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ITALIA ITALIA Mezzogiorno Tutto cominciò come in una commedia all'italiana. Dov'era dunque finito Biagio Boccaccio, il contadino da intervistare? Corsa nelle stradine di Ruvo, fra una marmaglia burlona e schiamazzante. Fino al suo alloggio, fino alla casa di suo padre, fino alla sede del sindacato agricolo. Verso mezzogiorno fu deciso di cercarlo nell'olivaia che cinge la cittadina. Nuovo periplo caleidoscopico: i muretti di pietra, i tronchi contorti degli ulivi, le loro foglie che fremono come un branco di sardine, il silenzio. Qua e là una povera coppia carica il suo raccolto nel carretto. Quadro quotidiano della misera agricoltura pugliese. Lo smarrimento cominciava a impadronirsi della nostra guida, quando verso le quattro del pomeriggio, ritornati a Ruvo, sbattemmo contro Biagio Boccaccio all'angolo di una strada. Un uomo piccolo, dalla fronte dorata d'arcangelo, sulla trentina. Un appuntamento — senza disguidi questa volta — fu preso per l'indomani, nel suo appartamento di Ruvo. Un alloggio, lo scopriremo, « tutti i confort, quarto piano, loggia, ascensore». Con una lucentezza di cristalli, candelabri a sei braccia, un servizio di piatti fioriti. L'agiatezza borghese, in una parola, insospettata in questa borgata povera de! Mezzogiorno d'Italia, e che rivelava, pensavamo, un tenore di vita molto decoroso. Sorpresa immediata: Biagio Boccaccio non guadagna che un milione di lire negli anni di raccolti infelici. E due milioni negli anni di olive grasse. Ma allora, questo appartamento da benestante? La famiglia e i parenti acquisiti, spiega lui, si sono autotassati, indebitali per pagare ciascuno, dopo il matrimonio, parte dell'arredamento, del corredo, delle stoviglie. Una saggia abitudine di paese, spiega da sotto il berretto. Un'abitudine che i «parenti» d'ogni nazionalità dovrebbero prendere. Sì, nelle Puglie tutto si fa così, in famiglia. Sì, suo padre, suo fratello e lui hanno messo assieme i quattro ettari di oliveti che ciascuno possiede. No, questa loro società non è turbata da polemiche. Sì, non avevano altra soluzione, poiché tutti e tre assieme hanno ancora troppo poca terra e pochi mezzi. Delle motofalciatrici, due tricicli a motore, una motopompa, nessun trattore. Sì, purtroppo è tutto ciò che possiedono per coltivare i loro venti appezzamenti sparpagliati nell'olivaia. Ma alla fin fine non si lamenta troppo: lui è padrone, respira aria buona, niente orari. E poi gli altri contadini di Ruvo non hanno affatto lottizzazioni migliori. Basta fare una divisione: diecimila persone per ventiquattromila ettari. Né il paradiso, né la fortuna. Certo che se ne andrebbero se non considerassero altro che la loro posizione finanziaria. Per fare quale mestiere? Il medico. Tuttavia non bisogna pensare che oggi lui sia infelice. No, ecco, tutto ciò è un po' pazzesco. Sapete come è accaduto? A quattordici anni non aveva in mente che un pensiero: diventare agricoltore. Suo fratello ha avuto la fortuna di proseguire negli studi. Perché? Il bernoccolo della matematica... L'istitutore è arrivato a casa per parlare del « piccolo ». Sì, tutto è andato bene, oggi il fratello è assistente all'Università. Una gloria per l'intera famiglia, quando si pensi che il padre non ha frequentato la scuola per più di tre anni. E il nonno non vi è andato affatto. No, ancora una volta, lui non ha alcun diritto di lamentarsi. Progredisce o no, da una generazione all'altra la famiglia Boccaccio? Ecco, egli stesso fa del sindacalismo. Oggi conosce i propri problemi, non li subisce passivamente, cerca di risolverli. Un esempio: già non vive più in mezzo alla campagna, ma in città con acqua, luce e gas. In campagna non c'è nemmeno una di queste comodità. Mai avrebbe trovato una sposa che avesse accettato di viverci. Certo, nonostante tutto ciò, le cose potrebbero andare meglio. Come? Oh, se tutti i contadini di Ruvo cominciassero a darsi una

Persone citate: Biagio Boccaccio, Italia Mezzogiorno

Luoghi citati: Italia, Ruvo