Forse più lunghi i limiti del carcere preventivo di Guido Guidi

Forse più lunghi i limiti del carcere preventivo Due proposte in Parlamento Forse più lunghi i limiti del carcere preventivo (Nostro servizio particolare) Roma, 7 marzo. Si profila l'eventualità che venga prolungata la durata della carcerazione preventiva. Il Parlamento, infatti, si appresta a discutere se non sia opportuno aumentare i termini oltre i quali l'imputato deve essere liberato qualora non sia intervenuta nel frattempo una sentenza definitiva. Il pericolo che a maggio possano tornare in circolazione non meno di 400 detenuti (questa l'indicazione fornita dagli esperti) nei confronti dei quali non si è ancora esaurito il processo ha indotto un gruppo di senatori comunisti(Terracini, Boldrini e Lugano) e un deputato indipendente di sinistra (Cesare Terranova) a presentare due proposte di legge, a Palazzo Madama e a Montecitorio, nel tentativo di risolvere il problema. La norma attualmente in vigore prevede che l'imputato deve essere posto in libertà provvisoria se nei suoi confronti non è intervenuta una sentenza definitiva entro quattro anni dal giorno del suo arresto. La legge, validissima in teoria, si è rivelata un fallimento nella sua attuazione pratica. Nella realtà, infatti, per la lentezza della giustizia raramente un processo penale si conclude entro questo termine: il caso recente di De Lellis che, condannato per omicidio a 20 anni è stato scarcerato quindici giorni prima che la sentenza venisse confermata dalla Cassazione, è sintomatico; ma ancora più clamorosi dovrebbero essere quelli di Franco Mangiavillano e di Franco Torreggiani che a maggio saranno scarcerati pur essendo stati già condannati dalla corte d'assise per avere ucciso i fratelli Menegazzo. «E' necessario — hanno osservato in sostanza i parlamentari che hanno presentato le due proposte di legge — porre un argine temporaneo al fenomeno che rischia di scuotere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni repubblicane». La proposta dei senatori prevede che i termini per la carcerazione preventiva, fissati ora dalla legge in quattro anni dal momento dell'arresto, aumentino a 10 anni se il delitto comporta il mandato di cattura obbligatorio e se, nel frattempo, è stata pronunciata una condanna di primo grado confermata in appello. Negli altri casi di condanna non definitiva per reati che non prevedono il mandato di cattura obbligatorio i termini non dovrebbero superare i 6 anni. L'on. Cesare Terranova, già giudice istruttore a Palermo e procuratore della Repubblica a Marsala, invece propone un aumento inferiore (cioè sino a 6 anni di carcerazione preventiva) con una ipotesi notevolmente interessante che intende frustrare tutti i tentativi compiuti dagli imputati di escogitare pretesti per ottenere un rinvio del processo. L'esperienza insegna, infatti, che (vedi caso Mangiavillano e Torreggiani di questi giorni; caso dei mafiosi a Palermo) ogni occasione è valida per guadagnare tempo nel modo più ingegnoso e lecito: malattie, indicazioni di indirizzi sbagliati, pretesti vari. L'on. Cesare Terranova propone La richiesta è del pei e dell'ex giudice Terranova, indipendente di sinistra - Attualmente il limite è di 4 anni - Per la lentezza della giustizia, a maggio 400 imputati rimessi in libertà che i termini stabiliti per la carcerazione preventiva rimangano sospesi durante il tempo in cui l'imputato è sottoposto a perizia psichiatrica e «durante il tempo in cui il dibattimento è sospeso o rinviato per motivi dovuti all'imputato o al difensore». In teoria, almeno, si dovrebbero evitare le continue e costanti richieste perché il processo ritardi. «Sono fermamente convinto della necessità, ha osservato l'onorevole Terranova nella sua relazione con la quale ha illustrato la proposta, di una modificazione del sistema attuale, giacché alla luce di una esperienza di quattro anni si è visto che esso ha funzionato pressoché esclusivamente in favore di autentici criminali, dai mafiosi siciliani ai banditi sardi e ai peggiori delinquenti del Paese. Ciò costituisce una grave offesa a coloro che vivono e lavorano onestamente». A queste proposte ha replicato subito il consigliere di corte d'appello, Mario Barone, esponente della corrente di estrema sinistra dell'Associazione nazionale magistrati. «La proposta di nuove norme sulla carcerazione preventiva, ha commentato il dottor Barone di "Magistratura democratica", non è giustificata da esigenze connesse a trasformazioni generali dell'aspetto socio-politico del Paese, ma da valutazioni contingenti. L'ordinamento giuridico dovrebbe adoperarsi per assicurare al cittadino una giustizia sollecita». Guido Guidi

Luoghi citati: Lugano, Marsala, Palermo, Roma