Salerno: una "polveriera" che è pronta a saltare Il processo all'anarchico si svolgerà a Catanzaro? di Guido Guidi

Salerno: una "polveriera" che è pronta a saltare Il processo all'anarchico si svolgerà a Catanzaro? Ancora incidenti tra fascisti ed extraparlamentari di sinistra Salerno: una "polveriera" che è pronta a saltare Il processo all'anarchico si svolgerà a Catanzaro? Il msi fa pericolose affermazioni, accusa lo Stato di "totale resa alla violenza rossa", annuncia che non tollererà "ulteriori violenze" - Probabilmente verrà chiesto alla Cassazione il trasferimento del processo per "legittima suspicione" (Dal nostro inviato speciale) Salerno. 14 marzo. Manifestazioni, cortei, qualche tafferuglio, qualche scontro tra fascisti ed extraparlamentari di sinistra: dopo il rinvio del processo all'anarchico Giovanni Marini, che costituisce la premessa per affidare il giudizio ad altri magistrati, la situazione è sempre più tesa. «Non è ancora grave — dicono in questu-1 ra — ma potrebbe diventarlo da un momento all'altro. Era previsto per il giorno della sentenza: la decisione della corte d'assise forse ha anticipato i tempi». La città, nel suo complesso, è calma; gl'incidenti sono di scarsissime proporzioni (qualche razzo sparato con pistole-giocattolo; qualche sassaiola; molte urla): ma il convincimento generale è che qualcosa debba accadere nei prossimi giorni. «Non appena — aggiungono gli esperti — saranno arrivati a Salerno i rinforzi. La fortuna, per ora, consiste nel fatto che fascisti ed extraparlamentari si sentono troppo deboli per assumere una qualunque iniziativa». Ma le polveriere esistono qua e là ed esiste soprattutto chi sembra aver interesse a farle saltare in aria. Tutti, ufficialmente, respingono ogni responsabilità per quello che potrebbe avvenire. Ma un documento approvato dalla federazione salernitana del msi-dn è sufficientemente sintomatico: si protesta «per la totale resa dei poteri dello Stato alla violenza rossa», si invita «la cittadinanza a considerare che quando il msidn, per meditata decisione, non contrasta la violenza rossa, lo Stato risulta incapace a controllarla sino a rinunciare alle essenziali funzioni dell'ordine pubblico e della giustizia» e, in particolare, si annuncia senza mezzi termini che «non tollererà ulteriori violenze». Il vicefederale missino di Salerno Giuseppe Giovine, prefetto a riposo, ha cercato di stemperare la drasticità di queste pericolose affermazioni. «Mi sembra che polizia e carabinieri tengano bene situazione sotto controllo — ha detto — comunque abbiamo vivamente esortato i nostri del Fronte della gioventù a non provocare e a non accettare provocazioni. Anche se gli anarchici ci accusano la i d'essere fascisti e noi fascisti ! — ha sottolineato — non sia- ' mo». j «Ma — è stato fatto allora osservare al commendator ! Giovine — come mai tanto ieri sera quanto oggi i vostri giovani sono usciti dalla federazione del msi armati con spranghe di ferro e si sono diretti verso la facoltà di Magistero, dove gli extraparlamentari erano riuniti, hanno lanciato sassi e hanno sparato anche qualche razzo?». «Non è vero — è stata la ri¬ sposta — che i nostri avevano le spranghe di ferro e le pistole lanciarazzi. E' vero soltanto che sono stati provocati». «Ma lei ha detto di aver invitato tutti a non provocare e soprattutto a non accettare le provocazioni: non le sembra che i giovani del Fronte della gioventù abbiano rispettato poco gli ordini sia pure a li- vello di esortazione?». «Qualche volta — ha commentato Giovine — la pazienza ha un limite ». Perché allora ieri sera, i giovani sono usciti dalla federazione portando dei manifesti rimasti inutilizzati dopo le giornate di Reggio Calabria e nei quali, almeno così si dice, sono state avvolte le spranghe di ferro? «Le ho detto che non abbiamo mai avuto spranghe di ferro — è stata la risposta, seccata — e aggiungo anche che non esistono questi manifesti». Non si è riusciti a stabilire chi, ieri sera, possa aver gettato questi volantini vecchi, di chiara origine fascista, lungo il corso Vittorio Emanuele, che è appunto la strada percorsa dai fascisti (tra i quali anche quel Giovanni Alfinito che è uno degli imputati del processo a Giovanni Marini) diretti verso la facoltà di Magistero. Certo è comunque che squadracce fasciste ieri e oggi per un paio di volte sono arrivate fin quasi a piazza Malta: qualcuno ha sparato con lanciarazzi qualcuno ha gettato sassi. I giovani extraparlamentari di sinistra, hanno fatto uno sciopero nelle scuole e in corteo hanno percorso le vie della città. Il dibattimento rinviato ieri sarà ripreso: ma con ogni probabilità fuori Salerno. Oggi l'avvocato generale salernitano s'è incontrato a Napoli col procuratore generale Cesaroni e il risultato del colloquio sarebbe quello di chiedere alla Cassazione il trasferimento del processo per legittima suspicione: quasi certamente a Catanzaro. L'opposizione della difesa è drastica a questa iniziativa. «Il caso Marini — dice il professor Pecorella — dev'essere discusso nella sua sede naturale, e cioè Salerno, dove tutto s'è svolto senza incidenti di particolare rilievo». E' per questo che i difensori hanno presentato ricorso in Cassazione contro l'ordinanza della Corte con cui è stato disposto il rinvio del processo a nuovo ruolo. Il presidente ha sbagliato — dicono i difensori perché non aveva il potere per prendere questa decisio ne. Quando ha coinvolto anche la responsabilità di tutti gli altri giudici e ha fatto una seconda ordinanza s'è dimenticato di revocare quella precedente. Quali sono i motivi per cui i difensori insistono perché il processo sia celebrato a Salerno, dove tutto sommato l'ambiente potrebbe non essere favorevole a Marini? «Esistono due ragioni — sostiene il professor Pecorella —. Una è di carattere giuridico, per¬ ché nessuno può essere sottratto al suo giudice naturale; la seconda è di carattere politico, perché riteniamo che questo, come altri processi, sia un momento di presa di coscienza e comunque solleciti i cittadini al confronto su questioni di fondo che riguardano il nostro Paese». Comunisti e socialisti sono intervenuti nella situazione con un manifesto, insistendo perché il processo a Marini non sia trasferito altrove, accusando i fascisti di provocare la città perché «si sentono sempre più isolati», invitando tutti alla calma e chiedendo alla polizia d'intervenire energicamente per individuare e bloccare i provocatori. Guido Guidi 1 ii t bl è è l ihé ò

Persone citate: Cesaroni, Giovanni Alfinito, Giovanni Marini, Giovine, Giuseppe Giovine, Pecorella