Il parere di Benvenuto

Il parere di Benvenuto Il parere di Benvenuto (Nostro servizio particola/re) Roma, 15 marzo. « I risultati della riunione del Consiglio di amministrazione della Fiat appaiono meno drammatici di quanto ci si poteva aspettare dopo le dichiarazioni rilasciate " a caldo " dai rappresentanti dell'azienda al momento della conclusione della vertenza aziendale al ministero del Lavoro ». Cosi ha dichiarato questa sera Giorgio Benvenuto, uno dei tre segretari generali della Federazione dei lavoratori metalmeccanici, che abbiamo interrogato in merito alle decisioni prese oggi dal Consiglio di amministrazione della Fiat. Camiti è partito in mattinata per Torino, Trentin si è recato fuori Roma dopo aver partecipato all'Incontro al ministero del Lavoro per l'Alfa Romeo. « Rimangono però — ha proseguito Benvenuto — nelle dichiarazioni del massimi dirigenti della Fiat larghe zone di incertezza, che destano preoccupazione per il futuro dei lavoratori, nonché giudizi ambigui su quello che è stato il comportamento del sindacato. E' bene quindi subito chiarire che i metalmeccanici non si sono mai proposti la realizzazione di un tipo di sviluppo econo¬ mico e sociale che avesse come supporto la trasformazione delle aziende private in aziende sovvenzionate e mantenute attraverso lo sperpero del denaro pubblico ». « Abbiamo sempre riconosciuto — ha proseguito Benvenuto — un ruolo ed uno spazio per l'impresa privata, anche perché siamo consapevoli dell'importanza, in una società pluralistica qual è la nostra, di evitare monopoli facilmente trasformabili in centri di potere e spesso di pesante condizionamento del governo e delle forze politiche. Ed è proprio per questo che respingiamo responsabilità del sindacato e dei lavoratori sull'attuale crisi della Fiat ». Il dirigente dei metalmeccanici ha osservato che la mancan. za di una programmazione, l'assenza di un quadro di certezza economica e sociale, i silenzi ed i ritardi delle forze politiche « sono la conseguenza della politica della Fiat che per anni ha non solo teorizzato, ma anche determinato tutto ciò che oggi respinge. Certo per il sindacato sarebbe stato più comodo e senza dubbio più facile limitarsi alla polemica. Ebbene ciò non è avvenuto ». Il sindacato — rileva Benvenuto — ha rifiutato « la logica di una sterile, impossìbile e qualunquistica alleanza tra capitale e lavoro per proporre soluzioni che, nel tempo, possano rappresentare un quadro di certezza sociale ed economica diversa per l'azienda, ancorate come sono ad una diversificazione produttiva, ad una presenza più equilibrata e diffusa nel Paese, ad una modifica dell'organizzazione del lavoro, ad uno stimolo per la realizzazione di infrastrutture so. ciali, ad una politica salariale in cut sono ridotti ampiamente i margini di discriminazione e di discrezionalità « Esistono quindi per l'azienda — ha concluso — delle basi nuove per portare avanti il confronto con il sindacato e per avere un rapporto diverso con le forze politiche, con il governo e con gli enti locali. Il problema economico c'entra, ma non nei termini drammatici posti dall'azienda. I conti dell'azienda non tornano, ma non tornano ancor più quelli dei lavoratori. Il sindacato non ha voluto risolvere il grave e drammatico problema dell'inflazione scaricandolo solo sull'azienda. Il discorso e gli impegni sono più ampi e sono legati all'iniziativa che le confederazioni dovranno portare avanti.

Persone citate: Giorgio Benvenuto, Trentin

Luoghi citati: Roma, Torino