Modena chiede di essere difesa contro il pericolo dette alluvioni

Modena chiede di essere difesa contro il pericolo dette alluvioni Perché i cittadini non debbano avere più paura Modena chiede di essere difesa contro il pericolo dette alluvioni Per contenere le piene del Secchia e del Panaro occorrerebbero almeno dieci miliardi - La richiesta, rivolta allo Stato, è stata riaffermata dai pubblici amministratori nel corso di una conferenza stampa - La Regione si è impegnata a spendere trenta miliardi in tre anni (Dal nostro inviato speciale) Modena, 15 marzo. Come difendere Modena dal pericolo ricorrente delle alluvioni causate dalle piene del Secchia e del Panaro? Quali sono le opere non più rinviabili, almeno un inizio di sistemazione dell'assetto idrogeologico, perché i cittadini non abbiano più paura? C'è una speranza che lo Stato, dopo tanti drammi, angosce, distruzioni, raccolti rovinati, case invase dal fango, intervenga finalmente stanziando una somma per provvedere alle «opere urgenti»? Gli amministratori modenesi insistono ormai da tempo: «Ci occorrono subito dieci miliardi». Autorità comunali e provinciali, forze politiche, sindacati, tecnici e cittadini si ritroveranno domani in piazza per riproporre pubblicamente il problema. La manifestazione alla quale interverrà il presidente della Regione, Guido Fanti, intende scuotere gli indifferenti e premere sul governo che all'indomani dell'ultimo disastro (25 settembre scorso) promise finanziamenti. La richiesta dei dieci miliardi è stata riaffermata oggi nel corso di una conferenza stampa, presenti il sindaco Germano Bulgarelli, il presidente della Provincia Morselli, l'ingegner Moratti, capo del Genio civile, l'assessore regionale ai lavori pubblici, Romagnoli. «E' vero — ha esordito il sindaco —, lo Stato ci ha già dato un miliardo, e stiamo lavorando alle opere di difesa, ma tale somma non è sufficiente. Bulgarelli ha proseguito: «Dal '66 ad oggi per i danni causati dalle alluvioni sono stati pagati 40 miliardi di indennizzo. Sin dal '69 le amministrazioni provinciali di Modena e Reggio hanno elaborato un piano di interventi organici. Il minimo che si possa fare adesso è finanziare la prima parte del nostro programma: due "casse di espansione" sul fiume Secchia e una sul Panaro. Per noi si tratta anche di una battaglia democratica, di risposta pubblica alle più elementari esigenze dei cittadini, la difesa della vita oltre che degli apparati produttivi. Inoltre crediamo che la nostra azione sia un contributo per l'affermarsi a livello nazionale di un nuovo modello di sviluppo che veda le risorse impiegate non per fare autostrade, ma per la difesa della montagna, ad esempio, e lo sviluppo dell'agricoltura». Nel suo intervento l'assessore regionale Romagnoli ha rilevato come la manifestazione di domani sia espressione di un modo nuovo di affrontare i problemi «con gli sforzi congiunti di tutti, in un costruttivo spirito di collaborazione. Ma è necessario — egli ha aggiunto — che il governo si assuma pienamente le sue responsabilità. Dal suo canto la regione si è impegnata a spendere 30 miliardi in tre anni per il rimboschimento, sette 'miliardi e mezzo per le opere idrauliche nei corsi d'acqua, circa tre miliardi per le opere di bonifica, un miliardo per il consolidamento degli abitati e un miliardo per i pronti interventi. Ma complessivamente la difesa del suolo, la materia degli inter venti di bonifica competono allo Stato». A nome della Provincia di Modena l'avv. Morselli ha detto: «Non possiamo assolutamente attendere di andare ogni anno sott'acqua, perciò abbiamo fatto il piano. Lo studio mette in evidenza le passate imprevidenze e offre gli strumenti per prevenire i danni futuri. Ora si tratta di agire senza perdere altro tempo. Le casse di espanione sono un rimedio alla politica di incurie degli anni trascorsi. Dieci miliardi servono solo ad avviare l'opera di risanamento». Il progetto per le due casse di espansione sul Secchia, all'altezza di Rubiera, nel Reggiano, è stato presentato un anno fa al Magistrato del Po. Entro un paio di mesi dovrebbe terminare la fase istruttoria. L'ing. Moratti del Genio Civile ne ha illustrato i particolari tecnici: «In sostanza le casse create ai lati del fiume formerebbero un grande bacino naturale capace di contenere otto milioni e mezzo di metri cubi d'acqua, immagazzinando l'onda di piena e facendola al tempo stesso defluire lentamente attraverso due scaricatori. Gli esperimenti condotti su "modelli idraulici" hanno permesso di accertare che la piena si ridurrebbe del 30%, entro un sicuro margine di sicurezza». Il progetto riguardante il Panaro (responsabile del disastro dell'autunno '73 e incubo permanente per i modenesi) è ancora di massima; i tecnici l'hanno messo a punto in questi giorni. Il bacino sarà più grande, potrà contenere 15 milioni di metri cubi d'acqua. Se fosse stato in funzione il 25 settembre scorso l'onda di piena si sarebbe abbassata del 50%. Tra costo dei lavori e spese di esproprio ci vorranno per entrambe le opere 6 miliardi, altri quattro saranno destinati ad opere di rafforzamento e pulitura. Sempre che arrivino, naturalmente. Le esperienze del passato non incoraggiano all'ottimismo. Basti pensare che il Magistrato del Po ha tuttora a disposizione per tutto quanto di sua competenza due miliardi all'anno, dovendo badare al territorio di 27 province. A Modena toccano 50 milioni appena. Antonio De Vito 4zFipmpgRpazMaP6lTpMn

Luoghi citati: Modena, Reggio, Rubiera