La frenetica corsa dei prezzi dell'oro di Renato Cantoni

La frenetica corsa dei prezzi dell'oro I mercati internazionali dei preziosi La frenetica corsa dei prezzi dell'oro Con ogni probabilità il martedi 26 febbraio 1974 passerà alla storia come la « giornata dell'oro ». Non si è mai verificata, infatti, una corsa così frenetica e tumultuosa per l'accaparramento del prezioso metallo. Per averne un'idea è sufficiente rilevare che il consueto fixing mattutino a Londra è durato quasi un'ora, anziché i soliti pochi minuti, con un continuo succedersi di alti e bassi e con la prevalenza infine dei compratori. Sono state trattate ben 30 tonnellate a 177,50 dollari per oncia contro i 169,50 del pomeriggio precedente. Immediatamente dopo si è scatenata una ulteriore ricerca con quotazioni in rapido progresso più per mancanza di offerta che per l'insistenza degli acquirenti. La chiusura del pomeriggio è stata di 176 dollari, dopo aver toccato un nuovo massimo assoluto di 184 dollari. Il fenomeno è stato ancora più vistoso per le monete: i pezzi da 20 franchi svizzeri e le sterline erano quasi introvabili e i corsi hanno raggiunto livelli eh capogiro, senza alcun logico rapporto con l'effettivo contenuto aureo che è inferiore ai 7 grammi per i marenghi svizzeri e di poco superiore per le sterline. A Milano sono stati raccolti i seguenti prezzi: marenghi svizzeri 56.000 lire, sterline 52 mila lire e oro fino 4700 lire al grammo, ma più quale riflesso delle quotazioni internazionali che per l'effettiva domanda interna. Ieri il mercato è stato meno agitato: a Londra e a Zurigo, dopo un nuovo rialzo in mattinata fino a 179 dollari, nel pomeriggio si è ritornati su basi più calme attorno ai 175 dollari per oncia. L'oro monetato, invece, ha progredito ancora: a Milano la sterlina ha raggiunto il nuovo primato di 56 mila lire. L'occhio del ciclone rimane sempre la Svizzera dove si concentra buona parte del mercato delle valute e dei metalli preziosi. Nella vicina Confederazione l'attività delle banche, disertati i mercati obbligazionari e azionari, verte da qualche tempo principalemnte su oro, argento, platino, diamanti. Ora però la richiesta di questi benirifugio e la consistenza dei rialzi creano non poche preoccupazioni. Il ritmo della fuga dai segni monetari è ovunque crescente e provoca spinte inflazionistiche inaccettabili. Purtroppo ad attizzare il fuoco partecipano, sia pure inconsciamente, grossi personaggi della politica internazionale. Alcuni giorni orsono, per esempio, il presidente della Cee, il francese Ortoli, ha dichiarato che è alle viste una rivalutazione del prezzo ufficiale dell'oro. Da qui la rinnovata cieca corsa all'acquisto di metallo. In realtà non sono in corso trattative per alzare il prezzo ufficiale dell'oro, bensì per permettere alle banche centrali europee di scambiarsi il metallo in loro possesso a un prezzo prefissato, che deve ancora essere stabilito e che comunque sera decisamente inferiore a quello libero attuale. Si tratta di un accorgimento per favorire lo smobilizzo di parte delle imponenti riserve possedute dai paesi deficitari, ad esempio dall'Italia e dalla Francia, che potrebbero essere cedute alla Germania o all'Olanda contro dollari o altre valute forti che questi ultimi hanno tuttora in esuberanza. Ciò dovrebbe avvenire senza pregiudicare la politica monetaria generale né, soprattutto, la decisione degli Stati Uniti di considerare l'oro una merce come le altre. Evidentemente i risparmiatori di molti paesi non credono alla demonetizzazione dell'oro e così assistiamo ad episodi di panico dilagante. Chi compra in questi tempi non sono più i soliti paesi asiatici, India e Pakistan in testa, che sono messi fuori causa dalle quotazioni esorbitanti, e nemmeno gli sceicchi arabi, già vistosamente forniti di riserve metalliche, ma una miriade di investitori dei più svariati paesi industriali che cercano un rifugio contro il pro- gressivo svilimento del potere d'acquisto delle rispettive monete. E' proprio la moltiplicazione degli acquirenti che produce quelle strozzature che sona la causa primaria degli abnormi spostamenti di prezzo. Probabilmente nelle prossime ore o nei prossimi giorni si avrà una logica e robusta reazione tecnica che calmerà gli spiriti troppo accesi, ma se non verrà impostata un'adeguata terapia antinflazionistica, il fenomeno si ripeterà e si aggraverà a breve scadenza. In mancanza di una ragionata strategia delle autorità centrali dovremmo rassegnarci e attendere che le esagerazioni speculative si esauriscono da sole. Ma quanto, e con quali danni per l'economia e gli scambi internazionali? Rileviamo un semplice dato di fatto. La settimana scorsa l'oro quotava 140 dollari per oncia; il limite di 175 dollari, che allora alcuni esperti consideravano come un nuovo « tetto » del prezzo libero dell'oro, è stato raggiunto e superato in un soffio. In termini di oro, tutte le principali monete del mondo hanno perduto in meno di tre anni più dell'80% del loro valore. E' una constatazione terrificante che deve far meditare i politici e gli economisti e che toglie il sonno a coloro che con pazienza e fatica hanno ammassato un modesto gruzzolo e devono vivere del loro reddito. Renato Cantoni