Etiopia: sommossa militare Il governo dà le dimissioni
Etiopia: sommossa militare Il governo dà le dimissioni Tre ufficiali sono nelle mani dei rivoltosi? Etiopia: sommossa militare Il governo dà le dimissioni La ribellione delle truppe dovuta alla grave situazione economica Da Asmara a Massaua, andrebbe estendendosi ad altre località Addis Abeba, 27 febbraio. Il governo etiopico ha rassegnato le sue dimissioni. L'agenzia di stampa ufficiale etiopica precisa che sono state accettate dall'imperatore Halle Selassiè. Del gabinetto dimissionario facevano parte diciannove ministri tra cui il presidente del Consiglio Aklilu Haptewold, in carica dal 1966. In -base - alla -Costituzione etiopica, sta ora al Negus nominare il nuovo primo ministro. Secondo gli osservatori non è da escludere che Hailè Selassiè propenda per un governo « ad interim » in grado di fronteggiare l'attuale crisi politico-imilitare determinata dal crescente costo della vita, dalla grave siccità e dalla ribellione dei militari che, secondo alcuni informatori, terrebbero in ostaggio tre ufficiali superiori. L'imperatore ha rivolto oggi un drammatico appello, dal balcone del suo palazzo, chiedendo l'unità nazionale, mentre l'ammutinamento dei militari per ottenere paghe più alte si starebbe allargando. Notizie non confermate parlano di movimenti sediziosi a Dire Daua, dove c'è il comando della terza divisione e alla vicina Accademia militare di Harrar. In entrambe queste località i militari avrebbero dimostrato in appoggio dei loro commilitoni di Asmara e di Massaua. Nella rivolta sembrano coinvolti buona parte dei 4 mila uomini dell'esercito che normalmente devono fronteggiare i guerriglieri separatisti dell'Eritrea e ad Est il regime ostile della Somalia. Militari dell'esercito e dell'aeronautica al comando dì sottufficiali continuano ad avere il controllo dei punti chiave di Asmara per il secondo giorno di seguito. Circa 1700 marinai si sono associati alla rivolta assumendo il controllo della base navale di Massaua, sul Mar Rosso, a Nord-Est di Asmara. Nelle due città eritree vi è calma e fino a questo momento non si hanno notizie di violenze. Le banche e le scuole sono chiuse ma i cinema sono rimasti aperti. I ribelli di Asmara insistono nel riaffermare la loro lealtà all'imperatore Hailè Selassiè, ma gli osservatori fanno notare che l'ammutinamento riflette lo stato d'agitazione prevalente in tutto il Paese per il pauroso aumento del costo della vita e comporta pericoli di natura politica per la monarchia costituzionale. Moiti giovani etiopici sono impazienti per il lento processo di modernizzazione in un Paese sotto molti aspetti tuttora feudale e in certe zone rurali addirittura medievale, Una delegazione militare guidata da tre generali si è recata ad Asmara, 640 chilometri dalla capitale, per parlare con i militari ribelli. Gli ammutinati hanno avanzato 23 richieste di natura economica che vanno da uh aumento del 50 per cento delle paghe ad altri benefici fra cui pensioni, assistenza medica, eccetera. Per Hailè Selassiè e il suo regno, che dura ininterrotto da quasi mezzo secolo, l'ammutinamento dei militari di Asmara e di Massaua costituisce una delle più gravi minacce che siano state portate al governo del Negus da 13 anni a questa parte. Fu infatti verso la fine del 1960 che gruppi di militari si impadronirono per un giorno di Addis Abeba approfittando dell'assenza di Hailè Selassiè e costrinsero sotto la minaccia delle armi il principe ereditario a rilasciare una dichiarazione di contenuto rivoluzionario. La capitale, teatro di scioperi e di violenze la scorsa settimana, durante le dimostrazioni contro il carovita in occasione delle quali ci furono alcuni morti e parecchi feriti, oggi è stata pattugliata da reparti armati in assetto di combattimento. Soldati e poliziotti montano la guardia con le armi imbracciate alle principali installazioni e agli uffici governativi. (Ap) Hailé Selassiè
Persone citate: Hailè Selassiè, Halle Selassiè, Negus, Selassiè
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