncalieri, Clara Parasacco, che a sua volta l'aveva avuta da Teresa Chianale, sorella di Livio, proprietario dell'altra metà. Una cascina vecchia, un tempo adibita a rustico di una vicina villa patrizia. « Voglio rimetterla a nuovo — diceva l'Ugone ai contadini del vicinato — e costruire un capannone per l'allevamento di bestiame ». E aveva iniziato subito i lavori di restauro. Ma la famiglia (marito, moglie e due bambini di 3 e 7 anni) non vi risiedeva in continuazione, quattro-cinque giorni e poi la casa rimaneva disabitata per settimane. « Pippo » (cosi lo chiamava la moglie) arrivava con l'Alfa 1750 e con la 500 accompagnato spesso da altre persone che ripartivano dopo poche ore. Un uomo discreto lui, secondo i contadini che avevano modo di avvicinarlo, cortese, di poche parole. A volte « dava una mano » ai muratori che dovevano restaurare l'edificio ma il piccolo appezzamento di terreno di sua proprietà che circondava la cascina è sempre rimasto incolto. Da alcuni mesi « Pippo » aveva installato il telefono e ammucchiato nel cortile ghiaia, cemento e mattoni. La cascina era stata restaurata, ma l'Ugone aveva costruito anche una botola sotterranea. Vi si accede dal cortile attraverso un'apertura di non più di 50 centimetri. Un lungo corridoio permette di entrare nel vero e proprio bunker, un metro e sessanta di altezza, poco più di due metri di larghezza. Una stanzetta nuda, visitata ieri dai due magistrati che vi avrebbero trovato « cose interessanti » ai fini delle indagini sul rapimento di Montelera e di Torielli. Per i due giudici la botola sarebbe un « luogo idoneo » per la segregazione di persone. Come si è giunti al ritrova- Guido J. Paglia (Continua a pagina 2 in settima colonna)