Chi pagherebbe nuove elezioni? di Vittorio Gorresio

Chi pagherebbe nuove elezioni? TACCUINO Chi pagherebbe nuove elezioni? Questa crisi la vedo diversa dalle altre precedenti, perché una volta sarebbe stato sempre possibile ricorrere allo scioglimento delle Camere e ad elezioni anticipate, come estrema soluzione: stavolta no. Questa volta il governo bisogna rappattumarlo a qualunque costo perché l'aria che tira non consente illusioni sulla possibilità che i partiti ottengano dai loro ordinari patroni gli enormi finanziamenti indispensabili per una campagna elettorale — come suol dirsi — all'italiana. Fra i pretori d'assalto da una parte, e dall'altra la commissione parlamentare di indagine presieduta dall'onorevole Cattanei (già presidente della Commissione Antimafia), nessuno è più disposto a finanziare i partiti politici; si rischia la galera. Ho quindi l'impressione che il ricorso ad elezioni anticipate, un espediente che in Inghilterra sembra ancora possibile, sia in Italia inattuabile. Chi ne pagherebbe le spese (enormemente superiori in Italia, rispetto ai costi inglesi)? Sembrava, ancora qualche giorno fa, che il finanziamento dei partiti politici da parte dello Stato potesse Licilmente diventare legge, nella concordia dei principali segretari impegnati a persuadere la pubblica opinione che l'attuale sistema fortunosamente praticato dai partiti per il loro autofinanziamento era del tutto « inaccettabile », come dichiarava in una intervista l'on. Francesco De Martino, segretario del psi. Anche l'on. Ugo La Malfa, prima di dare le dimissioni dal ministero del Tesoro e dalla segreteria del pri, aveva detto alla Tv che il proposto finanziamento pubblico dei partiti politici era « una maniera per uscire da uno stato di vergogna e mortificazione ». Parlando per radio, l'on. Flaminio Piccoli, presidente dei deputati de, aveva dal suo canto dichiarato che chi si vuole assumere la responsabilità di un Paese deve avere « il coraggio civile di affrontare anche l'impopolarità, per rimediare ad una situazione che è pericolosissima ». E adesso, con la crisi? Un'eventuale legge per il pubblico finanziamento dei partiti è senz'altro impossibile; rinviata a quando sarà stato fatto il governo nuovo, e contestualmente escluso il ricorso ad elezioni anticipate per mancanza di soldi. Già ci saranno spese per il referendum prò e contro il divorzio, un'alternativa politicomorale che immagino lasci del tutto indifferenti i petrolieri. Andare a chiedere altri denari agli indiziati di reato mi sembra affatto irrealizzabile, ed è forse per questo che ho visto crescere l'irritazione di tanti uomini politici del giorno d'oggi contro i loro remoti predecessori: contro gli stessi padri fondatori della nostra Repubblica, quei 556 valentuomini costituenti che sedettero a Montecitorio nel biennio 1946-47. Costoro avrebbero peccato di ingenuità o d'ipocrisia avendo immaginato o finto di credere che i partiti politici potessero campare d'aria, come suol dirsi. Difatti i padri costituenti riconobbero nell'art. 49 la funzione dei partiti, ma poi omisero di precisare le fonti del loro sostentamento. L'idea che la Costituzione, al pari di ogni legge che comporta una spesa (art. 81), debba indicare i modi per la copertura finanziaria delle proprie norme è un'idea tutta fresca. A questa stregua si dovrebbe criticare anche l'art. 9 del capitolo «Principi fondamentali», nel quale è detto che « la Repubblica tutela il paesaggio », ma dove manca l'ingiunzione di iscrivere in bilancio i fondi relativi. Sarà per questo che in Italia il paesaggio non è mai stato tutelato da nessuno, ma è certo che in presenza dello scempio ecologico in atto nessuno mai si è mosso a irridere i 556 padri fondatori della Repubblica. Inoltre è vero che nei rari casi in cui quei padri ebbero cura di dettare norme di carattere finanziario — in materia di pubblica istruzione, per esempio — la loro volontà fu disattesa: « Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato », recita nel suo terzo capoverso l'art. 33, ma tutti sappiamo che gli ingegnosi ministri democristiani della P. I. hanno poi saputo aggirare un dettato costituzionale che era evidentemente ispirato a difendere la scuola pubblica dello Stato laico contro l'aggressiva invadenza della scuola confessionale privata. Quindi io assumo la difesa dei padri fondatori costituenti per i loro silenzi, dato che sono state disattese anche le loro esplicite pronunce, e sto a vedere che succede in occasione di questa crisi. Andiamo alle elezioni? Ma non c'è chi le paghi. Vittorio Gorresio ad elezioni an

Persone citate: Flaminio Piccoli, Francesco De Martino, Ugo La Malfa

Luoghi citati: Inghilterra, Italia