Preoccupante situazione alimentare nel mondo di Arturo Barone

Preoccupante situazione alimentare nel mondo Crisi energetica e Paesi del Terzo Mondo Preoccupante situazione alimentare nel mondo Le conclusioni di uno studio dello scienziato americano Norman Borlaug - La lotta contro la fame e i raccolti del 1973 L'esplosione demografica mondiale rischia di essere aggravata ed accelerata per effetto degli aumenti vertiginosi dei prezzi del petrolio. La situazione alimentare, già difficile in seguito alla flessione delle scorte mondiali di cereali a livelli molto bassi, è divenuta estremamente preoccupante con la recentissima crisi energetica. I Paesi più esposti sono quelli del Terzo Mondo dove la popolazione cresce al ritmo del 2-3 per cento l'anno e che contribuiscono in larga parte all'accrescimento degli abitanti del globo terrestre, valutato secondo le statistiche delle Nazioni Unite in 75 milioni ogni dodici mesi. A queste conclusioni drammatiche è giunto lo scienziato Norman Borlaug, americano di origine scandinava, che nel 1970 ottenne il premio Nobel per la pace per le sue ricerche su nuove varietà di sementi di grano e di riso che aumentarono di molto le rese per ettaro in vari Paesi del mondo, facendo nascere la speranza — come ha scritto l'attuale direttore generale della Fao Addeke Boerma — che «le frontiere della fame sono state notevolmente allontanate, contribuendo così alla creazione di un clima nel quale la pace è possibile». Genetista del centro messicano della fondazione Rockefeller dal 1944 al 1970, in oltre un ventennio di studi e di indefessa propaganda dei risul¬ tati conseguiti, Borlaug riuscì a triplicare la produttività media della coltura del frumento nel Messico. Le sue sementi fecero meraviglie anche in diverse condizioni di clima e d'ambiente: in India la produzione di cereali aumentò del 75 per cento in cinque anni, nel Pakistan risultò quasi raddoppiata. Salutato come il promotore della «rivoluzione verde», Borlaug ha dovuto sperimentare in questi anni qualche amarezza; le avversità climatiche hanno provocato cattivi raccolti in quella stessa India che si credeva ormai al riparo — in gran parte per merito suo — dalla ricorrente minaccia della carestia. Durante la sosta a Roma, egli ha passato in rassegna con esperti della Fao e del Vaticano la situazione alimentare mondiale e ne ha tratto la convinzione che si debba fare ogni sforzo per mettere nuove terre a coltura per intensificare le coltivazioni ovunque ciò sia possibile. La siccità che ha infierito nell'Unione Sovietica nel 1972 ha quasi vuotato — lo scorso anno — i magazzini dei principali Paesi esportatori (Stati Uniti, Canada, eccetera), riducendo l'umanità in balia del nuovo raccolto. I prezzi di tutti i cereali sono saliti alle stelle, rendendo proibitive le importazioni per molti Stati dell'Africa Occidentale e per l'Etiopia, che hanno sofferto e soffrono tuttora di una prò- lungata mancanza di precipitazioni. I raccolti del 1973 sono sta ti in complesso eccellenti, ma non si può vivere perennemente sul filo del rasoio; i Paesi con raccolti già deficitari—in primo luogo, Pakistan, India, Bangladesh, Indonesia — si trovano per giunta a dover affrontare le gravi conseguenze della crisi petrolifera che ha provocato un rincaro eccezionale dei fertilizzanti azotati e dei più efficaci antiparassitari. Il minor impiego di questi mezzi di produzione essenziali per l'agricoltura ridurrà — a parità di condizioni — il volume prevedibile dei raccolti per il prossimo anno. In caso di andamento climatico sfavorevole, per i Paesi senza riserve né alimentari né finanziarie può essere la catastrofe. Borlaug è persuaso che si debba fare ogni sforzo per ricostituire un volume adeguato di scorte, non lesinando gl'investimenti nelle industrie che producono fertilizzanti e macchine agricole. Le notizie che affluiscono alla Fao dai Paesi industriali parlano di centinaia di milioni di dollari investiti in nuovi stabilimenti petrolchimici; ciò lascia sperare che l'attuale penuria di fertilizzanti, che si è fatta sentire acutamente persino in un Paese ricco come il Giappone, sarà superata rapidamente. Finora, ha concluso Borlaug, contro la fame si sono vinte solo delle battaglie; nonostante tutto, incombe tuttora il pericolo di perdere la guerra, se non si riesce a comprimere la natalità elevatissima e l'urbanesimo galoppante in quei Paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina dove la popolazione raddoppia, o poco meno, nello spazio di una generazione. La «rivoluzione verde» degli scienziati può solo guadagnare il tempo necessario per mettere a punto un'efficace «programmazione familiare» che riesca a equilibrare il numero delle bocche da sfamare con le risorse alimentari disponibili. Nel 1970 gli esperti della Fao ritenevano che uno spazio da 20 a 25 anni potesse bastare. Oggi, tutto è più incerto: la conferenza della popolazione, che si terrà a Bucarest il prossimo agosto, ci dirà in proposito qualcosa di più preciso e, si spera, di più consolante. Arturo Barone

Persone citate: Norman Borlaug