Il passato dei due fratelli arrestati per il sequestro di Vincenzo Tessandori
Il passato dei due fratelli arrestati per il sequestro Il passato dei due fratelli arrestati per il sequestro (Dai nostri inviati speciali) Treviglio, 14 marzo. I tentacoli della mafia siciliana avvinghiano anche al Nord. Si organizzano rapine, estorsioni, furti, racket e rapimenti. L'organizzazione è efficiente, non ci si ferma neppure davanti alle più grosse difficoltà pur di mettere le mani su somme immense. Si vagliano le eventuali vittime, poi quando viene decisa l'azione è rapida e condotta con sapiente freddezza. I clan che si sono trasferiti al Nord, dove forse è meno difficile ottenere alti riscatti, sono numerosi e po- j tenti: l'impronta della mafia è evidente soprattutto nella Lombardia. La geografia della criminalità è precisa: ci sono basi in Brianza, a Bergamo e soprattutto a Treviglio che da anni ospita malvolentieri pregiudicati costretti al domicilio coatto. La Sicilia, che per anni aveva assistito alle loro imprese, se ne libera mandandoli in lontane regioni dove, forse, sarà loro difficile trovare gli appoggi indispensabili per proseguire nelle attività criminose. Ma chi arriva dal Sud con il foglio di accompagnamento ben raramente è inesperto; accetta la nuova condizione e cerca subito di sfruttarla. Si annodano nuove amicizie ma soprattutto si conta sui vecchi legami, si ricorre ai « compari »; i boss che da anni controllano commerci leciti nelle grandi città, nei paesi come nelle campagne. Nessuno rifiuta l'aiuto al mafioso « perseguitato dalla legge ». C'è posto per molti, si ricomincia con il vecchio lavoro: racket della prostituzione, delle braccia, dei mercati, dei locali notturni. Arriva così il primo denaro e anche l'ambizione di allargare il giro. Dal contrabbando di sigarette si passa così alla droga e per riuscire a inserirsi è necessario avere « molto liquido ». L'unico mezzo per procurarselo e in fretta non è la rapina in banca, il cui esito è sempre incerto e la cui entità è sempre limitata. Così si è scoperto un nuovo filone: il ratto a scopo di estorsione, reato fino a pochi anni fa sconosciuto nel Settentrione, Le attività dei criminali co me sempre si nascondono dietro facciate di assoluta rispettabilità: commercio, gestione di piccoli locali, imprese edili. I rapitori di Luigi Rossi di Montelera agli occhi della gente parevano persone oneste, anche se sulle spalle di uno pesava il sospetto di appartenere a una cosca mafio sa e per questo aveva dovuto lasciare Palermo. Il clan che per quattro mesi ha tenuto segregato « Luigino » ha per capo riconosciuto Giacomo Taormina, 41 anni. E' l'unico che per il momento ha evitato l'arresto. In carcere i suoi fratelli: Francesco, 32 anni, e Giuseppe, di 28. Saranno trasferiti a San Vittore e rinchiusi in una cella di isolamento. Giacomo Taormina è giunto a Treviglio nel 1970. Contro di lui la Corte d'appello di Palermo aveva proposto una misura di prevenzione e l'aveva fatto sottoporre a sorveglianza speciale da parte della polizia. Malgrado la cautela che aveva sempre dimostrato nella sua attività però non aveva potuto evitare l'arresto per furti. Scontata la pena, quando uscì dal carcere di Erma gli consegnarono il foglio con l'ordine di raggiungere il domicilio coatto a Treviglio. Non aveva tardato ad ambientarsi: faceva il commerciante di suini. La sua attività doveva essere frenetica e redditizia se nel giro di pochi anni ha acquistato 120 pertiche a Para d'Adda, 700 a Treviglio, oltre ad altri quattro non piccoli appezzamenti di terreno, una casa e la cascina di Calvenzano, borgata a pochi chilometri da Treviglio. Nel '73 aveva anche comprato, pagando in contanti, una fattoria in via Pontirolo di Treviglio. Prezzo: 80 milioni. Un anno fa il primo, piccolo « incidente »: viene denunciato per ricettazione, aveva acquistato 72 suini rubati. La sua attività era molteplice: secondo gl'inquirenti, si occupava anche del condizionamento della carne ai mercati generali di Milano, del condizionamento dei terreni. I) Nord offriva dunque innumerevoli risorse: a raggiungere Giacomo Taormina sono così arrivati nel giro di un an no i fratelli minori. Il boss si è anche sposato con una donna del luogo, Fausta BelIoli: ha avuto due figli, che ora hanno uno e due anni. I suoi traffici però non erano sfuggiti agli inquirenti. Lo si sospettava di non essere stato estraneo al rapimento Torielli. Molti indizi indicavano nella cascina Taormina il carcere nel quale era stato segregato l'industriale di Vigevano. Sospetti che negli ultimi tempi avevano preso corpo. Un'operazione in grande stile con perquisizioni era stata disposta dal dott. Turone, giudice istruttore di Milano, su richiesta del sostituto procuratore Giovanni Caizzi. Le ricerche nella cascina avevano dato poveri risultati: tre pistole e una lupara. Era però un biglietto di visita firmato « mafia ». Per quelle armi i fratelli Francesco e Giuseppe Taormina, residenti alla fattoria di Calvenzano sono finiti in carcere. Due giorni dopo avevano ottenuto la libertà provvisoria. Ma gl'inquirenti diretti dal dott. Caizzi cercavano una concimaia sotto il livello del suolo e martedì la perquisizione è stata ripetuta. Ancora niente. Ma le notizie erano precise. Dice il magistrato: « Siamo ritornati oggi, abbia¬ mo battuto il pavimento della stalla palmo a palmo. In un angolo, sotto uno strato di terra e letame, è affiorata una botola: poteva passarci solo un uomo. Abbiamo capito che dovevamo insistere. C'era la perforatrice e l'abbiamo messa in funzione ». Un sottufficiale della Guardia di Finanza, che aveva appoggiato l'operazione, si è calato nel cunicolo appena aperto. Dopo quattro mesi esatti, la prigionia di Luigino era finita. Eros Mognon Vincenzo Tessandori I II fratello di Luigi Rossi, Lorenzo, nella foto in secondo piano con la cognata (Moisio)
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