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Molti problemi
Molti problemi Molti problemi (Segue dalla I" pagina) di ricorso alla Cassa integrazione. Le « voci » — frutto della vivissima preoccupazione diffusasi in tutti gli ambienti del lavoro torinesi — non sono confermate dall'azienda. In un incontro, avvenuto ieri alla Regione Piemonte, l'amministratore delegato della Fiat, Umberto Agnelli, si è impegnato « a verificare con i poteri pubblici locali tute le possibili misure atte a scongiurare i riflessi della crisi ». Una soluzione potrebbe essere il ricorso all'utilizzazione anticipata, in coincidenza con le festività pasquali, di quattro o cinque giorni di ferie, per « dare respiro » all'azienda. Per coprire il « buco di 100 miliardi » la Fiat dovrà contrarre dei prestiti con il rischio di compiere il « primo passo verso un tipo di azienda sussidiata e sovvenzionata». Di fronte a questa inquietante prospettiva Umberto Agnelli venerdì si presenterà davanti al consiglio di amministrazione, convocato in seduta straordinaria, per dichiarare: « In queste condizioni ritengo che non è possibile adempiere al mandato affidatomi di assicurare efficienza e sviluppo all'azienda». Nell'affermazione è implicita la possibilità che l'amministratore delegato della Fiat rassegni le dimissioni. Il consiglio di amministrazione potrà respingerle. I lavoratori avranno, in media, 18 mila lire al mese: « Sciaguratamente — ha detto il segretario della Cisl Pierre Camiti — è improbabile che riescano a ricostituire il potere d'acquisto dei salari. Se è vero che i conti economici dell'azienda rischiano di saltare è altrettanto vero che i conti delle famiglie non tornano da un pezzo ». Di fronte a questo « accordo di necessità » i sindacalisti hanno ribadito il loro rifiuto ad una rincorsa sfrenata tra salari e prezzi, chiamando in causa il governo « per contenere il potere esplosivo dell'inflazione» attraverso i prezzi « politici » dei generi di prima necessità ed altre misure. Altri problemi che « l'accordo dei 200 mila » ha aperto si riferiscono alle relazio ni tra sindacati e imprenditori. A nome della Federmeccanica (alla quale aderiscono 8 mila aziende private) il direttore generale Giuliano Valle si è chiesto se non è giunto il momento di rivedere (d'intesa con i sindacati) il sistema della contrattazione per evitare che argomenti discussi nel contratto nazionale (con milioni di ore di sciopero), e che si credevano ri¬ solti, siano poi riaperti pochi mesi dopo nei contratti aziendali, con altri lunghi negoziati accompagnati da altri scioperi. «In questo modo — ha detto — si sperpera della ricchezza nazionale ». L'esperienza vissuta con il contratto integrativo Fiat non è stata positiva anche sotto altri aspetti. Umberto Agnelli, commentando l'intesa, ha detto: « Con oggi si allontana l'obiettivo di quel dialogo civile e globale sui problemi dell'industria e sui rapporti tra azienda e lavoratori nel quadro di una seria programmazione che entrambe le parti avevano detto dì essere impegnate a realizzare ». E' la constatazione che la vertenza si è sviluppata, come per il passato, attraverso i meccanismi convenzionali rinunciando a strade nuove. I sindacati hanno respinto qualsiasi azione comune nei confronti del potere pubblico per il timore di « cadere prigionieri della contrattazione programmata ». Eppure nel testo dell'accordo sono contenute clausole che nel futuro richiederanno un'azione coincidente delle due parti per esempio, parte degli investimenti previsti per il Sud, nel settore ferroviario e in quello degli autobus, sono condizionati all'approvazione, da parte del governo, del piano ferroviario aggiuntivo per i « pendolari » e al finanziamento dei piani regionali per i trasporti pubblici su gomma. Inoltre le dimensioni della fabbrica di autobus, prevista per il Sud, sono condizionate al fatto che il potere pubblico « non conceda autorizzazioni alla costruzione di nuovi stabilimenti nello stesso settore». In pratica la coincidenza di obiettivi tra azienda e sindacati su alcuni punti di carattere generale, cacciata dalla porta al tavolo delle trattative, è rientrata dalla finestra. Infine c'è la chiamata in causa, da parte imprenditoriale e sindacale, del potere pubblico per la mancata programmazione e per i gravissimi ritardi accumulati in materia di riforme sociali. Il ministro Bertoldi, nel discorso pronunciato a Roma dopo la siglatura dell'accordo, si è rivolto non soltanto ai sindacalisti ma anche al capo della delegazione Fiat avvocato Cuttica, dicendo: « Aiutateci tutti a varare la riforma sanitaria ». Ha ricevuto assicurazioni calorose, ma è apparso singolare che un ministro socialista si rivolga pubblicamente agli imprenditori, mentre i sindacati respingono ogni azione concertata. Sergio Devecchi
Persone citate: Bertoldi, Cuttica, Giuliano Valle, Sergio Devecchi, Umberto Agnelli
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