Graziani, tre partite tre gol vincenti di Fulvio Cinti

Graziani, tre partite tre gol vincenti Graziani, tre partite tre gol vincenti Un ciociaro "spietato,. Gustavo Giagnoni si ricaccia in capo lo strapazzato colbacco (scaramanzia o sfida? Abitudine o pioggia? Un po' delle une e un po' delle altre), e, quando a fine partita, se lo toglie i capelli crespi assumono l'aspetta di un arruffato cespuglio di rovi. Il « mister » è su di giri. Ha, pure, parola pungente. Si guarda attorno con occhi lampeggianti come se chiedesse: chi non aveva fiducia in questo Torino? Già chi non aveva fiducia... Il discorsetto si scioglie in accenti elogiativi per i giocatori granata (per bacco, in una giornata simile, viste come andavano mettendosi le cose qualcuno meriterebbe l'encomio!), però ad ascoltarlo bene pare sia proprio rivolta alla gente di poca fede. Adesso, per Giagnoni, tutto è matematico, previsto, scontato. Anche ciò che ieri all'occhio dei tiepidi pessimisti sembrava incerto e impossibile. « Non c'è due senza tre... » (cioè tre vittorie, l'una dopo l'altra, che hanno riportato il Torino in quota, « Lo dicevo io... », « Come no... » e altre frasi del genere ricor¬ rono spesso a rafforzare il commento, sottolineare l'opinione, chiarire il concetto. E' il Giagnoni migliore, quello che si preferisce ascoltare: un uomo di incrollabile fiducia, di forbita loquela, tutto slanci e furbeschi ammiccamenti. Il peggior servizio che gli sia stato reso sinora è quello di averlo paragonato al « mago ». Le parole non fanno so¬ miglianza. Giagnoni non vende fumo, semmai regala entusiasmo. Fra le cose e i fatti previsti e scontati di Giagnoni c'è anche l'affermazione di Graziani. Non definitiva, poiché le esplosioni nel calcio sono spesso fumate che il primo vento contrario disperde in fretta, ma perlomeno parziale poiché è arrivata progressivamente, a passo sicuro. « Avete visto il ragazzo? », chiede Giagnoni. Tempo fa aveva affermato: « Quel che avete visto di Graziani rispecchia soltanto una piccola parte delle sue possibilità. Il meglio deve ancora venire ». Nella domanda del mister, previsto e scontato, c'è implicitamente l'arrivo del « meglio » di Graziani. Tre palle vincenti in partite che il Torino non doveva perdere, semmai vincere a qualunque costo, non si realizzano per caso. Anzi, mi sembra che questo Graziani, tipo indubbiamente in gamba, non affidi nulla alla combinazione. E' un centravanti magari un poco grezzo nello stile, però è solido e pratico, uno di quei giocatori che non aspetta passivamente l'occasione per sfruttarla a dovere (cioè di quella singolare razza di attaccanti catalogati alla voce « opportunisti »), bensì va a cercarsela e se non la trova la crea. Tra l'altro ha notevole taglia atletica (un metro e ottanta o giù di 11) per cui i difensori avversari dopo averlo bene soppesato finiscono per patirne l'urto e le palle alte sono alla portata della sua testa. All'Olimpico e a Verona segnò di piede, ieri ha steso il Cesena con un'« incornata ». Un Callaghan senza pistola si scrisse un giorno, ma un Callaghan in pantaloncini e scarpe bullonate che ogni domenica aggiunge nella lista delle sue « vittime » un altro nome. Non vorrei andare oltre nel descrivere i meriti del « ragazzo » di Giagnoni: registriamo che il meglio sta arrivando, ed è grande cosa per il Torino nuovamente in ascesa (e con una voglia matta di prendersi certe rivincite per affronti subiti nella prima parte controversa e incolore del girone d'andata). Aggiungo che questo Graziani non ha nulla in comune col generale di tempi andati ma è compaesano della Lollobrigida: non ha il nasino delicato della I.ollo, ma due piedi che calciano palloni al fulmicotone, micidiali pure per squadre come la Lazio. E per i suoi piedi prodigiosi (e una testa fine di ciociaro) piace assai alla folla granata. Fulvio