La famiglia di Fazio Longhi ha paura che i banditi rompano ogni contatto di Marzio Fabbri

La famiglia di Fazio Longhi ha paura che i banditi rompano ogni contatto Dopo gli arresti per il caso Rossi di Montelera La famiglia di Fazio Longhi ha paura che i banditi rompano ogni contatto La madre del ragazzo rapito a Meda è terrorizzata, non parla - "Abbiamo chiesto ai carabinieri, dice un parente, di fermare ogni indagine" - Già pagata parte del riscatto? (Nostro servizio particolare) Milano, 15 marzo. Dopo la liberazione di Luigi Rossi di Montelera, è in mano ancora ai suoi rapitori, Fazio Longhi, di 16 anni, prelevato a Meda nella sua abitazione, davanti ai genitori e ai fratelli terrorizzati, da uomini armati e mascherati, la notte tra ni e il 12 febbraio scorso. (Dubbi sussistono sul rapimento di Camillo Colombo, 49 anni, di Como). L'operazione della Guardia di finanza, che ha permesso di arrivare al nascondiglio dove veniva tenuto recluso l'industriale torinese, influirà negativamente sulle trattative della famiglia Longhi con i rapitori? I Longhi si trincerano dietro il silenzio più assoluto e non permettono a nessuno di entrare nel giardino della loro villa. In giardino, sul bordo della piscina, lavora Giorgio Ciamballi, fratello della madre di Fazio, Giovanna. E' un uomo di una cinquantina d'anni, dal fisico imponente, il naso schiacciato come un ex pugile. Interrompe di scopar via le foglie, per avvicinarsi alla recinzione. Ad una domanda precisa, si affretta a spiegare che «La sorella riposa e il cognato non c'è, è andato a lavorare». Dietro lunghe insistenze scompare in casa per tornare, dopo qualche minuto, accompagnato da un giovanotto di circa 35 anni, stempiato, la barba di qualche giorno e gli occhi cerchiati; si chiama Bruno Ciamballi, è un cugino. Parla lentamente, attento a non lasciarsi sfuggire particolari rivelatori. «Non abbiamo avuto ancora nessun contatto con i rapitori — esordisce —, non sappiamo dare una spiegazione di questo. Negli altri casi, per guanto ne sappiamo, gli autori del sequestro, dopo un mese, già si erano fatti vivi precisando le loro richieste». L'impressione di chi ascolta è però che questi contatti ci siano stati e che ora la liberazione di Rossi di Montelera abbia fatto nascere nella famiglia una grande paura. «Abbiamo chiesto ai carabinieri di interrompere le indagini — prosegue Bruno Ciamballi — ma se poi lo hanno fatto veramente non possiamo sapere». E' inutile chiedere se pensano che l'operazione compiuta ieri dalla Guardia di finanza, sotto la guida del giudice istruttore milanese, possa mettere in pericolo la vita del loro congiunto. «Non possiamo dire niente su questo; può darsi perfino che questo spinga i malviventi ad accelerare i tempi, a mettersi in contatto con noi», aggiunge, ma il suo sguardo non esprime speranza. Le finestre della villa sono chiuse; i parenti dicono che Giovanna Ciamballi riposa e non vuole vedere nessuno, ma sembra strano. Sembra ancora più strano se si ricorda la notte dell'I 1 febbraio scorso poche ore dopo che i sei mal¬ viventi armati le avevano portato via il figlio. I giornalisti erano preparati ad essere allontanati bruscamente, invece furono invitati in casa e venne loro anche offerto del caffè. Giovanna Longhi, sia pure chiaramente sotto choc, era apparsa, a tutti, una donna forte. Un mese di attesa può stroncare i nervi di chiunque, questo è vero, ma la sensazione è che tutta la famiglia voglia evitare contatti con estranei, sia per evitare di lasciarsi sfuggire qualsiasi particolare, sia per dimostrare ad eventuali «osservatori» dei malviventi che le istruzioni sono seguite con precisione. I due fratelli di Fazio, Giusy di 11 anni e Fiorenzo di 14, sono andati ad abitare in casa di amici e nella villa si sono installati Bruno e Giorgio Ciamballi. L'atmosfera di villa Longhi è opprimente. Da quando c'è il terribile sospetto che per i suoi rapitori Fazio Longhi sia diventato pericoloso. «Speriamo dì rivederci in un momento migliore», dice congedandosi Bruno Ciamballi. Poi resta pensoso sul cancello a guardare. Un cane, incrocio di lupo fulvo, abbaia ai passanti. Marzio Fabbri

Luoghi citati: Como, Milano