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FORUM FORUM Commercio dall'Est Charles Levinson Segretario generale della Federazione internazionale del sindacati dei lavoratori chimici Da tempo le grandi compagnie multinazionali d'Occidente s'interessano al vasto territorio che va da Berlino a Vladivostock. Ma da relativamente poco tempo i loro dirigenti e rappresentanti hanno cercato di far credere che stanno conducendo una crociata ideologica. Samuel Pisar è diventato l'avvocato di queste, tesi in numerose pubblicazioni europee. Bisogna dire che è quanto meno incerta •la pretesa liberazione dei regimi autoritari che scaturirebbe, agli occhi di certa gente, dall'influenza esercitata da grandi società occidentali e da gruppi come quello di Rockefeller e di Hammer della Occidental Oil ai quali Samuel Pisar è legato. Le crociate ideologiche nel corso della storia hanno sempre urtato contro l'imperialismo materialista, l'avidità commerciale, la dominazione di certi popoli da parte di qualche élite. Così, invece di parlare degli interessi degli uni o degli altri, si è sempre preferito arringare le folle sul tema del dovere dell'uomo bianco di civilizzare, di cristianizzare e di emancipare le popolazioni che egli colonizzava. L'idea di commerciare con i Paesi dell'Est non è nuova per gli Stati Uniti; il « gruppo di Darthmouth », diretto da Rockefeller, e alcuni altri importanti industriali hanno studiato da tempo come superare gli ostacoli che impediscono lo sfruttamento delle « miniere d'oro » dell'Europa dell'Est. A metà degli Anni Sessanta, per esempio, l'International Basic Economy Corporation (Ibec), uno dei molteplici e spesso discreti organismi che difendono gli interessi della Standard Oil (che è tra le fonti di potere e di reddito della dinastia Rockefeller), si lanciava nell'Unione Sovietica e nei Paesi dell'Est in operazioni che fruttavano miliardi di dollari. Alberghi a Budapest, Praga, Varsavia, Sofia; fabbriche di gomma in Romania; nuove imprese tecnologiche e soprattutto operazioni finanziarie che permettessero di sfruttare il basso costo delle materie prime e della mano d'opera. Ma la vera dimensione della « redditività » del comunismo nelle imprese americane era ben maggiore di quanto immaginassero i migliori specialisti. L'ideologia anticomunista ufficiale, accentuata dalla guerra nel Vietnam — che tanto ha fruttato a qualcuno — evidentemente mascherava l'importanza delle transazioni. Numerose società hanno intrapreso affari tramite le loro filiali europee. Così la società Hewlett-Packard, il cui presidente David Packard era stato nominato sottosegretario di Stato alla Difesa (come dire il « numero 2 » del Pentagono, sotto il primo governo Nixon), ha concluso più di un terzo dei suoi affari per 300 milioni di dollari grazie a contratti che avevano un rapporto con l'esercito, durante l'esercizio 1968. Ciò non ha impedito alla compagnia di sviluppare i suoi affari nell'Europa dell'Est, per mezzo di fabbriche tedesche e scozzesi, e di perfezionare una centralizzazione commerciale a Ginevra. L'avvento della distensione non è dovuto al desiderio di metter fine alla guerra fredda e ancor meno all'utilità di portare la democratizzazione in Russia. E' dovuto essenzialmente a una formula capitalistica creativa e immaginativa, destinata ai segreti dei profitti che le vie tradizionali dell'import-export non permettevano. I mezzi di pagamento dei Paesi dell'Est non sono convertibili. E l'oro non è più utilizzabile, in linea generale, come mezzo di pagamento nelle normali transazioni commerciali. La necessità di guadagnare ha portato a una nuova forma di impresa (del tutto impossibile secondo la mitologia ideologica sostenuta dai due lati) : una società di coproduzione fra un trust di Stati anticapitalisti e una compagnia capitalista anticomunista. Questa formula ibrida ha proliferato negli Anni Cinquanta e Sessanta ed ha costituito la base delle gigantesche associazioni di industriali per l'automobile, la chimica e la gomma. Oggi esistono almeno 900 di queste associazioni, secondo i rilievi ufficiali, ma probabilmente il triplo sotto varie forme. In tali associazioni, le società occidentali apportano l'esperienza, il capitale, la tecnologia; e il partner orientale il lavoro, gli stabilimenti, l'energia e le materie prime. La produzione

Persone citate: Charles Levinson, David Packard, Hammer, Hewlett, Nixon, Rockefeller, Samuel Pisar