Perché è debole il reddito fisso di Renato Cantoni

Perché è debole il reddito fisso I risparmiatori preoccupati Perché è debole il reddito fisso Situazione delicata per il forte rialzo degli interessi interbancari e per le voci di "indicizzazione" delle obbligazioni Da diversi giorni il mercalo del reddito fisso segna cattivo tempo. I ribassi, in un primo momento assai modesti, si sono trasformati per qualche valore in veri e propri crolli ed è comprensibile l'ansietà dell'esercito di risparmiatori che posseggono titoli di Stato e obbligazioni e che vedono paurosamente assottigliarsi il valore del proprio capitale. 1 guai maggiori si sono avuti nelle ultime due riunioni, nonostante il costante e massiccio intervento a difesa della Banca d'Italia. Quest'ultima però ha sempre limitato la sua za oedsctoLtrptsptgazione ai titoli dello Stato o a i nquei prestiti, come le opere pub bliche serie Intervento Statale. Piano Verde e Ferrovie, che sono pe:> conto del Tesoro. Rimangono escluse certe obbligazioni assai popolari, come le Imi. le Enel e le Autostrade. In passato era sufficiente il massiccio intervento della Banca d'Italia a favore di qualche grosso nome per tonificare l'intero comparto, perché la differenza di corso provocava immediatamente una serie di arbitraggi; ma la nuova crisi non si prospetta così semplice: le vendite continuano cospicue e senza interruzione e solo le irregolarità più vistose vengono corrette. Lunedì, per esempio, alcune obbligazioni industriali (Carlo Erba, Ercole Marelli e Olivetti 5,50 per cento) avevano segnato prezzi tali che il loro rendimento, tenuto conto del premio di rimborso, era salito all'I 1,5 per cento circa e il giorno successivo hanno avuto un modesto recupero. Continuerà l'avversa tendenza ancora per molto tempo e a quale limite si arriverà a stabilire un nuovo equilibrio? E' la domanda che si pongono i tecnici e gli investitori. Dare una risposta per ora è impossibile perché la situazione è tuttora fluida e si innesta in un campo di osservazione assai più vasto: il forte rialzo dei tassi d'interesse interbancari e le voci di una possibile indicizzazione delle obbligazioni in un futuro più o meno lontano. 11 forte aumento dei tassi d'interesse corrisposti dalle banche per depositi effettuati da altri Istituti di credito è una real-1 tà. La liquidità in questo mo- [ mento è decisamente insufficiente alle necessità, ma immétterne dell'altra in quantità superiore a quanto calcolato dalle nostre autorità monetarie provocherebbe una spinta inflazionistica ancora maggiore dell'attuale, che a sua volta, per una serie di reazioni a catena, renderebbe necessario immettere nuova base mondana Le banche cercano perciò di limitare le richieste di finanziamento aumentando i tassi attivi che hanno ormai superato larga- j mente il 12 per cento e si fanno accanita concorrenza per rastrellare il denaro disponibile sul mercato, pagando per quello interbancario quasi l'I 1 per cento a vista e per quello dei depositanti maggiori l'8°/o netto e anche più. L'investimento in obbligazioni diventa perciò poco conveniente. Sta avvenendo anzi il contrario e cioè si smobilizzano titoli a reddito fisso per fare liquidità e impiegarla a tassi decisamente concorrenziali. Vi sono poi le vendite dovute al timore che le vecchie obbligazioni siano sacrificate da eventuali nuove emissioni indicizzate Indicizzare significa collegate il valore di un titolo a deter-1 minati termini di paragone, che potrebbero essere il prezzo dell'oro e di altri metalli preziosi o i una media ponderata delle prin-i cipali materie prime, o le varia- ' pctutccdtudascllgdvmficOfz—hadqsnt zioni del costo della vita riferito a un preciso numero di prodotti o di prestazioni. I salari, per esempio, sono indicizzati mediante il loro collegamento alla scala mobile. In occasione di una tavola rotonda presso l'Accademia dei Lincei tenuta 1*8 marzo, il relatore Paolo Baffi direttore generale della Banca d'Italia (che parlava però a titolo strettamente personale) ha proposto di studiare, quale nuovo strumento per raccogliere risparmio, un titolo a reddito fisso che sia collegato al potere d'acquisto della nostra moneta. Naturalmente prima di arrivare a qualcosa di concreto occorrerà parecchio tempo e inoltre si tratterebbe di una nuova forma di investimento, alternativa alle obbligazioni comuni e limitata a certi settori come quello delle cartelle fondiarie e dei titoli emessi da istituti di credito per le pubbliche utilità. Il rendimento di questi valori dovrebbe essere ridottissimo o addirittura zero e il vantaggio sarebbe soprattutto quello di ancorare il capitale all'effettivo va- j lore della lira o a un indice an-1 cora da stabilirsi. Si tratterebbe perciò più di uno strumento che si affiancherebbe alla Borsa azionaria e ai Fondi comuni d'investimento che al mercato del reddito fisso. La proposta c nata dalle nere prospettive derivanti dai calcoli sull'incremento dell'inflazione nei prossimi tempi Se nel 1974 la perdita di potere d'acquisto supererà, come si teme, il 15 per cento, non è pensabile che si possano emettere migliaia di miliardi di nuove obbligazioni senza modificare decisamente il tasso di rendimento. Questo provocherebbe un pauroso crollo del mercato secondario, a meno che la Banca d'Italia rastrellasse tutto il materiale in vendita. Ma ciò non avrebbe senso perche per pagare i titoli acquistati il nostro Istituto di emissione dovrebbe stampare altra carta moneta. Comunque il ricorso a formule di indicizzazione è tuttora allo stato delle intenzioni, o dei piogeni preliminari, e le necessità di finanziamento per il 1974 saranno coperte da indebitamenj to sull'estero come si sta già largamente facendo. 1 Renato Cantoni

Persone citate: Carlo Erba, Ercole Marelli, Olivetti, Paolo Baffi