Luce completa su ogni sospetto

Luce completa su ogni sospetto SPAGNUOLO Luce completa su ogni sospetto // caso Spagnuole/ continua ad essere al centro delle polemiche. Fortunatamente, il Consiglio Superiore della Magistratura ha adottato la più saggia delle decisioni: quella d'indagare, esso stesso, se esistano gli estremi per trasferire d'ufficio, anche senza sua colpa, il Procuratore Generale di Roma. Con questa delibera, in un certo senso interlocutoria, il Consiglio Superiore ha evitato, da un lato, il rischio di un insabbiamento e, dall'altro, il rischio di precipitare le cose. I pericoli insiti nelle altre due soluzioni possibili (chiusura del caso o, all'opposto, sollecitazione d'un procedimento disciplinare) non erano lievi. Con la prima si sarebbe elusa, anzi gravemente delusa, l'esigenza dell'opinione pubblica che si faccia luce completa su ogni forma di sospetto gravante attorno all'operato dei pubblici poteri; con la seconda si sarebbe in certo qual modo anticipato un giudizio di illiceità sul comportamento del magistrato, senza avere ancora raccolto elementi adeguati. Con l'atteggiamento preso l'altro ieri, il Consiglio Superiore ha fornito altresì una prova di sicuro impegno, rivendicando la propria posizione al vertice della magistratura. Mentre un procedimento disciplinare avrebbe imposto, almeno inizialmente, di affidare le indagini ad un altro organo, l'apertura della procedura per l'eventuale trasferimento d'ufficio significa che di tutte le indagini dovrà occuparsi lo stesso Consiglio. Iniziativa, svolgimento e decisione finale saranno, cioè, concentrati nelle sue mani, con un'esclusiva, totale assunzione di responsabilità. Ciò costituisce, nel medesimo tempo, una preziosa garanzia per la celerità delle indagini. Anche a prescindere dalla vischiosità che rallenta quasi sempre i procedimenti disciplinari, a causa dei molti formalismi che ne caratterizzano opportunamente lo svolgimento in relazione al loro particolare oggetto (un illecito che sfocia in una sanzione), è fin troppo evidente che l'assunzione diretta delle indagini da parte del Consiglio Superiore per un caso tanto clamoroso non potrà non risolversi in una spinta ad operare senza indugi. Impegnato in prima persona. Il Consiglio sa benissimo che di ogni ritardo ingiustificato assumerebbe la diretta responsabilità di fronte all'opinione pubblica. Tutto questo non vuol dire che le indagini saranno facili e semplici. Non vi si oppone soltanto la delicatezza delle funzioni esercitate da chi è Procuratore Generale presso la corte d'appello di Roma, e l'importanza dell'ufficio da cui si ipotizza l'allontanamento. A complicare ulteriormente gli accertamenti, interviene una circostanza anch'essa insolita: il procedimento per l'eventuale spostamento d'ufficio è stato pure aperto nei confronti di altri magistrati romani, un giudice istruttore ed alcuni sostituti procuratori. Sia per loro sia per Spagnuola occorre stabilire — e non è problema di poco conto — se, nelle sedi che occupano, possano ancora « amministrare la giustizia nelle condizioni richieste dal prestigio dell'Ordine giudiziario ». Mai come in questa occasione il Consiglio Superiore della Magistratura ha gli occhi puntati su di sé. La cosa ha una sua logica non soltanto formale: mai come in questo momento, la magistratura si è trovata al centro delle polemiche. L'organo che la rappresenta nella sua globalità non poteva assolutamente estraniarsene, né tanto meno passare inosservato. Per sua e nostra fortuna, ha cominciato bene. L'importante è che continui, La posta in palio si pre senta decisiva: bisogna far ve nire a galla la verità. Giovanni Conso Luce completa su ogni sospetto SPAGNUOLO Luce completa su ogni sospetto // caso Spagnuole/ continua ad essere al centro delle polemiche. Fortunatamente, il Consiglio Superiore della Magistratura ha adottato la più saggia delle decisioni: quella d'indagare, esso stesso, se esistano gli estremi per trasferire d'ufficio, anche senza sua colpa, il Procuratore Generale di Roma. Con questa delibera, in un certo senso interlocutoria, il Consiglio Superiore ha evitato, da un lato, il rischio di un insabbiamento e, dall'altro, il rischio di precipitare le cose. I pericoli insiti nelle altre due soluzioni possibili (chiusura del caso o, all'opposto, sollecitazione d'un procedimento disciplinare) non erano lievi. Con la prima si sarebbe elusa, anzi gravemente delusa, l'esigenza dell'opinione pubblica che si faccia luce completa su ogni forma di sospetto gravante attorno all'operato dei pubblici poteri; con la seconda si sarebbe in certo qual modo anticipato un giudizio di illiceità sul comportamento del magistrato, senza avere ancora raccolto elementi adeguati. Con l'atteggiamento preso l'altro ieri, il Consiglio Superiore ha fornito altresì una prova di sicuro impegno, rivendicando la propria posizione al vertice della magistratura. Mentre un procedimento disciplinare avrebbe imposto, almeno inizialmente, di affidare le indagini ad un altro organo, l'apertura della procedura per l'eventuale trasferimento d'ufficio significa che di tutte le indagini dovrà occuparsi lo stesso Consiglio. Iniziativa, svolgimento e decisione finale saranno, cioè, concentrati nelle sue mani, con un'esclusiva, totale assunzione di responsabilità. Ciò costituisce, nel medesimo tempo, una preziosa garanzia per la celerità delle indagini. Anche a prescindere dalla vischiosità che rallenta quasi sempre i procedimenti disciplinari, a causa dei molti formalismi che ne caratterizzano opportunamente lo svolgimento in relazione al loro particolare oggetto (un illecito che sfocia in una sanzione), è fin troppo evidente che l'assunzione diretta delle indagini da parte del Consiglio Superiore per un caso tanto clamoroso non potrà non risolversi in una spinta ad operare senza indugi. Impegnato in prima persona. Il Consiglio sa benissimo che di ogni ritardo ingiustificato assumerebbe la diretta responsabilità di fronte all'opinione pubblica. Tutto questo non vuol dire che le indagini saranno facili e semplici. Non vi si oppone soltanto la delicatezza delle funzioni esercitate da chi è Procuratore Generale presso la corte d'appello di Roma, e l'importanza dell'ufficio da cui si ipotizza l'allontanamento. A complicare ulteriormente gli accertamenti, interviene una circostanza anch'essa insolita: il procedimento per l'eventuale spostamento d'ufficio è stato pure aperto nei confronti di altri magistrati romani, un giudice istruttore ed alcuni sostituti procuratori. Sia per loro sia per Spagnuola occorre stabilire — e non è problema di poco conto — se, nelle sedi che occupano, possano ancora « amministrare la giustizia nelle condizioni richieste dal prestigio dell'Ordine giudiziario ». Mai come in questa occasione il Consiglio Superiore della Magistratura ha gli occhi puntati su di sé. La cosa ha una sua logica non soltanto formale: mai come in questo momento, la magistratura si è trovata al centro delle polemiche. L'organo che la rappresenta nella sua globalità non poteva assolutamente estraniarsene, né tanto meno passare inosservato. Per sua e nostra fortuna, ha cominciato bene. L'importante è che continui, La posta in palio si pre senta decisiva: bisogna far ve nire a galla la verità. Giovanni Conso

Persone citate: Giovanni Conso, Spagnuolo Luce

Luoghi citati: Roma