La discordia Europa-America di Luigi Salvatorelli

La discordia Europa-America La discordia Europa-America In coincidenza con la visita del presidente francese Pompidou a Breznev abbiamo avuto una serie di notizie sul malcontento del segretario di Siato americano Kissinger nei riguardi non della visila stessa, ma di tutta la condotta degli alleati europei con gli Stati Uniti. Il carattere e il compendio dei rimproveri formulati in discorsi non ufficiali, ma non per questo meno significativi, possono esser rappresentati dall'affermazione d> Kissinger che il problema più grave per la diplomazia americana non è quello della trattativa con i nemici, ma è quello di affrontare gli amici. La stessa idea è stata espressa da un diplomatico britannico, di cui non ci è comunicato il nome, ma basta la sua qualità di britannico per conferirle una importanza particolare. Egli ha detto: Henry Kissinger negozia meglio e si trova più a suo agio con i Paesi avversari che con quelli alleati: con la Russia, con la Cina, e ultimamente con i Paesi arabi. Il diplomatico inglese — intendiamoci bene — non sembra che approvi senz'altro codesta disposizione di Kissinger: il segretario di Stato ameri¬ cano, egli ha detto, ha dimostrato con quei governi dell'altra sponda le dai di flessibilità, di comprensione, di pazienza e di tatto che sembrano venirgli meno ogni volta che tratta con gli europei. A questa testimonianza generica che, in fin dei conti, suonerebbe a favore degli alleati europei, si associa quella diretta di Kissinger, che 111 marzo scorso, in un discorso pubblico a Washington, ha detto per l'appunto che il più grosso problema che l'America oggi ha di fronte a sé non è quetlo di regolare i rapporti di rivalità con i nemici, ma di sistemare i rapporti di cooperazione con gli amici. Kissinger tuttavia ha aggiunto una spiegazione che attenua il carattere di rimprovero e di biasimo per noi europei. Con gli avversari — ha detto Kissinger — una esperienza durata una generazione ci ha insegnato come comportarci (confessiamo di non saper dire a che cosa precisamente egli si riferisca). La difficoltà — seguita Kissinger — sta nel far comprendere agli alleati che esiste un interesse comune più ampio del loro interesse autonomo. In verità la coscienza di ciò è presente negli europei, ma forse non abbastanza viva. Non bisogna ridurre tutto alla disgraziata storia del petrolio, a quella specie di timor panico che si impadronì dei governi occidentali e degli operatori economici europei. Un europeo schietto, funzionario dell'apparato Cee — l'italiano Altiero Spinelli — ha parlato di rapporti bilaterali vergognosi coi produttori di petrolio. Inoltre codesto linguaggio di Kissinger è spiegato dalla ostentazione fatta dal ministro degli Esteri francese fobert dell'amicizia franco-sovietica, che si direbbe quasi egli consideri quale elemento primario della politica francese, a scapito e quasi in sostituzione di quella franco-americana. Il gollista fobert rischia veramente di tirare la Francia su una strada sbagliata e pericolosa, come sbagliata è la disinvoltura con cui il fobert prospelta un ritiro delle truppe americane dall'Europa: presenza che Hartmann, funzionario per l'Europa del Dipartimento di Stato, ha dichiarato una necessità americana. Pienamente concordante — diciamo noi — con le esigenze essenziali europee. Detto tutto questo, occorre che il Kissinger riacquisti la calma, che gli è venuta veramente meno quando ha parlato, in codesti odierni suoi conversari, di un'Europa che non si è rimessa dal trauma della guerra, di popoli europei che non hanno riacquistato a sufficienza la fede nei propri governi, e addirittura di una larga mancanza di governi veramente legittimi nell'Europa d'oggi. E' ora che cessi questo stato di nervosismo allarmistico, e che si ristabiliscano saldamente i rapporti di amicizia e solidarietà fra l'Occidente americano e quello europeo. Un buon principio sono le notizie odierne sul linguaggio di Pompidou nel convegno con Breznev, che confermano pienamente la persistenza della posizione occidentale della Francia. Al trar dei conti, fobert ha ricalcato la linea di De Gaulle verso l'Urss, con una accentuazione polemica verso gli Usa del tutto inopportuna. Luigi Salvatorelli (A pagina 14: Kissinger chiede scusa -all'Europa).