Cinti Graziani, tre partite tre gol vincenti Graziani, tre partite tre gol vincenti Un ciociaro "spietato,. Gustavo Giagnoni si ricaccia in capo lo strapazzato colbacco (scaramanzia o sfida? Abitudine o pioggia? Un po' delle une e un po' delle altre), e, quando a fine partita, se lo toglie i capelli crespi assumono l'aspetta di un arruffato cespuglio di rovi. Il « mister » è su di giri. Ha, pure, parola pungente. Si guarda attorno con occhi lampeggianti come se chiedesse: chi non aveva fiducia in questo Torino? Già chi non aveva fiducia... Il discorsetto si scioglie in accenti elogiativi per i giocatori granata (per bacco, in una giornata simile, viste come andavano mettendosi le cose qualcuno meriterebbe l'encomio!), però ad ascoltarlo bene pare sia proprio rivolta alla gente di poca fede. Adesso, per Giagnoni, tutto è matematico, previsto, scontato. Anche ciò che ieri all'occhio dei tiepidi pessimisti sembrava incerto e impossibile. « Non c'è due senza tre... » (cioè tre vittorie, l'una dopo l'altra, che hanno riportato il Torino in quota, « Lo dicevo io... », « Come no... » e altre frasi del genere ricor¬ rono spesso a rafforzare il commento, sottolineare l'opinione, chiarire il concetto. E' il Giagnoni migliore, quello che si preferisce ascoltare: un uomo di incrollabile fiducia, di forbita loquela, tutto slanci e furbeschi ammiccamenti. Il peggior servizio che gli sia stato reso sinora è quello di averlo paragonato al « mago ». Le parole non fanno so¬ miglianza. Giagnoni non vende fumo, semmai regala entusiasmo. Fra le cose e i fatti previsti e scontati di Giagnoni c'è anche l'affermazione di Graziani. Non definitiva, poiché le esplosioni nel calcio sono spesso fumate che il primo vento contrario disperde in fretta, ma perlomeno parziale poiché è arrivata progressivamente, a passo sicuro. « Avete visto il ragazzo? », chiede Giagnoni. Tempo fa aveva affermato: « Quel che avete visto di Graziani rispecchia soltanto una piccola parte delle sue possibilità. Il meglio deve ancora venire ». Nella domanda del mister, previsto e scontato, c'è implicitamente l'arrivo del « meglio » di Graziani. Tre palle vincenti in partite che il Torino non doveva perdere, semmai vincere a qualunque costo, non si realizzano per caso. Anzi, mi sembra che questo Graziani, tipo indubbiamente in gamba, non affidi nulla alla combinazione. E' un centravanti magari un poco grezzo nello stile, però è solido e pratico, uno di quei giocatori che non aspetta passivamente l'occasione per sfruttarla a dovere (cioè di quella singolare razza di attaccanti catalogati alla voce « opportunisti »), bensì va a cercarsela e se non la trova la crea. Tra l'altro ha notevole taglia atletica (un metro e ottanta o giù di 11) per cui i difensori avversari dopo averlo bene soppesato finiscono per patirne l'urto e le palle alte sono alla portata della sua testa. All'Olimpico e a Verona segnò di piede, ieri ha steso il Cesena con un'« incornata ». Un Callaghan senza pistola si scrisse un giorno, ma un Callaghan in pantaloncini e scarpe bullonate che ogni domenica aggiunge nella lista delle sue « vittime » un altro nome. Non vorrei andare oltre nel descrivere i meriti del « ragazzo » di Giagnoni: registriamo che il meglio sta arrivando, ed è grande cosa per il Torino nuovamente in ascesa (e con una voglia matta di prendersi certe rivincite per affronti subiti nella prima parte controversa e incolore del girone d'andata). Aggiungo che questo Graziani non ha nulla in comune col generale di tempi andati ma è compaesano della Lollobrigida: non ha il nasino delicato della I.ollo, ma due piedi che calciano palloni al fulmicotone, micidiali pure per squadre come la Lazio. E per i suoi piedi prodigiosi (e una testa fine di ciociaro) piace assai alla folla granata. Fulvio Cinti

Luoghi citati: Lazio, Verona