L'arancia tutta d'oro

L'arancia tutta d'oro NOTE DI AGRICOLTURA L'arancia tutta d'oro Tra Catania e Siracusa c'è la "Valle dei miliardi": i migliori agrumeti con i quali si tenta di contrastare Spagna e Israele - Visita alle pregiate serre orticole di Scicli: i prodotti lavorati e raccolti in cooperative spediti nel Nord Italia e all'estero (Dal nostro inviato speciale) I Catania, marzo. Due settori s'impongono al- ' l'attenzione in un viaggio attraverso la Sicilia agricola: agrumi e ortaggi. Sul vino e sulla zootecnia, anch'essi presenti nell'isola, esistono forti perplessità, che spiegheremo in un prossimo servizio. Incominciamo con gli agrumi. Si sente ripetere che le nostre arance non piacciono agli europei, perché sono rosse invece di essere bionde e perché la qualità, anziché unil'orme, varia da azienda ad azienda, da partita a partita. Questo è vero, lo ammettono anche i siciliani. Ma è anche vero che si sta facendo parecchio per cambiare. Nella zona di Lentini, tra aCtania e Siracusa, c'è la «Valle dei Miliardi»: si chiama cosi perché, raggruppando i migliori agrumeti dell'isola, i suoi terreni valgono oro. Si parla di poderi venduti a venti milioni l'ettaro, perché un ettaro produce anche seicento quintali di arance, cioè sei vagoni, e ogni vagone vale un milione di lire. Da Lentini partono ogni anno, con questo prezioso carico, 300 mila vagoni, in cambio arrivano più di 30 miliardi. Se si guadagna molto — il terreno rende circa il 10-12 per cento — si pensa però anche a contrastare la concorrenza di Spagna e Israele: si stanno infatti sostituendo i vecchi aranceti (alcuni hanno 80, 90 anni) coperti con varietà sanguigne e piene di semi, con le varietà nuove, bionde e senza semi, cioè quelle che piacciono di più a tedeschi, francesi, inglesi. Si piantano anche varietà precoci, come la Naveline, che matura in ottobre e, venduta come primizia, spunta prezzi elevati. Non si trascurano pompelmi e clementine (mandaranci), limoni e mandarini. Le tecniche più moderne sono usate per lavorare il terreno, concimare, irrigare. La difesa dalle gelate, che in poche ore possono «bruciare» intere piantagioni, viene fatta con metodi unici in Europa: i ventilatori antigelo, che lanciano verso il basso l'aria più tiepida stagnante al di sopra della «brezza gelata». Sono impianti americani, costano 4-5 milioni l'uno, vengono gestiti in società. Così come ci sono consorzi per la maggior parte delle operazioni colturali, ma soprattutto per la lavorazione e la vendita. Una cooperativa — di fatto anche se con altra forma giuridica — è il Nupral, che ha 219 soci, che lavora e spedisce in tutto il mondo 3 mila vagoni di agrumi l'anno. Il Nupral raccoglie il prodotto dei soci, lo porta nello stabilimento, dove un centinaio di persone con macchino moderne lava, seleziona, imballa e spedisce arance, mandarini, pompelmi. Il successo del Nupral lo indica un fatto soltanto: quasi tutti gli agrumicoltori della zona vorrebbero entrare a farne parte. Un'altra cooperativa modello — l'Assofrutta di Catania — raccoglie e lavora la merce di quarantacinque soci, con una capacità produttiva di duemila vagoni annui. E' un moderno stabilimento, le arance vengono lavate (con sostanze alcaline), sciacquate, spugnate, trattate poi con sostanze antimarciscenti e «cerate» per evitare l'evaporazione del succo. I prodotti chimici sulla buccia non devono spaventare il consumatore: sono idrosolubili, cioè basta una lavata per farli sparire. All'estero, e a volte anche in Italia, il consumatore pretende l'incartamento per i prodotti di qualità superiore: è un «arricchimento» che può far aumentare il prezzo di una decina di lire il chilo. L'orticoltura è un altro settore in cui la Sicilia ha una speciale vocazione, con gli agrumi. Il comprensorio di Scicli, in provincia di Ragusa, è la più vasta concentrazione di serre che esista in Europa. Sono oltre 1500 ettari di coperture plastiche, affiancate l'una all'altra. Questi scrigni contengono soprattutto pomodori (60 per cento) e poi zucchini, peperoni, melanzane, fiori. Gli ortaggi, come gli agrumi, lavorati e raccolti in cooperative, sono spediti al Nord, in Italia e all'estero. Alcune aziende tengono qualche capo bovino, soprattutto per avere il letame necessario ad «ammorbidire» il terreno delle colture protette: è il caso del dottor Giorgio Ferro, un allevatore appassionato, espertissimo in zootecnia, il quale però non potrebbe vivere vendendo a 90 lire il latte che gli costa 140 lire il litro. Dove guadagna bene è con gli ortaggi di serra, ai quali le sue vacche forniscono un ottimo concime naturale. Parleremo in un secondo servizio della zootecnia e della viticoltura e delle altre cose viste in questo viaggio organizzato dal Ciacap (Consorzio delle cooperative agricole piemontesi). Ora riferiamo soltanto, in breve sintesi, le impressioni riportate dagli agricoltori che hanno partecipato al viaggio. Giovanni Marocco (presidente Cooperativa Riva di Chieri): «Le iniziative della Cassa del Mezzogiorno sono valide per la viticoltura e la frutticoltura, non certo per la zootecnia». Ha criticato gli enti pubblici del Piemonte, che non hanno saputo fare altrettanto. Giuseppe Marengo (presidente della Cooperativa di Castagnole): «La zootecnia è la grande assente dell'isola, anche se esiste Qualche grosso allsvamento industriale. Sarebbe un errore sviluppare in Sicilia un piano carne, perché ne mancano le premesse di clima e di terreno». Giuseppe Caratto (Coopera- Uva di Ceresole): «In Piemonte andiamo avanti da soli, qui se non c'è la Cassa nessuno fa niente». Giovanni Astegiano (Cooperativa di Piobesi): «Avremo bisogno anche noi di una 'Cassa del Nord"». Ezio Pollono (Cooperativa di Bollengo): «Mi ha impres sionato la schiera di tecnici (quindici-venti/ nelle cantine sociali, quando ne basterebbero uno-due. Quelle che abbiamo visto non sono cooperative di produttori ortofrutticoli: si tratta di proprietari che sfruttano i contadini». Prof. Giuseppe Piumatti (segretario Cooperativa di Ceresole): «Con i piani carne al Sud si va contro le direttive Cee, che hanno indicato la pianura padana per lo sviluppo zootecnico». Giuseppe Nicola (Cooperativa Piobesi): «Perché al Nord non abbiamo gli stessi forti finanziamenti che la Cassa dà in Sicilia?». Alberto I Mola (Cooperativa Piossa-1 sco): «La Sicilia è sempre stata sfruttata, è giusto che ora la aiutino». Livio Burato