La "lunga marcia,, degli assegni per 1 miliardo e duecento milioni di Fabrizio CarboneLiliana Madeo

La "lunga marcia,, degli assegni per 1 miliardo e duecento milioni Pubblichiamo documenti e carteggi sullo scandalo del petrolio La "lunga marcia,, degli assegni per 1 miliardo e duecento milioni Staccati in un solo giorno, dopo molte girate, confluiscono tutti contemporaneamente sul conto della moglie di un petroliere, la quale immediatamente fa nuovi versamenti - Scoperto un programma per "bloccare in ogni modo l'approvazione di piani regolatori contrari agli interessi delle compagnie petrolifere" che vogliono più spazio per le raffinerie (Nostro servizio particolare) Roma, 12 marzo. I meccanismi di difesa dei petrolieri sono scattati con bella tempestività, proprio nel momento in cui l'inchiesta dei pretori di Genova entrava nella fase più delicata e scottante Essi avevano capito che ''indagine andava allargata, dalla loro città a Roma, agli uffici distaccati delle compagnie, alle raffinerie e alle banche che custodivano le prove dei movimenti finanziari. Qualcuno o qualcosa impedì, allora, la completa riuscita dell'operazione. I telefoni delle persone su cui si indagava, intercettati, davano risultati negativi: frasi convenzionali, in lingua straniera. La Guardia di finanza trovò casseforti svuotate di fresco, la Tributaria, che aveva in mano i mandati di perquisizione, quando si presentò agli uffici delle raffinerie fu ostacolata nelle ricerche. Le piste erano giuste, però i pretori non ebbero né il tempo né sufficiente personale a disposizione per proseguire. Per questo la. documentazione oggi in mano agli inquirenti tratta prevalentemente l'attività del gruppo Garrone e dell'Unione petrolifera. Ma il riscontro dei dati in possesso dell'uno e deialtra ne conferma la validità. Ed esistono documenti che accennano a collegamenti generali e completi fra tutte le compagnie. I carteggi sequestrati nelle banche fornirebbero la prova dell'esattezza del promemoria Cittadini: nell'anonimo fascicolo sono riportati, fra l'altro, le date e il relativo movimento di denaro prelevato dalla Sofid e dall'Italcasse per le anticipazioni agli « amici » politici e all'Enel; dai riscontri di cassa i pagamenti risultano effettuati. Ma ci sono altre operazioni che fanno intuire nuovi aspetti, non chiariti, dello scandalo. Dalla contabilità di Garrone risulta che, in un solo giorno, sono stati staccati assegni per complessivi un miliardo e 200 milioni. L'iter di questi titoli di credito, par quanto complesso e tortuoso, è stato ricostruito: ciascun assegno viene girato più volte, prima dell'incasso; tutti contemporaneamente confluiscono su un unico conto, quello della moglie di Riccardo Garrone. I pretori sono arrivati fin qui. Ma da questo conto corrente subito partivano nuovi versamenti. Non si sa né a favore di chi né il motivo di una operazione così macchinosa. Un secondo episodio non chiarito della contabilità Garrone risale al dicembre '73 quando in un sol giorno furono emessi 60 assegni da dieci milioni ciascuno. Secondo le ricerche fatte, nessuno avrebbe incassato le somme. Un mese dopo, pochi giorni prima che scoppiasse lo scandalo, a un ufficio di computer che lavora in parallelo con grandi banche, fu richiesto di cercare con la memoria elettronica assegni da dieci milioni che potevano essere stati persi. Restano aperti, anche in questo caso, numerosi interrogativi. Che fine hanno fatto quei titoli? Perché non sono stati riscossi? Chi erano i destinatari? C'è stato qualcuno che li ha avvertiti in tempo che si trattava di denaro pericoloso? Altro capitolo che i pretori intravidero, senza poterlo approfondire, era quello riguardante la costruzione di nuovi impianti di raffinazione o l'ampliamento di strutture già esistenti. Lo spiraglio era offerto da un carteggio fra la « Garrone » e l'Unione petrolifera. Copie di lettere, fogli di carta scritti a matita (e l'immediata perizia stabilì che era la grafia di uno degli indiziati), annotazioni precise. Si trattava di uno «schema» da seguire per mettere in moto una operazione «promozionale». « Dal momento, si legge, che si rende necessaria la costruzione di raffinerie e lo sviluppo del settore, bisogna iniziare un lavoro capillare di contatti a tutti i livelli: politici, sia zonali che provinciali e regionali; persuasivi, con le amministrazioni e gli enti locali ». Si prevedevano alcuni punti fermi: « Bloccare in ogni modo l'approvazione dei piani regolatori e di assetto del territorio, contrari agli interessi delle compagnie; sollecitare i permessi di costruzione tramite incontri con le persone capaci di appoggiare le nostre richieste ». Dal Piemonte alla Sicilia le operazioni si svolgevano così: tacite intese, inoltro della richiesta del permesso di costruzione contemporaneamente all'inizio dei lavori. Nei carteggi si fa cenno ad una riunione che Garro¬ ne avrebbe tenuto a Genova con uomini politici di prestigio. Dopo l'incontro lo «scrittore» annotava: « Ci siamo accordati che il contatto avverrà con "un uomo di fiducia" della parte politica». Più avanti si legge: « Ecco "l'uomo" ti. Segue il nome, sottolineato più volte. A quel punto il meccanismo è partito: bisogna solo vincere la diffidenza dei gruppi locali, perché la « base » dei partiti è preoccupata alla notizia di nuovi impianti in costruzione. Ci sono le proteste degli ecologi e dei naturalisti che premono sull'opinione pubblica. E allora bisogna fare opera di persuasione. Accade così che un certo consorzio, schieratosi contro ogni tentativo di nuovi insediamenti petroliferi, passa dall'aperto ostruzionismo all'appoggio velato, lasciando sconcertati gli alleati di prima. E' un capitolo tenebroso, come molti altri. Siamo di fronte a presunti tentativi di corruzione propria e impropria, di fronte a ipotesi di omissioni di atti d'ufficio che coinvolgerebbero, da una parte, i petrolieri e, dall'altra, politici e amministratori della cosa pubblica, dal vertice alla base. Come abbiamo visto, l'inchiesta è stata bloccata tempestivamente, una prima volta, dai petrolieri stessi. Una seconda volta dalla «fuga di notizie », che rese infruttuose le ultime perquisizioni. C'è stato poi il passaggio per competenza dalla pretura alla procura e dalla magistratura ordinaria al Parlamento. Ma la commissione inquirente ha tutti i poteri di un pubblico ministero: può incominciare la vera indagine. Fabrizio Carbone Liliana Madeo necogiotoraccveciaPiù"l'soAè pre capatizstrdechpufarAcsoogdiadal'ascpricofrcopriomcotepolaalchpetasenole Genova. L'industriale Riccardo Garrone (telefoto Nazzaro)

Persone citate: Garro, Garrone, Nazzaro, Riccardo Garrone

Luoghi citati: Genova, Piemonte, Roma, Sicilia