Disordini, sospeso il processo all'anarchico La difesa: "Si vuole tenerlo in carcere,, di Guido Guidi

Disordini, sospeso il processo all'anarchico La difesa: "Si vuole tenerlo in carcere,,Il dibattimento era alla vigilia della sentenza Disordini, sospeso il processo all'anarchico La difesa: "Si vuole tenerlo in carcere,, (Dal nostro inviato speciale) Salerno, 13 marzo. Il processo all'anarchico Giovanni Marini è saltato improvvisamente e, in un certo senso, imprevedibilmente alla vigilia della sentenza o quasi. Per il momento si tratta di un semplice rinvio a nuovo ruolo, che lascia, però, supporre un suo eventuale trasferimento in un'altra città per motivi di ordine pubblico. Alcuni incidenti, seppure di non eccezionale gravità, scoppiati in aula (l'imputato si rifiuta di obbedire all'ordine del presidente di allontanarsi perché troppo polemico con una testimone e si fa trascinare a braccia in cella di sicurezza; urla del pubblico che reagisce accusando la Corte di «nazismo» e di «fascismo»; carabinieri che intervengono con la forza per costringere gli spettatori ad uscire) hanno indotto i giudici a prendere questa grave decisione. «In tale clima — è stata la giusti- ficazione ufficiale — non esi- o o a . i o r i e i n e e ; o e n - ste la serenità necessaria per amministrare la giustizia». L'atmosfera in giro è molto tesa, quasi drammatica: si temono reazioni perché anarchici ed extraparlamentari di estrema sinistra ritengono il provvedimento una provocazione. I fascisti, invece, sembrano avere ricevuto ordini dai loro dirigenti di evitare qualsiasi scontro con .gli avversari. Il programma prevedeva l'esame di una testimone dell'ultima ora: una ragazza quindicenne, Anna Scannapieco, che, la sera dello scontro tra fascisti e anarchici e della morte di Carlo Falvella, vide Giovanni Marini subito dopo il delitto, e avvertì un suo conoscente, che telefonò alla polizia prima di tenere a bada, come sostiene, l'anarchico con una pistola. «Stava sulla scala di casa mia, in via Masuccio Salernitano — ha cominciato a raccontare la ragazza con il tono -1 di chi ha paura di tutto e di Gli incidenti sono cominciati quando il presidente ha ordinato ai carabinieri di portare fuori dell'aula l'imputato che aveva ribattuto per due volte a una teste - Il pubblico ha protestato contro la Corte Sgombrata l'aula tra grida, calci, spintoni - Il processo sarà trasferito per motivi di ordine pubblico? tutti — quando notai quello lì — e si è voltata ad indicare Marini — che piangeva». «Ma non è vero — si è alzato dal suo banco Giovanni Marini, che continua ad avere sempre le mani fermate dai ferri, perché, per protesta, non ha mai voluto farseli togliere dal giorno in cui è iniziato il dibattimento — ma non è vero...». Presidente: « Marini, stia zitto ». «Ma se non è vero, signor presidente — ha insistito Marini — non è vero che piangevo», ha aggiunto, perché questa circostanza indicata dalla testimone, se vera, smentirebbe la sua tesi per cui, allontanandosi dal luogo del delitto, non sapeva di avere ucciso Carlo Falvella. Presidente (urlando): «Fuori, Marini: fuori. I carabinieri lo portino fuori ». «Nazista, nazista», ha cominciato allora a gridare qualcuno del pubblico. «Fuori anche il pubblico, ha reagito pronto il presidente, si sgombri l'aula: subito». Ma né Marini né il pubblico hanno accettato di obbedire all'ordine. L'imputato si è disteso sul banco ed ha costretto i carabinieri a prenderlo per le "ambe e per le braccia (l'anarchico è un giovanotto non molto alto, ma robusto e pesa non meno di 75 chili); molti del pubblico si sono seduti in terra e, soltanto a forza, sono stati spinti fuori dall'aula: sono volati pugni, schiaffi, fra uri clamore infernale. La madre di Marini si è scagliata verso la testimone gridando: «Sei una fascista»; il fratello piangendo e urlando: «Ma portate qui Scaria ti»! (n.d.r.: costui è il quinto personaggio della rissa scoppiata, la sera del 7 luglio 1972, che, secondo una tesi adombrata dalla difesa, potrebbe essere più responsabile di quanto non sia stato ritenuto in istruttoria, dove il giudice l'ha assolto). «E' lui il colpevole». Due signore che erano tra il pubblico si sono sentite male; un vecchio anarchico, venuto da Bologna, è stato scaraventato a terra. Il pubblico, comunque, si è limitato ad opporre una resistenza passiva, non ha mai reagito. Dieci minuti di caos: poi la calma. Per modo di dire, ovviamente. I difensori di Giovanni Marini (Terracini, Spazzali, Lentini, Pecorella, Piscopo, Battella e Torre) hanno subito preparato un documento di protesta e l'hanno inviato al presidente per preannunciargli che, se non fosse stato revocato l'ordine di tenere lontani dall'aula imputato e pubblico, non sarebbero più tornati al loro posto, con una sola eccezione soltanto per assicurare l'assistenza tecnica nella difesa. La risposta a questa iniziativa è arrivata due ore dopo al termine di un lungo colloquio che il presidente ha avuto con l'avvocato generale: i diritti della difesa sono stati sempre tutelati e poiché l'esposto «pone condizioni inammissìbili (riammissione immediata del pubblico in aula) che insieme con i tumulti verificatisi rendono impossibile la prosecuzione del dibattimento il processo viene rinviato a nuovo ruolo». Subito dopo l'udienza, i difensori di Giovanni Marini hanno rilasciato una dichiarazione per sottolineare che, secondo loro, il provvedimento della Corte è in sostanza una misura liberticida e inammissibile presa per impedire che Giovanni Marini vengarettamente giudicato e rimanga quindi «in carcere senza giudizio». Guido Guidi

Persone citate: Anna Scannapieco, Carlo Falvella, Giovanni Marini, Lentini, Pecorella, Piscopo, Spazzali, Terracini

Luoghi citati: Bologna, Salerno