Il polemico saggio dell'americano Rogers di Remo Cantoni
Il polemico saggio dell'americano Rogers Il polemico saggio dell'americano Rogers Uno psicologo a scuola Cari R. Rogers: « Libertà nell' apprendimento », Ed. Giunti-Barbera,-pag. XIII397, lire 3800. Nel quadro della psicologia clinica americana la figura di Cari R. Rogers è tra le più vivaci. Uomo di vaste ambizioni, egli svetta in mezzo a polemiche che investono il significato e la validità del suo pensiero. Grande attore di proscenio, profeta appassionato di rivoluzioni pedagogiche e terapeutiche, Rogers rappresenta, nella movimentata psichiatria americana, ] una t« -za forza autonoma tra il comportamentismo dominante, con i suoi schemi zoomorfici e atomistici, e la psicanalisi freudiana di più rigida osservanza. Il comportamentista ritiene l'uomo una macchina prevedibile, uno strumento che si può maneggiare con sempre maggiore destrezza. Per il freudiano ortodosso l'uomo è soprattutto un essere irrazionale, prigioniero irrevocabilmente del suo passato e del suo latente e misterioso inconscio. L'antropologia di Rogers ha, invece, i suoi articoli di fede nella spontaneità e nella libertà creativa dell'uomo. Quest'uomo rogersiano è un organismo in perenne evoluzione, una persona duttile e fluida nella sua struttura interiore, un essere restituito a tutti i suoi valori potenziali, a tutto ciò che vi è in lui di genuino. Gli avversari di Rogers lo accusano di «spontaneismo» grezzo e non amano le sue formule ad effetto come, ad esempio, « la terapia non direttiva o centratasul-cliente, l'autenticità, l'essere ciò che veramente si è, la vita in espansione ». I suoi fautori ricordano piuttosto il suo lungo tirocinio pratico e clinico, l'uso accurato di test psicometrici, il metodo di registrare fonograficamente, con il consenso dei pazienti, i colloqui di consultazione, la verifica scrupolosa delle immagini cangianti che il paziente via via costruisce di se stesso quando raggiunge la comprensione interiore. La psichiatria di Rogers fa leva sulla ricchezza creativa delle emozioni una volta che siano liberate da inibizioni e limiti frustranti. E' lo stesso atteggiamento che si trova in molte « avanguardie » arti stiche o politiche. Carattere costante di questi movimenti è, infatti, il recupero della fluidità e l'orrore di ciò che è statico, rigido o bloccato. Vi è qui una specie di vitalismo romantico che considera l'esperienza psichica, bergsonianamente, come un con¬ tinuum emozionale. Pare che Rogers dica: sblocchiamo la corrente della vita psichica, conosciamo in profondità noi stessi mediante una visione interiore o insight, smantelliamo le barriere difensive di un io ansioso, autodistruttivo, antisociale, ed eccoci alle fonti meravigliose della Vita e dell'Essere. In Libertà nell'apprendimento, che è l'opera più recente e polemica di Rogers, egli applica le sue idee alla pedagogia dell'insegnamento svolto in forme non autoritarie entro piccole comunità spontanee di studio. Fulcro del suo pensiero è l'assoluta fiducia nella bontà naturale dell'uomo. « Non ho nulla da temere », scrive, « quando mi presento come sono... La vita è per me molto più bella quando non assumo atteggiamenti difensivi, quando non cerco di nascondermi dietro uno schermo o una maschera, quando insomma cerco di esprimere la vera realtà di me stesso ». Molti vecchi sbagli psicologici e pedagogici vengono qui rettificati. E' certo che opere come La terapia centrata-sul-cliente (1970), Psicoterapia e relazioni umane (1970), Psicoterapia di consultazione (1971), Libertà nell'apprendimento (1973), tutte apparse nella nostra lingua, sono tappe significative di una psicologia umanistica erede di Rousseau, apparentata con Dewey e Bergson. Resta il dubbio che i metodi ultrapermissivi nella formazione o rigenerazione della personalità siano una specie di scommessa fondata nella convinzione che l'uomo sibi permissus non possa che agire felicemente nel migliore dei mondi possibili. Nella vita, purtroppo, non tutto è agevole o consentito. Preparare l'uomo anche alla scuola del sacrificio e del dolore, anche alla durezza dell'esistenza, mi pare utile, anzi, indispensabile. Remo Cantoni
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