Quattro mandati di cattura di Vincenzo Tessandori

Quattro mandati di cattura Quattro mandati di cattura (Segue dalla V pagina) era perfettamente inserito nel nuovo ambiente: secondo gli inquirenti aveva stretto rapporti con altre famiglie mafiose, e in particolare con i numerosi gruppi di siciliani che risiedono a Rho e a Milano al quartiere Zincone. Giacomo Taormina è considerato un « pezzo da novanta »: chi lo conosce, lo descrive come uno che ha l'abitudine al comando, ma l'interrogativo che si pongono ora gli inquirenti è questo: è lui l'ideatore e l'organizzatore dell'« industria del sequestro », oppure è solo un abile luogotenente? Molti indizi farebbero pensare alla seconda ipotesi. Ma allora chi opera alle spalle di questi carcerieri e per quale scopo vengono pretesi riscatti sempre più alti, anche a rischio di trovarsi di fronte a un rifiuto? Contrabbando, spaccio di droga sono le ipotesi più verosimili e le piste che gli inquirenti battono con maggior insistenza. Per tentar di avere un profilo meno incerto di Giacomo Taormina i magistrati Roberto di Bergamo, Turone e Caizzi di Milano, hanno interrogato nella nottata, nelle celle d'isolamento a San Vittore, i fratelli più giovani. Sembra che i due abbiano dimostrato assoluto disinteresse ad aiutare la giustizia. Il punto sull'operazione conclusasi con la liberazione inattesa di Luigi di Montelera è stato fatto nel corso di una conferenza stampa tenuta questo pomeriggio presso la caserma della Guardia di finanza dal col. Giuseppe Sessa. L'ufficiale ha sottolineato che l'intervento della Guardia di finanza è stato richiesto espressamente dal giudice istruttore Turone in relazione al caso Torielli. « La Guardia di finanza si inserisce in queste indagini perché esiste un fatto economico ». I metodi rigorosi con cui opera la Guardia di finanza si sono rivelati preziosi. Indagando sul rapimento dell'industriale di Vigevano è stata messa a fuoco la situazione della famiglia Taormina: sono state fatte accurate ricerche catastali, e si è saputo così che pochi mesi erano stati sufficienti ai giovani siciliani per acquistare cascine e terreni. L'attenzione così non si è più spostata e i Taormina sono stati controllati giorno dopo giorno. « Si è trattato di mettere insieme le tessere di un mosaico e vedere se avesse un senso », ha detto il col. Sessa. Il senso che ne è venuto fuori è apparso oltre che chiaro anche molto interessante, e il giudice istruttore ha deciso le perquisizioni alla cascina di Calvenzano. La prima, lunedì, e rimasta senza esito, il giorno successivo un'altra e giovedì la terza e decisiva. Vi hanno partecipato oltre a una trentina di sottufficiali, il tenente colonnello Vissicchio, il maggiore Lombardo, il tenente Sbarre. «La perquisizione tendeva a trovare il nascondiglio dov'era stato prigioniero Torielli. Non eravamo sicuri di trovare il posto buono e neppure si pensava a Montelera ». Fra tutte è stata scelta quella cascina perché l'unica che, almeno secondo le mappe, avesse una concimaia sotto il livello del terreno cioè un locale che poteva essere riadattato a cella di isolamento. Ha aggiunto l'ufficiale: « Non ci sono elementi obiettivi per affermare che si tratti della stessa cella». L'ultima perquisizione è stata meticolosa: « Abbiamo pulito il pavimento adoperando anche la soda caustica. Finalmente è venuta alla luce una mattonella quadrata, di circa 60 centimetri di lato ». I due fratelli Taormina che assistivano impassibili sono impalliditi. Vincenzo Tessandori

Persone citate: Caizzi, Giacomo Taormina, Giuseppe Sessa, Sessa, Torielli, Turone

Luoghi citati: Bergamo, Calvenzano, Milano, Rho, Taormina, Vigevano