Una ferma e nobile lettera di Dubcek resa nota dal pci

Una ferma e nobile lettera di Dubcek resa nota dal pci Protagonista della "primavera di Praga,, Una ferma e nobile lettera di Dubcek resa nota dal pci Ha scritto alla vedova di Smrkovsky, esaltando la figura del compagno espulso dal partito e denunciando le ingiustizie del regime di Husak "Le idee sono più forti degli ostacoli; non ci siamo lasciati scoraggiare" (Dalla redazione romana) Roma, 12 marzo. Alexander Dubcek ha inviato alla moglie di Josef Smrkovsky, in occasione della recente scomparsa di quest'ulti| mo, ima lettera che verrà pubblicata dal settimanale comunista Giorni-Vie Nuove nel suo prossimo numero. Dubcek traccia innanzitutto un profilo della personalità di Smrkovsky, affermando che egli è morto «dopo essere staI io privato della qualifica di I membro del partito, ma è I sempre stato ed ha sempre | continuato ad essere un comunista». La tragedia che si ì abbatté su di lui «fu, se possi-1 1 bile, ancora accresciuta dal ; fatto che fu proprio il suo vecchio amico e collaboratore dei tempi della "primavera" I del 1968, Gustav Husak, a ! montare contro di lui, dopo ! | l'aprile del 1969 e ricorrendo | I gradualmente alle calunnie e \ ai mezzi offertigli dal suo po- I tere personale, quelle accuse [ ; che hanno portato alla sua j ', espulsione dal partito. A Smr- \ ! kovsky non fu così concesso i di conservare nemmeno quel-, lo che era stato lo scopo della stia vita intera: la sua appartenenza al partito. E ancora una volta, come era già accaduto altre volte, egli fu bolla- to come nemico della classe operaia, dell'internazionalismo e della repubblica». «Posso immaginare facilmente — scrive poi Dubcek alla signora Smrkovsky — le difficoltà che avrai incontrato per i funerali. Sono certamente le stesse che ho sperimentato anch'io 18 mesi fa, quando è morta mia madre, poco dopo essere stata espulsa dal partito. La sua colpa più grave era stata quella di non poter accettare l'opinione e le accuse costruite contro di me, quelle relative alla mia presunta attività contro il partito. Il partito ripudiò mia madre anche dopo la sua morte»: quando «ho voluto inumare l'urna con le sue ceneri nel mio villaggio natale di Uhrovec, mi è stato chiesto di farlo di nascosto e senza concorso pubblico». Passando quindi a rievocare le fasi della «Primavera di Pra<?a», che lo videro protagonista assieme a Smrkovsky, Dubcek scrive: «Il nostro vero problema era quello di applicare in modo più realistico e meno meccanico i principi del marxismo-leninismo, nelle condizioni richieste dalla necessità di costruire una società socialista progredita, senza perdere di vista la validità dei principi generali che permettono l'edificazione del sociali- ' smo, ma sottolineando nello stesso tempo, sempre e in modo coerente, la necessità di rispettare le particolari condizioni esistenti in ciascun Paese, il grado di sviluppo, la mentalità, l'evoluzione storica delle nostre nazioni...». Dubcek conclude la sua lettera accennando alle confezioni nelle quali egli è costretto a vivere assieme alla moglie. «Come potrai immaginare, la vita di mia moglie, vicino a me, non è certo più facile della mia. Siamo disonorati e indifesi. Ed è questo, credo, l'aspetto più tragico di tutti questi avvenimenti. Anche mia moglie è stata espulsa dal partito. Ma noi non nutriamo alcun rancore nei confronti del partito, del suo movimento, delle sue idee. Esse sono assai più forti degli ostacoli che si ergono sulla strada che porterà comunque sempre più avanti. Noi non ci siamo lasciati scoraggiare. Che sia rispettata l'onorata memoria del compagno Smrkovsky!». ì 1 ; ! | \ [ j \ Alexander Dubcek

Persone citate: Alexander Dubcek, Dubcek, Gustav Husak, Husak, Josef Smrkovsky

Luoghi citati: Praga, Roma