Una forte emissione di Buoni del Tesoro di Giulio Mazzocchi

Una forte emissione di Buoni del Tesoro Mentre la lira si sta rafforzando Una forte emissione di Buoni del Tesoro Saranno emessi buoni semestrali per 1300 miliardi al 9 per cento e l'assorbimento sarà effettuato "per intero" dalla Banca che potrà cedere successivamente ad altri operatori" d'Italia (Nostro servizio particolare) Roma, 15 marzo. E' stato annunciato oggi che questo mese il Tesoro emette buoni semestrali per 1300 miliardi di lire. Sono emessi al 9 per cento d'interesse anticipato, con un rendimento effettivo del 9,65 per cento. La loro destinazione è « libera », ma s'annuncia pure che l'assorbimento sarà effettuato « per intero » dalla Banca d'Italia « che potrà cedere successivamente ad altri operatori ». Dato l'andamento dei tassi bancari il condizionale è eufemistico. Dei 1300 miliardi ben 800 costituiscono rinnovo della precedente emissione di pari importo effettuata nel settembre scorso, già allo stesso tasso. Nello scorso ottobre, poi, ne furono emessi per altri 500 miliardi, a tasso inferiore, mentre si tornò al tasso del 9 in dicembre. Il significato dell'operazione attuale è quindi quello, come già ieri si poteva presumere che sarebbe avvenuto, di finanziare le necessità del Tesoro dello Stato, quindi di mantenere sufficiente liquidità al sistema onde favorire gli investimenti. La Banca d'Italia continua ad accompagnare la politica espansiva. Insieme, si migliora anche il tasso di cambio internazionale della lira, oggi ulteriormente rafforzata. Nel calcolo che « 24 Ore » riferisce al 9 febbraio del '73, ultimo giorno della difesa fissa, la lira commerciale internazionale vale stasera —18,38 per cento contro —18,54 di ieri. Il recupero odierno è quindi inferiore al quarto di punto: rallenta in prossimità dell'avvicinarsi al punto-obiettivo di valore medio annuale indicato nella « lettera d'intenti » al Fondo monetario e pari a —17 per cento. Si afferra adesso la ragione per la quale le banche stanno così operosamente secondando l'indirizzo dell'Istituto di emissione. Poiché è ora fatto obbligo di non portare con sé lire (appena 20 mila), bensì valuta estera a chi esce, diventa obbligatorio per i turisti acquistare valuta direttamente in Italia e solo presso i « rivenditori » autorizzati ad apporre il timbro sul passaporto « valuta acquistata », che sono poi quasi soltanto le banche. Stamane, fatto un giro tra le banche romane, si è potuto « porre agli atti » che una banca, sede centrale, ha acquistato scudi portoghesi a 25,75 lire contro la quotazione odierna del mercato finanziario di 26,50 e franchi francesi a 135 contro la quotazione di 139,30. Sin qui l'utile realizzato non è straordinario, anche se scoraggia il turista estero e può promuovere un « mercato nero ». Esoso diventa invece l'utile laddove si attesta, in un documento d'acquisto, che la stessa banca ha rivenduto al cliente franchi svizzeri a 224 lire per franco, mentre la quotazione odierna è di 217. Spiegazione?: « In questo momento cediamo valuta al prezzo stesso che, per telefono, ci viene comunicato dalla Borsa». Ma la valuta, comunque, era Eia nel cassetto della banca, dove era entrata a un minor prezzo, rispetto all'ufficiale, percentualmente pari alla differenza dimostrata dalla citata cessione di scudi e franchi francesi. Le banche stanno quindi operando, per la vendita di valuta turistica, a tassi astronomici. Le banche naturalmente devono cedere al turista italiano valuta spendibile all'estero mediante travellers' cheques (titoli internazionali di credito) al prezzo vigente sul mercato commerciale, che è assai più favorevole. Ma, a parte il fatto che chiunque ha necessità di qualcosa di liquido nella valuta del Paese in cui si reca, resta lo « strano » fatto che quasi tutte le banche visitate erano quasi sempre in possesso «solo» di travellers' per valute diverse da quelle che a volta a volta venivano chieste. Queste notizie spiegano l'eccezionale aiuto che in questa occasione le banche agenti hanno prestato alla Banca d'Italia in difesa della lira. V'è da dire che tutto ciò risponde anche a un'esigenza pressante. Al 31 di questo mese scade il termine nel quale i singoli istituti dovranno dimostrare di aver osservato, nei prestiti alla clientela, i limiti d'aumento per categorie d'importi fìssati l'estate scorsa dalla Banca d'Italia, onde aiutare gli investitori e scoraggiare gli speculatori. E' il complesso di tali ragioni, sembra, a determinare quella stretta di liquidità che da alcune giornate molti operatori denunciano. Peraltro pare che la liquidità bancaria totale sia ancora abbastanza elevata. Si tratterebbe, perciò, d'una stretta verso precedenti investimenti speculativi. Il problema del credito agli investitori, quindi, resterebbe quello di sempre: il problema delle « garanzie », che tanto frena l'iniziativa privata italiana medio- piccola e la stessa esportazione. Anche Colombo, ritornando al Tesoro dopo circa 4 anni, ritrova infatti i problemi di sempre. I « tecnicismi » da noi si moltiplicano, le strutture resistono immutabili ad amplissime crisi. Giulio Mazzocchi

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