Gros, la "Coppa,, è sua di Giorgio Viglino

Gros, la "Coppa,, è sua Una splendida vittoria nel gigante in Cecoslovacchia Gros, la "Coppa,, è sua Pierino è ormai irraggiungibile al comando della classifica - Thoeni escluso dopo la prima manche per il salto di una porta - Secondo Stenmark, terzo Hinterseer (Dal nostro inviato speciale) Stary Smokovec, 9 marza. Piero Gros vince a diciannove anni la sua prima Coppa del Mondo e la vince spavaldamente com'è nel suo carattere imponendosi con un margine che non ammette discussioni nello slalom gigante cecoslovacco. Si chiude cosi con un giorno di anticipo la storia della lunga corsa a tappe del '74. E' la quarta volta consecutiva che la Coppa del Mondo viene in Italia ed il progresso dello sci azzurro è ben puntualizzato dal cambio fra Thoeni e Gros. Nell'anno dei successi a catena di Gustavo nei mondiali, il successo di Gros nella più grande combinata mai pensata completa il mazzo di risultati clamorosi che la Fisi offre allo sport italiano, ponendo più che mai lo sci al vertice fra le diverse discipline nazionali. Gros ha vinto a dicembre, poi in gennaio e anche in febbraio quando la Coppa era ferma. Adesso in questa fase finale ha ripreso il ritmo buono ad onta di ogni teorizzazione circa la forma massima e le sfumature di preparazione. Ha dimostrato in queste ultime gare di saper tener bene anche sul piano psicologico, malgrado un carattere aperto che non gli permette di ostentare la calma glaciale di Gustavo Thoeni. Perché le vittorie più difficili sono state proprio quella di Voss e quella odierna, la prima per la situazione che si era venuta a determinare e la seconda oggi per la necessità assoluta di vincere al fine di evitare i rischi assai più Intensi di uno slalom. La giornata è cominciata presto nel grigiore di un mattino umido quale si può ritrovare a Tatranska Lomnica dove stanno gli atleti o qui a Stary Smokovec dov'è la base organizzativa. Non c'era nervosismo come accade ormai da parecchio nel clan azzurro, passata la crisi delirante di St. Moritz. Alle otto si è già in cabinovia per immergersi dopo pochi minuti nelle nubi. Le ferree leggi del parco nazionale dei Tatra proteggono la natura da violenze e vilipendi per cui l'impianto meccanico parte ben lontano dalle montagne vere e proprie per salire solo nell'ultima parte. Si spera che la nebbia, ovvero le nubi, sia stazionaria al disotto del traguardo di gara, ma quando si arriva a destinazione ci si cerca ancora alla voce. Ancora più su verso la partenza e finalmente a metà della seggiovia che porta in cima alla conca si sbuca al disopra delle nubi. Il problema è abbastanza grave. Metà del percorso è avvolto nella nebbia, una nebbia spessa che non sfigura certo con quella padana di novembre, e c'è rischio che la gara risulti falsata. C'è un po' d'Incertezza poi si decide un rinvio alle 10,30. Le nubi sembrano aver capito di essere sgradite e cominciano ad abbassarsi, ma c'è flusso e riflusso e ora può giocar molto la fortuna. Su in partenza grazie al sole caldo, a qualche battuta spiritosa degli skimen italiani più che mai in forma, si aspetta una decisione senza troppi problemi. Erich Demetz, delegato tecnico si consulta con i colleghi di giuria e dietro le insistenze di Toni Sailer dà il via per le dieci e trenta. Accade così che Pargaetzi scenda con visibilità buona fino a cinque porte dal traguardo, Stricker giochi al buio per sette o otto, Gros per dieci e tutti gli altri per quote maggiori. Gros nella parte in luce è un fenomeno di coordinazione e di potenza: da una porta all'altra sembra catapultarsi letteralmente, raccorda fra un palo e l'altro sbandando una sola volta, a un cambio di pendenza più marcato. Claudia Giordani e Patrizia Siorpaes giocano al mago della pioggia chiamando ora le nuvole che risalgono vigorose verso monte. Ma Hinterseer non ha bisogno della nebbia per scendere male, saltellando più del solito, non più leggero sul terreno ma addirittura in balia. Perde un secondo e mezzo da Gros e quasi altrettanto da Stricker, tanto da finire dietro a sconosciutissimi come Sochor e Navillod. Schmalzl si becca la razione maggiore di nebbia eppure si difende bene lasciando indietro Hansi e finendo vicino a Stricker. Ora tocca a Gustavo che nel tratto iniziale scende in modo perfetto: dopo quaranta secondi di gara dà sei decimi a Gros, otto a Stricker e due secondi netti a Hinterseer. Sembra avviato ad un finale clamoroso e invece piombando nella nebbia, che pure si era ridotta, Gustavo rimane ingannato da un riflesso, curva in ritardo su una « rossa » e si infila giusto sotto il telo della « blu ■ seguente. Il guardaporte non lo vuole squalificare ma è Gustavo stesso che si autoaccusa tagliando il traguardo urlante, furioso con il mondo intero, così diverso dal consueto, finalmente umano. Dietro succede una strage e di azzurri al traguardo non ne arrivano più. Si tirano le fila e malgrado l'infortunio a Thoeni la situazione è più che rosea. Piero non ha paura. L'ha avuta a Voss, qui no, è convinto, assolutamente convinto di non correre rischi e scherza soddisfatto quasi che la prova fosse già terminata. Quando si ritorna In partenza aspetta quasi divertito il suo turno che è lontano assai e si preoccupa per Schmalzl che riesce a sorbirsi metà tracciato in nebbia, aumentando più che mai II diritto alla qualifica di uomo più sfortunato dell'anno. Hinterseer segue di lì a poco e questa volta non commette gli errori di prima. Giocando l'ultima carta disperata prende tutti i rischi possibili e vola letteralmente al traguardo in un tripudio di sole che finalmente si è fatto largo in modo definitivo. Adesso Pierino si diverte. Scende a modo suo, un modo che non è mai assolutamente difensivo. Anzi attacca bene lungo le curve ampie, con una neve che risponde a ogni sollecitazione degli sci, passa vicino ai pali assurdamente sicuro di non inforcare e all'arrivo busca mezzo secondo appena, giusta la differenza tra la disperazione e il divertimento. Stricker cerca il sorpasso su Hinterseer e lo fallisce di poco, ma il ragazzino Stenmark, queilo arrivato fresco alle gare dell'ultimo periodo, non si smentisce e piomba al secondo posto rifacendosi di quanto gli era accaduto mercoledì. Gros saluta la folla a grandi gesti, abbraccia tutti e qualcuno con calore particolare. E' festa grande e chi è salito fin quassù con code estenuanti o con una camminata di un paio d'ore si sente pienamente ripagato. Giorgio Viglino

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