Continuità di linea repressiva di Ferdinando Vegas
Continuità di linea repressiva Continuità di linea repressiva L'esecuzione del giovane anarchico Salvador Puig Antich con lo strumento barbarico della garrota, il tentativo di espulsione dalla Spagna di monsignor Antonio Anoveros, l'anziano vescovo di Bilbao: due episodi molto diversi, senza alcuna relazione, neppure indiretta, che tuttavia non si son trovati solo casualmente a coincidere nello stesso momento. Rientrano infatti tut'e due, come ultimi anelli di una lunga e pesante catena, nell'unico sistema che il regime franchista applica da sempre per tenere la Spagna sotto il suo giogo: il sistema della repressione. Può essere, come è stata solitamente, una repressione silenziosa, avviluppante, soffocante: questa, anzi, è la caratteristica saliente del regime spagnolo, che così ha saputo offrire un modello di fascismo più adeguato alla nostra epoca dei vecchi modelli, il fascismo italiano e il nazismo tedesco. La violenza, però, rimane sempre la matrice originaria anche del fascismo spagnolo, nato con lo squadrismo della Falange e arrivato al potere con la ribellione militare ed una spaventosa guerra civile; e così la repressione diventa violenta quando il regime si sente minacciato e ritiene opportuno cautelarsi mostrando di nuovo l'antica ferocia. La minaccia, è inutile dirlo, non veniva certo dall'impresa tentata da Puig Antich, e neppure dal sermone di monsignor Anoveros in appoggio alle rivendicazioni autonomistiche del popolo basco. Questi sono stati solamente i pretesti colti dal regime per dare una tardiva risposta ad un fatto ben più grave: l'uccisione, il 20 dicembre, del presidente del Governo, ammiraglio Carrero Bianco. A Puig Antich, ha detto la radio del Vaticano, è stata applicata la «legge del taglione», nel senso che è stato assassinato legalmente perché avrebbe ucciso (ma non è stato provato) un poliziotto. Ma v'è di peggio, secondo noi: il giovane anarchico è stato trattato non come un essere umano, bensì come un oggetto, che si distrugge perché in un dato momento questo gesto brutale risponde agli interessi del regime. Una prova di forza, dunque, una riaffermazione della capacità del franchismo di resistere, rispondendo colpo su colpo. In realtà, quando un regime si pone su questo terreno, dà una prova patente di debolezza, perché dimostra chiaramente di non avere altre frecce al suo arco se non la vendetta, la repressione violenta. Sotto questo aspetto generale, anche l'uccisione di Carrero Bianco, a chiunque vada attribuita, è stato un episodio rivelatore della realtà drammatica in cui si trova la Spagna, tra l'oppressione del franchismo e i sussulti di ribellione. Dietro l'uno o l'altro di questi sussulti sta però l'insofferenza crescente di vaste masse del popolo spagnolo, gli operai e i lavoratori in genere, gli studenti e gli intellettuali, una parte rilevante della Chiesa. Questa condanna corale del regime significa, tradotta in termini positivi, una richiesta di libertà e di democrazia: proprio quello che il franchismo non può concedere senza rinnegare la sua stessa essenza di dittatura e quindi autodistruggersi. Sta qui la contraddizione irresolubile in cui si avvolge il franchismo, nel suo tentativo di perpetuarsi e insieme operare cautissime «aperture». Anche il nuovo presidente del governo, Arias Navarro, nel programma presentato personalmente alle Cortes il 12 febbraio, ha fatto cadere l'accento su due punti fondamentali: la prosecuzione dell'indirizzo di sviluppo in economia e l'«aperturismo», appunto, sul piano politico. Arias Navarro ha preannunciato un paio di misure timidissime, che non vale neppure la pena di specificare, perché in fondo si collocano sempre sulla linea continuista del nuovo governo rispetto al precedente e a tutta la storia del franchismo. Dove poi stia veramente la continuità del regime di Franco lo ha dimostrato, a Barcellona, la garrota. Ferdinando Vegas
Persone citate: Antich, Antonio Anoveros, Arias Navarro, Carrero, Carrero Bianco, Cortes, Puig Antich, Salvador Puig
Luoghi citati: Barcellona, Bilbao, Spagna
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